Tre sorelle (un’ingegnera informatica e due analiste di laboratorio) sono arrivate questa mattina a Fiumicino con il 20° corridoio umanitario ecumenico, che ha portato in dignità e sicurezza in Italia 70 profughi, fra cui 25 minori. Con le tre donne, viaggiano l’anziana madre e un fratello con sindrome di down che ha subito pesanti discriminazioni per via della Trisomia 21 di cui è affetto. “Vorrei fare uno sport e, magari, un piccolo lavoro adatto a me” ha dichiarato il ragazzo a margine della conferenza stampa che si è tenuta oggi agli arrivi.

Sale a circa 1.500 persone in Italia (2.200 in Europa) il numero di accoglienze del progetto portato avanti dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) Comunità di Sant’Egidio e Tavola valdese, che collaborano insieme dal 2016 per i corridoi umanitari, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.

Il progetto dei corridoi umanitari non pesa in alcun modo sullo Stato: i fondi per la realizzazione del progetto provengono in larga parte dall’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, ma anche da altre raccolte e donazioni, come la Campagna lanciata dalla Comunità di Sant’Egidio.

Le associazioni proponenti, attraverso contatti diretti nei Paesi interessati dal progetto o segnalazioni fornite da attori locali (ONG, associazioni, organismi internazionali, chiese e organismi ecumenici, ecc.) predispongono una lista di potenziali beneficiari. Ogni segnalazione viene verificata prima dai responsabili delle associazioni, poi dalle autorità italiane. Le liste dei potenziali beneficiari vengono trasmesse alle autorità consolari italiane dei Paesi coinvolti per permetterne il controllo. Per questi motivi i corridoi umanitari si propongono come un modello replicabile negli Stati dell’area Schengen attuando una sinergia virtuosa tra istituzioni e società civile.

I primi profughi, da Corridoi Umanitari, erano giunti lo scorso anno, come raccontava Floriana Lipparini su Pressenza.

Dei profughi sbarcati questa mattina all’aeroporto, quasi tutti di nazionalità siriana e in larga parte segnalati anche grazie alla collaborazione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), 51 saranno ospitati all’interno delle strutture messe a disposizione da FCEI e Diaconia valdese (CSD) secondo il modello dell’accoglienza diffusa, e si recheranno oggi stesso a Bergamo, Cesano Boscone, Corsico, Genova, Pinerolo, Reggello e Torino.

Fra loro, anche la famiglia R., madre, padre e figlio, lei sunnita, lui sciita. Lui lavorava come subacqueo per la manutenzione di un importante impianto idrico siriano, lei presso un salone di parrucchiera. A causa dei bombardamenti sono scappati, camminando letteralmente sui cadaveri.

Il modello dei corridoi umanitari è attivo in Italia, Francia, Belgio e Andorra, dove coinvolge cittadini, chiese, parrocchie, strutture diaconali e associazioni.