di Aldenor Pimentel /ArteLeituras

Intervista con la scrittrice Loretta Emiri

Vi faccio conoscere Loretta Emiri, italiana di nascita, chiamata dagli yanomami Horeto Mỳsi, traducibile come Tortorella della-terra-di-sopra.

Loretta, una sua presentazione.

Quando ero piccola, già dicevo che volevo diventare scrittrice e che desideravo operare nel cosiddetto terzo mondo. Raggiunta l’età giusta per fare scelte di vita, decisi di lasciare l’Italia e stabilirmi nell’Amazzonia brasiliana, avendo certezza che la convivenza con gli indigeni avrebbe suggerito argomenti importanti e originali che, in un secondo momento, manipolati dalla scrittura, potevano essere trasformati in letteratura. Ho realizzato i miei sogni infantili. Per diciotto anni ho operato con e per gli indios brasiliani nella difesa dei loro diritti. Per più di quattro anni ho vissuto in foresta, vivendo tra gli yanomami gli anni più felici della mia vita. La rielaborazione letteraria della privilegiata esperienza fatta mi permette di affermare che, oggigiorno, sto dando continuità all’esperienza stessa. La mia scrittura è a servizio della dignità e dei diritti dei popoli indigeni brasiliani, senza cessare di essere un’arte che migliora e arricchisce la mia stessa vita.

Com’è avvenuto il contatto con la lettura? Qualcuno l’ha incentivato?

La nonna paterna, che era maestra, e il nonno materno stavano sempre leggendo qualcosa. Il primo libro di poesie che arrivò nelle me mani apparteneva a questo mio tenero nonno. Fin da piccola, se qualcuno voleva farmi regali, io chiedevo che fossero libri.

Quali sono le influenze artistiche nella sua scrittura letteraria? Quali caratteristiche di autori e opere sono presenti nella sua produzione?

Autori come Grazia Deledda, Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Cesare Pavese, Primo Levi, Beppe Fenoglio, Edgar Allan Poe, Hans Ruesch hanno alimentato la mia passione per la lettura e per la scrittura. Nei miei lavori do enfasi ai sentimenti, pensieri, emozioni dei personaggi. Cerco di essere molto sintetica, diretta. Utilizzo anche termini poco usati, ma che rimandano alla mia esperienza e al mio bagaglio culturale, essendo questa una maniera di mantenere ricca una lingua e mantenere vivi momenti specifici di storie personali e della storia in generale.

Quali lavori letterari di Roraima ammira di più?

Ammiro molto lo scrittore Cristino Wapichana. I suoi libri, le sue performances, la sua instancabile attività tendono a sensibilizzare l’opinione pubblica, specialmente i bambini, su valori e diritti dei popoli indigeni. Cristino ha già vinto premi importanti, partecipato a fiere di libri all’estero, è già stato tradotto in altra lingua.

Un’opera, che sta facendo il giro del mondo, è quella scritta dallo sciamano yanomami Davi Kopenawa, in collaborazione con l’etnologo Bruce Albert. Registrata in lingua yanomami, stampata in francese, inglese, portoghese e italiano, l’opera, il cui titolo portoghese è A queda do céu (La caduta del cielo), è una vera e propria enciclopedia che contiene informazioni su vita, cultura, lingua, mitologia, storia, aggressioni, morti e vittorie di questo popolo.

Ammiro molto anche Zezé Muku (Miranda de Aquino) per la preoccupazione con la preservazione della natura; amo i poeti Eliakin Rufino e Beta Cruz (Roberta S. Cruz).

Quali sono i suoi obiettivi, come scrittrice?

Un amico ha scritto che i miei sono racconti di manutenzione dello spirito. Quando scrivo è proprio questo che avviene: faccio igiene mentale, riorganizzo il caos interiore, do manutenzione allo spirito. Naturalmente spero che detto atteggiamento porti beneficio anche ai lettori. Inoltre, attraverso la scrittura esprimo affetto e solidarietà agli indios brasiliani, avendo essi dato senso alla mia vita.

Giovani yanomami. Foto Alejandro Zambrana/Sesai

Quali i momenti più incisivi della sua carriera?

