Il tentativo del presidente afghano, Ashraf Ghani, per il cessate di fuoco concordato con i talebani, per rispettare l’Eid al-Fitr, la fine del mese santo di Ramadan, non è rispettato dei talebani che hanno addirittura sparso più sangue durante la tregua che prima: gli ultimi attentati a Nagharhar hanno ucciso almeno 36 persone mentre i terroristi hanno pre statoso di mira a Jalalabad gli uffici del govenratore uccidendo 15 persone.

Il presidente afghano Ashraf Ghani aveva tentato di mettersi d’accordo con i talebani affinché ci fosse una tregua almeno nel periodo sacro del Ramadan ma questo non è stato possibile nonostante i colloqui e perfino occasioni di incontri pubblici con alcuni esponenti talebani.

Oggi un kamikaze ha colpito una moschea nella città di Gardiz, la capitale della provincia orientale della paktia, venerdì pomeriggio, uccidendo 28 persone ed ha ferito più di 80 persone, lo hanno confermato funzionari locali. L’attacco è stato portato a termine da due kamikaze all’interno della moschea Sahib-ul-Zaman nella zona di Khwaja Hassan nella zona PD2 della città. Il capo della polizia provinciale Raz Mohammad Mandozai ha detto che i due kamikaze si erano vestiti da donne ed hanno fatto detonare i loro esplosivi all’interno della moschea durante le preghiere del venerdì. Secondo Khan Ahmadzai, capo del dipartimento di sanità pubblica, almeno 29 persone sono state uccise e altre 80 ferite nell’attacco.

Il presidente Ashraf Ghani in una dichiarazione ha condannato l’attacco suicida in Paktia, definendolo “atto criminale e non islamico”. Il presidente ha detto che tali attacchi non possono influenzare l’unità tra gli afghani. Nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dell’attacco. L’imam Saidagha ha duramente condannato i feroci attacchi dei talebani ed li ha definiti “animali selvatici”.  “I talebani non sono musulmani e questa cosa deve essere chiara al mondo:  la religione islamica non c’entra niente con questi terroristi. Io  non trovo da nessuna parte scritto né nel Corano  né da qualche altra parteche sia permesso dalla nostra relgione di uccidere e spargere  sangue”, ha dichiarato.

Allo stesso temo il popolo afghano è allo stremo, stanco di vivere el terrore e nell’incertezza che impefdiscono di vivere, di lavorare serenamente, di provare a organizzare attività turistiche in un paese che potrebbe perfettament vivere di turismo per le tante bellezze storiche e naturali.

Anche la popolazione e la società civile spingono per la pace come testimonia  una  “Marcia per la pace” giunta in questi giorni a Kabul dopo 38 giorni di cammino, proveniente  da Lashkargah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand. Oltre 700 chilometri durante i quali decine di manifestanti e attivisti hanno gridato “no” alla guerra e chiesto la pace. Si tratta della prima iniziativa di questo genere nel paese dall’inizio della guerra.