Quello che una volta era il potente centro-sinistra è stato raso al suolo. Poiché si è adattato al capitale, ha eroso la sua base sindacale. Ha salvato le banche e gli speculatori finanziari infliggendo alla popolazione misure rovinose di austerità per pagare quei salvataggi.
Quando i partiti di centro-sinistra hanno adottato politiche socialmente progressiste, gli elettori li hanno sostenuti, come in Portogallo.

di Conn Hallinan
Pubblicato per la prima volta su Counterpunch, il 22/03/2018

 

Più di un quarto di secolo fa, gran parte del centro-sinistra europeo fece un cambio di rotta, allontanandosi dalla sua base elettorale fatta di lavoratori, adattandosi alla globalizzazione del capitale, e cedendo all’industria privata il patto sociale costruito dopo la seconda guerra mondiale. Che si trattasse del “New Labour” di Tony Blair in Gran Bretagna o di “Agenda 2010” di Gerhard Schroder in Germania, la socialdemocrazia è scesa a patti col suo tradizionale avversario, il capitalismo.

Oggi quel patto è stracciato, il già potente centro-sinistra è l’ombra di se stesso, e l’Unione Europea -il più grande blocco commerciale del pianeta- è in grave crisi.

Nell’ultimo anno, elezione dopo elezione, i partiti socialdemocratici sono stati sconfitti duramente; anche i partiti di centro-destra hanno perso elettori. Le elezioni dello scorso anno nei Paesi Bassi hanno visto la decimazione del partito laburista, ma anche i conservatori, loro partner di coalizione, hanno preso una batosta. In Francia, sia il partito socialista che i tradizionali partiti conservatori non hanno nemmeno raggiunto il ballottaggio. Le elezioni di settembre in Germania hanno visto i socialdemocratici (GPD) prendere una batosta, come pure i conservatori loro partner di coalizione, Unione Democratica Cristiana e Unione Sociale Cristiana. E il Partito Democratico di centro-sinistra italiano è stato allontanato dal potere senza appello.

Sarebbe facile vedere tutto ciò come uno spostamento verso destra. La neonazista Alternativa per la Germania (AfG) ha 92 seggi nel Bundestag. Il Partito per la Libertà olandese, anti-musulmano, ha preso cinque seggi. In Francia il Fronte Nazionale di estrema destra è andato al ballottaggio. La Lega Nord razzista e anti-immigrati ha preso il 17,5 percento del voto italiano ed è in corsa per formare un governo.

Ma la caduta del centro sinistra ha a che fare con il proprio cambio di rotta negli anni 1990 più che con una svolta a destra del continente. Quando il centrosinistra si è adattato alla capitale, ha eroso la sua base sindacale. Nel caso del New Labour, Blair prese esplicitamente le distanze dai sindacati che erano stati la spina dorsale del partito fin dalla sua fondazione nel 1906.

In Germania, i socialdemocratici hanno iniziato a ridurre la rete di sicurezza, tagliare le tasse alle multinazionali e ai ricchi e minando i patti sindacali che avevavano garantito ai lavoratori impieghi sicuri e salari decenti.

L’Unione europea -in origine propagandata come mezzo per por fine ai conflitti che avevano invischiato il continente in due guerre mondiali- è diventata un veicolo per imporre una certa disciplina economica ai suoi 27 membri. Regole fiscali rigide hanno favorito paesi come la Germania, la Gran Bretagna, l’Austria e l’Olanda, ma hanno ingabbiato paesi come la Grecia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda, soprattutto in tempi di crisi economica.

I partiti di centrosinistra in tutta Europa hanno salvato banche e speculatori finanziari, infliggendo al tempo stesso delle rovinose misure di austerità alle proprie popolazioni per pagare quei salvataggi. È diventato difficile per la maggior parte delle persone distinguere tra le politiche del centro-destra e del centro-sinistra.

Entrambi gli schieramenti hanno sostenuto l’austerità come cura per la crisi del debito. Entrambi hanno indebolito i sindacati attraverso “riforme” che hanno dato più potere ai datori di lavoro. Contratti a breve termine -i cosiddetti “mini-lavori”- con salari e benefici inferiori sono andati a rimpiazzare la sicurezza di impieghi a lungo termine, strategia particolarmente dura per i giovani.

Le recenti elezioni italiane sono un esempio calzante. Mentre il Partito Democratico di centro-sinistra (PD) salvava diverse banche regionali, il ministro del Lavoro raccomandava ai giovani di emigrare per trovare lavoro. E’ stato il Movimento Cinque Stelle a richiedere un reddito garantito per i poveri e a criticare aspramente l’economia dell’austerità.

