Venerdì 16 novembre, incontro presso la Camera del Lavoro di Milano: ospiti due importanti rappresentanti della CUT, la centrale unica dei lavoratori brasiliani, il più forte sindacato, quello da cui arrivò a suo tempo Lula, un metalmeccanico che diventò presidente.

Douglas Izzo e poi Marcia Viana raccontano: i dodici anni al governo, il lavoro fatto, i cambiamenti, le speranze, la scarsa comunicazione, la burocratizzazione, i limiti e poi il golpe in due tempi. Prima un impeachment a Dilma Rousseff, grazie a cavilli legali e a una campagna orchestrata ad hoc. Una destra compatta che disarciona Dilma e due anni dopo il colpo finale: Lula in carcere senza prove, ma anche qui con una campagna mediatica formidabile.

Le reazioni, le piazze piene, un giorno la sinistra, un giorno la destra, una polarizzazione che è via via cresciuta fino all’apice: il ballottaggio che ha visto l’assenza di dibattito e discussione sui programmi, le scelte, i progetti. Tutta giocata su falsità gettate e rimbalzate in pasto al popolo e tentativi faticosi di rintuzzare le menzogne inenarrabili.

Una lotta che è stata impari. Molto, forse troppo, si dipendeva da Lula, ma questa era la realtà. Il racconto di Douglas, fra gli ultimi a stare con Lula prima della sua entrata in carcere, l’ultimo bagno di folla, emozioni, affetto. L’accampamento davanti al centro dove è recluso, dove le donne sono state protagoniste. Il movimento Lula Livre e poi Ele Nao, donne e uomini in piazza a difendere la democrazia, mentre dall’altra parte polizia e militari facevano un tutt’uno, riscoprendo antichi mezzi (sistemi di controllo e spionaggio) e slogan (Brasile, o lo ami o te ne vai) che venivano dalla dittatura.

Adesso si tratta di continuare, col movimento e l’energia che avevano portato Haddad quasi a recuperare, a farcela. Bisogna stare uniti, attenti, coscienti che il governo autoritario di Bolsonaro potrebbe “buttare il popolo contro il congresso”, dicendo che “non ci lasciano fare quello che vogliamo”: di fatto privatizzazioni, cancellazione di diritti e previdenza, attacchi ai lavoratori e ai movimenti, che siano di donne, indigeni, neri, omosessuali, sem terra, sem teto.

Interviene anche Jose Luis Del Roio: “Abbiamo anche paura per quello che può succedere a Lula”. Il momento è difficile e, dicono i due rappresentanti della CUT, avremo bisogno anche della solidarietà internazionale. Non lasciateci soli.

La risposta del pubblico, non numeroso, ma vicino e attento è compatta: ci siamo e ci saremo.