In una conferenza stampa all’aperto tenutasi ieri a Roma in piazza San Silvestro, è stato presentato un esposto-denuncia alle Procure di Roma e Cagliari contro i Ministri italiani responsabili dell’approvazione della vendita di armi italiane all’Arabia Saudita, in violazione della legge 185/90 (integrata) sul commercio delle armi. Questa legge vieta, infatti, l’esportazione di materiale bellico “verso i Paesi in stato di conflitto armato” e/o “responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”, questo è il caso del regno saudita.

Quindi o la Procura incrimina noi per calunnia oppure deve accertare se la condotta di quei ministri, che autorizzano le esportazioni tramite l’agenzia Uama, sia conforme alla normativa”, hanno affermato i firmatari della denuncia, Angelo Cremone ed Ennio Cabiddu dell’associazione pacifista Sardegna Pulita.

E’ intervenuto alla Conferenza Stampa, poi, il deputato LeU Stefano Fassina per aprire il discorso sulla fabbrica sarda che produce il materiale bellico in questione. “Il lavoro non deve dipendere dalla produzione di armi. Il ricatto: o il lavoro, o le bombe, è inaccettabile. Possiamo, attraverso finanziamenti adeguati, riconvertire quella fabbrica, dalla produzione di bombe alla produzione di qualcosa che faccia bene alla Sardegna, all’Italia e all’umanità.” (Vedi l’intervento completo di 4 minuti nel video qui sotto.)

Nel suo intervento, Antonella Napoli, giornalista dell’ufficio di presidenza di Articolo 21, ha denunciato l’ipocrisia dei paesi della Coalizione saudita, i quali, proprio mentre lei parlava in piazza San Silvestro, stavano a Ginevra per la Conferenza dei Donatori organizzata dalle Nazioni Unite per salvare la popolazione yemenita, ormai ridotta allo stremo. “E’ da non credere: la stessa gente che dice di essere pronta a donare per aiutare, fa parte della Coalizione che sta bombardando lo Yemen. Non solo, ma fa sì che, al momento, non ci sia una prospettiva di soluzione a questo conflitto.”

La contraddizione rilevata dalla giornalista è, naturalmente, solo apparente. Oggi, infatti, vengono praticati sempre di più i metodi non convenzionali nella conduzione di una guerra, tra cui l’uso cinico e mirato di donazioni umanitarie. Uno Stato aggressore pretende di voler alleviare le sofferenze della stessa popolazione che aggredisce, fornendo viveri e medicine, ma poi usa le donazioni con lo scopo di reclutare spie e promuovere defezioni, indebolendo così il territorio civile da cui i guerriglieri nemici dipendono.

Su una nota più positiva, Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), ha ricordato i molti volontari che lavorano sul campo nello Yemen per portare almeno un minimo di assistenza reale, e quelli che, attraverso le loro ONG, lottano contro le guerre e per il disarmo. “Ringrazio queste donne e questi uomini che dedicano una parte della loro vita anche alla vita degli altri,” ha detto Giulietti. “Chi si batte contro bombe e traffico di armi lo fa anche per la sicurezza di tutti noi, anche di coloro che non lo sanno o non lo capiscono”.

Lucidissimo è stato l’intervento di Patrizia Sterpetti, neo presidente della WILPF Italia (Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà) sulla guerra come atto di sopraffazione, nello Yemen e ovunque. Anche alcune Donne in Nero, presenti alla Conferenza, hanno descritto la guerra come un tentativo violento di impossessamento tipicamente patriarcale, concludendo con il loro noto grido “Fuori la guerra dalla storia.”

Vincenzo Miliucci dell’Esecutivo Nazionale COBAS ha descritto invece la posta in gioco dal punto di vista geopolitico dietro l’aggressione saudita dello Yemen.

E’ intervenuto, infine, un esponente della Rete NoWar, gruppo pacifista che, sin dall’inizio dei bombardamenti sauditi indiscriminati tra i civili dello Yemen nel 2015, denuncia una strage che somiglia molto a una pulizia etnica, ossia a un genocidio.

I compagni sardi fanno bene – ha detto Patrick Boylan, parlando per la Rete – a denunciare penalmente chi continua ad autorizzare le vendite di armi ai sauditi. Il Presidente Mattarella ce lo ha ricordato recentemente: «Nessuno è al di sopra della legge, neanche i Ministri». Perciò, se determinati Ministri autorizzano la fornitura di bombe a chi sta commettendo stragi, vanno perseguiti individualmente e penalmente, non solo per traffico di armi ex legge 185/90, ma addirittura per concorso in strage.”

Sappiamo benissimo,” ha aggiunto Boylan, “che il Tribunale dei Ministri ha recentemente assolto il Ministro Salvini dal reato di sequestro di persona nel caso Diciotti, in quanto egli avrebbe «agito per la tutela di un interesse dello Stato», come recita la legge Costituzionale 1/89. Infatti, secondo il Tribunale, il sequestro poteva ritenersi necessario per dare al governo il tempo sufficiente per concordare con l’UE un altro porto di attracco per la nave.”

Ma se Salvini avesse invece ordinato alla guardia costiera di affondare la Diciotti a cannonate, facendo annegare in mare i suoi 177 passeggeri, chiaramente egli avrebbe commesso un reato di strage, talmente sproporzionato da essere non assolvibile in nome di un interesse dello Stato.”

Noi riteniamo che lo stesso ragionamento si debba applicare ai Ministri che concorrono al reato di strage nello Yemen autorizzando la vendita di bombe ai sauditi. Ora spetta alla Procura pronunciarsi.”

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Note: Per vedere e sentire l’intervento del deputato LeU Stefano Fassina, cliccare qui: http://www.interculture.it/nowar/intervento-fassina.mp4