Molti qui al Lido hanno nel pensiero le torture inflitte ai migranti in Libia, riportate dai giornali, per le quali è rimasto sconvolto Papa Francesco. Di fronte a simile orrore viene spontanea la domanda per quale ragione l’uomo si degradi a tanto e l’assenza di risposta solleva angoscia. Con questo stato d’animo assistere al film sul caso Cucchi, il rigoroso “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini che sarà distribuito da Netflix via internet e in alcune sale, viene spontanea l’associazione con il sadismo insito a ogni latitudine, quello che appena può punta l’individuo più debole e indifeso. In altre parole: se si dà a un sadico un minimo di potere si otterrà un torturatore.

Alessio Cremonini non ci mostra nulla di queste sevizie: una regia equilibrata, essenziale, scrupolosa, ottiene però l’effetto di essere credibile e dunque di commuovere, anche perché gli attori protagonisti – Alessandro Borghi nei panni di Stefano Cucchi, Jasmine Trinca in quelli della sorella – sono davvero bravi e per di più somiglianti fisicamente. Il volto emaciato e coperto di ematomi del ragazzo ex tossico-dipendente che fu arrestato il 22 ottobre del 2009 e picchiato a morte torna alla memoria riconoscibile in pieno. Il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone sul suo decesso disse a suo tempo: «Non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità̀ degli organi dello stato».

Quanti sanno in realtà cosa esattamente accadde a Stefano Cucchi? Perché, malgrado stesse molto male, un muro di omertà non rese possibile fornirgli un vero aiuto? “Sulla mia pelle”, realizzato ancor prima che il processo sia giunto a conclusione definitiva, attinge con esattezza alle carte, colma un vuoto di conoscenza e fa riflettere su quella che Erich From chiamava “distruttività umana”. Sdoganarla, giustificarla, non riconoscerla, fa parte di una cultura che punta a schiacciare i più deboli, i diversi. “Sulla mia pelle” che concorre nella sezione Orizzonti, quella che ha Venezia contiene le nuove proposte, aiuta a capire un fenomeno umano dal quale tutti dobbiamo guardarci.