“Sei ampiamente autorizzato a scioperare contro papà”. “Magari è meglio che eviti di andare in corteo perché se becchi qualche giornalista sbagliato papà non fa una bella figura”. Il figlio di Matteo Salvini ha chiesto a suo padre cosa fare riguardo a uno sciopero degli studenti della sua scuola contro la direttiva sulla Scuola Sicura. Quella che porta agenti armati e cani antidroga a fare raid dentro alle scuola, per intenderci. Quella che fa interrompere a sorpresa le lezioni e perquisire i ragazzi in classe, sempre se i direttori didattici lo permettono. Il buon papà Matteo non ha voluto mettere in difficoltà il figlioletto Federico di 15 anni e lo ha autorizzato a prendersi un giorno di vacanza e andare a giocare a pallone.

Il buon papà Matteo, lo stesso giorno, ha ordinato lo sgombero del presidio di Baobab a Roma, lascerà un centinaio di persone, adesso identificate, di nuovo per la strada. La pacchia è finita, urla lui, ma per loro era finita da tempo. Per la strada erano e per la strada ritornano. Invece l’edificio occupato da Casa Pound in via Napoleone 3 a Roma ormai da una dozzina di anni non si tocca. Nella stessa giornata il buon papà Matteo ha ordinato la revisione delle scorte, i dispositivi di protezione di magistrati, politici, giornalisti e imprenditori, che impiegano qualche migliaio di agenti delle forze dell’ordine, con l’obiettivo di ridurle drasticamente. Bisogna fare risparmi per rendere possibile le riforme del Governo. Altre pacchie che finiscono: che pacchia vivere con la scorta!

Il giorno prima il buon papà Matteo ha declinato l’invito di Fico a vedere il film “Sulla mia pelle”, che descrive gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi nelle mani degli organi di sicurezza dello Stato. Il Presidente Roberto Fico ha organizzato una proiezione alla Camera, per i più pigri che ancora non l’hanno visto. Ma al buon papà Matteo non gli va proprio di vedere l’operato di quelle poche “mele marce” che non hanno fatto il loro dovere o non si sono comportati nel modo adeguato – oramai ci sono le prove-, e hanno disonorato così tutti gli eroici membri delle forze armate e di polizia che ogni giorno rischiano la vita per i cittadini. Poi, nel film, di tutti quelli che entrano in contatto col Cucchi se ne salvano forse due, che hanno dato qualche segno minimo di civiltà, a parte i detenuti, certo. Quindi la percentuale di mele marce è un po’ troppo alta.

Come saranno quelli dei blitz antidroga nelle scuole? Tutti santi o gli studenti fanno bene a protestare contro la Scuola Sicura?

E forse si tratta ancora di quattro o cinque di quelle mele un po’ troppo mature che, di fronte all’entrata della Lumsa a Roma, mentre il buon papà Matteo passava per partecipare a un convegno sulle sette pseudo-religiose (forse ne è un esperto?), hanno impedito con la forza a Eleonora, una signora di quasi sessant’anni, di manifestare il suo dissenso con un fischio alla pecoraia e una parola “buffone!” gridata dall’altra parte della strada. Le ragioni della signora sono ineccepibili: il buon papà Matteo dice che 60 milioni di italiani lo sostengono, allora Eleonora voleva solo informarlo che lei, invece, fa parte di quei 15 milioni almeno, che non sono contenti del suo operato. Qualcuno dovrà pur dirglielo! A Eleonora, persona di grande spirito e pochi timori veri, è parsa ridicola anche la mossa repressiva dei quattro o cinque agenti in borghese – sicuramente mele maturissime del sistema di sicurezza statale – che le hanno intimato di non fischiare, le hanno messo le mani addosso per impedirle di rifarlo e al suo rifiuto di esibire i documenti, dato che l’hanno fatta cadere a terra, l’hanno portata in questura dove l’hanno trattenuta per due ore, per rilasciarla con una denuncia surrealista, visto che il documento l’ha esibito subito dopo. Il buon papà Matteo deve difendersi da quello che le signore di sessant’anni, disarmate, possono dire di lui? Di quante scorte ha bisogno il buon papà Matteo? Di cosa ha realmente paura?

Il buon papà Matteo (sempre che sia vera la storiella del figlio Federico, e non sia invece uno dei milioni di stratagemmi comunicativi che lo rende tanto social nel meraviglioso mondo virtuale), per essere un buon papà davvero, coerente fino in fondo, deve forse fare qualche riflessione. Prima autorizza Federico a non andare a scuola e quindi, nella pratica, ad aderire allo sciopero. Poi gli suggerisce la condotta incoerente di non andare al corteo (per non far fare una brutta figura al papà, ovviamente). Chi è al centro dei suoi pensieri: sé stesso e la sua reputazione o la situazione difficile del figlio? Forse crede che i compagni di scuola non si accorgeranno dell’incoerenza? E se qualcuno ha il dente avvelenato, crede forse che non si accanirà proprio col giovane Federico il giorno dopo a scuola?

Caro buon papà Matteo, ascolta la zia Silvia, che ha fatto l’educatrice per 20 anni in situazioni di disagio e di famiglie separate ne ha viste moltissime. A tuo figlio, quando ti chiede cosa fare, chiedigli qual è la sua opinione e non dargli la tua. Ascoltalo a aiutalo a fare la sua scelta e a mantenerla con coerenza. Così, anche se il mondo che gli stai costruendo intorno è un delirio di odio e di paura, magari lui avrà qualche possibilità di cavarsela.

Federico, se è vero quello che tuo padre ha sbandierato alla stampa per stare ancora una volta al centro dell’intimità degli italiani, ascolta la zia Silvia: leggi e informati di tutte le opinioni, osserva le conseguenze delle azioni e delle decisioni, fatti delle domande e cerca di formarti un’opinione, ascolta quello che dicono gli adulti e poi guarda quello che fanno, prima di chiedere un consiglio. Non sei un ragazzo come gli altri, tuo padre sta influenzando pesantemente la cultura di questo paese e tu ne vedi per primo le conseguenze. Devi essere più sveglio!

Auguri di cuore.