Essendo donna, sola, straniera che lavorava con gli indios, sono stata emarginata, discriminata, calunniata. Scrivere poesie mi ha aiutata a gestire la solitudine. Da adolescente, avevo scritto poesie in italiano. Quando esse sbocciarono in portoghese fu emozionante, gratificante, un momento molto marcante. La presentazione del mio libro A passo di tartaruga – Storie di una latino-americana per scelta, nel 2017 è entrata nella programmazione ufficiale del Salone Internazionale del Libro di Torino. Nel gennaio del 2018 un’emittente nazionale italiana (RAI-TRE) ha mandato in onda un’intervista, di cui ho approfittato per contestare gli stereotipi che circolano sugli indios. Nel maggio del 2018 mi è stato conferito il Premio Speciale alla Carriera durante la seconda edizione del Premio Nazionale “Novella Torregiani di Letteratura e Arti Figurative”, per la difesa dei diritti degli indios brasiliani.

Come caratterizza i testi che produce?

Como ho già detto, i miei scritti forniscono manutenzione allo spirito, mio e dei lettori, spero. Dire che sono racconti, e autobiografici, non aggiunge niente: ciò che considero di stare scrivendo è semplicemente narrativa.

Com’è il suo processo creativo?

Un’idea, un ricordo, un concetto, s’istalla nella mia mente. Da quel momento non ho più pace fino a che non elaboro l’embrione e, attraverso la scrittura, lo trasformo in letteratura. Prima di iniziare a scrivere, il titolo già è pronto, ben definito nella mia mente.

Cosa l’ispira a scrivere? Quali sono i temi più ricorrenti?

La privilegiata esperienza fatta tra gli indios brasiliani è alla base della mia scrittura. Andate e ritoni tra passato e presente, tra Europa e America Latina, tra primo, terzo e mondo cosiddetto primitivo fanno sì che atemporale sia il tempo nei miei testi. Mi piace mostrare come le stesse situazioni sono risolte dai popoli indigeni, considerati inferiori, o dagli occidentali che si considerano superiori, senza esserlo. Ci sono solo culture, lingue e habitat differenti; più diversificati e preservati essi sono, migliori condizioni di vita hanno gli uomini.

Quali libri  di poesia e narrativa ha già pubblicato?

Poesie mie sono state incluse nelle antologie Poetas brasileiros de hoje – 1986, Shogun, Rio de Janeiro, 1986; Antologia de poesias, Edicon, São Paulo, 1988; Saciedade dos poetas vivos, vol. 3, Blocos, Rio de Janeiro, 1993; Expressões poéticas, SESC, Boa Vista, 1993. Nel 1992, per la Edicon di São Paulo ho pubblicato il libro di poesie Mulher entre três culturas – Ítalo-brasileira ‘educada’ pelos Yanomami.

In italiano ho scritto i libri di racconti Amazzonia portatile, Manni Editore, Lecce, 2003; Quando le amazzoni diventano nonne, CPI/RR, Fermo, 2011; Amazzone in tempo reale, Andrea Livi Editore, Fermo, 2013 (Premio Speciale per la Saggistica del “Premio Franz Kafka Italia – 2013”); A passo di tartaruga – Storie di una latinoamericana per scelta, Collana Incroci, Edizioni Arcoiris, Salerno, 2016.

Quali i suoi progetti futuri?

Spero di continuare a scrivere cose che parlino del valore della diversità culturale, di diritti individuali e collettivi, dei popoli indigeni brasiliani. Spero di poterlo fare fino all’ultimo giorno della mia vita.

Dove si possono trovare le sue produzioni?

Testi miei appaiono in varie riviste, tra le quali: I giorni e le notti, El ghibli, La macchina sognante, Fili d’aquilone, Sagarana, Euterpe, Pressenza, La bottega del Barbieri.

Blog Loretta Emiri e gli Yanomami: https://lorettaemiriegliyanomami.wordpress.com/informazioni/

Opere di Loretta Emiri disponibili on-line: https://independent.academia.edu/LorettaEmiri

Traduzione: Equipe traduttori Pressenza