L’essere umano pensa attraverso simboli, è in essi che racchiude la sua conoscenza, attraverso i simboli riconosce se stesso e si identifica.
Il cammino stesso della vita di una persona è scandito da simboli, l’apprendimento avviene mediante la costruzione inconsapevole di un sistema simbolico con il quale ognuno di noi ha potuto orientare le proprie attività dapprima dirette a soddisfare i bisogni più elementari e in seguito rivolte all’indagare speculativo del nostro pensare.

Senza i simboli la conoscenza non avrebbe potuto progredire. Senza la formazione di sistemi simbolici l’essere umano non avrebbe potuto governare la complessità delle esperienze accumulate durante le sue escursioni nell’ignoto, né rendersi ragione di ciò che lo circondava e di ciò che egli, in quell’universo di suoni, di colori, di oggetti, di emozioni, di idee, rappresentava.

L’essere umano di fatto si orienta attraverso una mappa di simboli, la nostra mente, che di ciò si sia consapevoli o no, è organizzata tramite sistemi simbolici, quelli che lungo il cammino ognuno ha saputo costruire.

Ciascuno di noi, coscientemente o no, usa i simboli, fa ricorso alle strutture dell’immaginario e alle attitudini simboliche sviluppate dall’immaginazione, viviamo in un mondo pieno di simboli poiché dentro abbiamo un mondo di simboli che vive in ognuno di noi.

L’espressione simbolica traduce lo sforzo dell’essere umano nel tentativo di decifrare e dominare un destino che gli sfugge, in un certo qual modo il simbolo è un potente strumento d’interpretazione della realtà stessa che ci circonda. Senza la traduzione simbolica, senza le nostre mappe mentali contrassegnate di simboli, saremmo ancora più immersi dentro l’oscurità, il nostro indagare, il nostro pensiero stesso si fermerebbe ai bisogni essenziali e alle principali necessità, saremmo come dentro una stanza buia senza nemmeno l’ausilio di una torcia.
E’ la nostra capacità di racchiudere la realtà dentro un simbolo, associarla ad esso  e richiamarla in una parola che permette a voi che state leggendo di decodificare quel che io sto scrivendo.
Pensate che magia si sta compiendo in questo preciso momento, nello scrivere “albero”, sto richiamando nella mia mente un pezzo di realtà, un essere vivente che fa parte dell’esistente, l’albero di fatto è fuori di me, ma è anche dentro di me, ciò nell’esatto momento in cui l’ho visto e archiviato nella mia memoria.  In questo preciso istante lo sto richiamando come immagine nella mia mente, per restituirlo a voi che state leggendo, associo la mia immagine e la racchiudo dentro una precisa parola, codificata e di uso comune, un termine di cui tutti conosciamo il significato e che altro non è che un simbolo, un contenitore composto di sole cinque lettere che racchiudono a sua volta un contenuto di una certa entità. Ora, nell’atto di scrivere questa parola, “albero” sto racchiudendo l’immagine che si è formata nella mia testa, dentro una parola, e nell’atto di scriverla, la sto restituendo a voi in quest’attimo, voi che leggete in differita rispetto al tempo in cui io l’ho scritta, decodificate la parola, in un processo inverso rispetto a quello che sto esercitando io adesso che scrivo. In pratica voi ritrasformate la parola/simbolo in una precisa immagine dentro la vostra mente, un’immagine a cui sono legati magari anche ricordi, e con essi emozioni, stati d’animo, persino determinate sensazioni collocate in alcune parti del vostro corpo.

Se poi a questa parola ad esempio aggiungo altre parole/simbolo: lieve frusciare d’una carezza muove all’albero la foglia, ecco che immagini ancora più precise ed evocative si materializzano e con esse fan capolino altri ricordi e sensazioni che prendono vita in noi. Una specie di “magia”, una sorta di “trasmutazione alchemica” dal reale all’irreale, da materiale a mentale e viceversa, pensate la potenza che ha in sé un solo simbolo e i continui processi di trasformazione e tramutazione da esperienza e immagine a simbolo e parola, contenuto e contenente che, si collocano in un preciso luogo del nostro spazio di rappresentanzione, pronti ad essere rievocati.

Oggi si è consapevoli del fatto che la cosiddetta “coscienza storica” svolge un ruolo qualitativamente e quantitativamente assai modesto se paragonato alla coscienza integrale dell’uomo, che è costellata e densa di simboli e simbolismi.

Affermava Mircea Eliade, un illuminato storico di religioni comparate, antropologo,  mitografo e filosofo che parlava correntemente otto lingue “tanto più una coscienza è viva, tanto più essa cerca di superare la contingenza per travalicare la propria storicità e sospingersi nell’universale.” Ed è sorprendente come il suo pensiero di storico e antropologo occidentale, tenace studioso e ricercatore contraddistinto da una logica e una capacità d’analisi ferree,  un giorno durante i suoi viaggi sia arrivato ad affermare  che  “tutto in questo mondo è illusorio, lo ammetto, ma anche queste illusioni hanno le proprie leggi che danno loro una parvenza di consistenza.”

E pensandoci bene, in fondo cos’è l’universo se non un luogo formato di oggetti, suoni, colori, immagini, odori, contatti, che combinandosi con l’emozione di un avvenimento vissuto attraverso un’esperienza, si trasforma in un simbolo che la nostra mente trattiene, per poi restituirlo ogniqualvolta si presenti l’occasione o la necessità di richiamarlo.
Così quel simbolo, senza alcun particolare sforzo compiuto, ma solo perché sollecitato da un pensiero, da un’immagine, da un suono, da una carezza, da un odore, da un sogno, abbandona il suo lungo letargo e ritorna vivo e vigoroso a riprodurre ancora una volta immagini, suoni ed emozioni che sembravano perdute, che in realtà erano soltanto nascoste e tacevano quietamente dentro di noi.
In quest’ottica, la poesia, ancora più della scrittura, è densa di parole evocative, potenti simboli che aprono varchi di immenso spazio e senza limiti di tempo, mettendoci in contatto con immagini, emozioni, suoni, colori, odori, sensazioni, persone, parti del tutto e dell’universo che, giacciono dentro noi pronti ad essere risvegliati.