Al contrario, il PD ha chiesto “responsabilità fiscale” e sostegno per l’UE, un programma che difficilmente affrontava le disuguaglianze, il malessere economico e la disoccupazione giovanile. I partiti euroscettici hanno preso il 55 percento dei voti, mentre i democratici sono scesi dal 41 percento al 19 percento.

Nelle elezioni tedesche, in verità l’SPD sollevò la questione della giustizia economica, ma poiché quel partito aveva fatto parte della coalizione di governo, gli elettori chiaramente non ci hanno creduto. Il leader del partito, Martin Schulz, ha invocato gli “Stati Uniti d’Europa”, frase non proprio esaltante dato che l’UE è sempre più impopolare.

Rompendo una promessa pre-elettorale di andare all’opposizione, l’SPD si è unito ancora una volta alla “Grande coalizione” della Merkel. Mentre ha incassato alcuni importanti posti di gabinetto, la storia suggerisce che pagherà per questa decisione. L’SPD ha anche permesso che l’AfG neonazista diventasse l’opposizione ufficiale nel Bundestag, consegnandole un pulpito dominante.

La riluttanza dei socialdemocratici europei a rompere con le politiche di compromesso (col neoliberismo) ha lasciato il fianco economico scoperto agli attacchi della destra, e la non volontà del centro-sinistra di fare i conti con l’immigrazione lo rende vulnerabile alla retorica razzista e xenofoba. Sia il centro-sinistra italiano che quello tedesco hanno ignorato il problema durante le elezioni, lasciando campo libero alle destre.

L’Europa ha davvero un problema di immigrazione, ma non è lo spettro agitato dalle destre: “rubano i posti di lavoro, Musulmani stupratori” che devasta il continente. I membri dell’UE, specialmente l’Italia, hanno una popolazione in calo e sempre più vecchia.

Se il continente non rovescia questi dati demografici e si affida ai “mini-lavori” che scoraggiano i giovani lavoratori dall’avere figli, questo sì è un grave problema a lungo termine. Non ci saranno abbastanza lavoratori per sostenere gli standard attuali di pensioni e assistenza sanitaria.

In ogni caso, molti degli “immigrati” sono membri dell’Unione Europea -polacchi, bulgari, greci, spagnoli, portoghesi e rumeni- che cercano lavoro in Inghilterra e in Germania, perché le loro economie ingabbiate dall’austerità non possono offrire loro una vita decente.

Il centrosinistra non ha speculato sul razzismo delle destre, ma non ha nemmeno fatto capire che gli immigrati sono nell’interesse a lungo termine dell’Europa. E non ha neppure fatto molto per combattere la politica estera di UE e NATO che siscitano e sostengono guerre in Afghanistan, Yemen, Somalia e Siria, guerre che alimentano milioni di quegli immigrati.

Una delle critiche più eloquenti che i Cinque Stelle hanno rivolto al PD è di aver sostenuto il rovesciamento del governo libico e il conseguente crollo della Libia come nazione funzionante. La maggior parte degli immigrati diretti in Italia proviene da, o attraversa, la Libia.

Quando i partiti di centro-sinistra hanno adottato politiche socialmente progressiste, gli elettori li hanno sostenuti. In Portogallo due partiti di sinistra hanno formato una coalizione con i socialdemocratici per rimettere in pista l’economia, abbassare il tasso di disoccupazione, e revocare molte delle misure di austerità imposte al paese dall’UE. Nelle recenti elezioni locali, gli elettori hanno dato loro un netto sostegno.

Jeremy Corbyn ha portato a sinistra il partito Laburista britannico con un programma che intende rinazionalizzare ferrovie, acqua, energia, servizio postale, e ora compete alla pari con i conservatori. I sondaggi indicano anche che ai cittadini piace il suo programma per l’energia verde, il miglioramento dei servizi sanitari, il finanziamento dell’istruzione e dei lavori pubblici.

Gli esempi di Portogallo e Gran Bretagna dimostrano che gli elettori non si stanno allontanando dalle politiche di sinistra, ma dalla direzione che il centro-sinistra ha preso nell’ultimo quarto di secolo.

Le formule dellla destra -xenofobia e nazionalismo- faranno ben poco per alleviare la crescente disuguaglianza economica in Europa, né potranno risolvere alcuni problemi davvero rilevanti per la vita, come il cambiamento climatico. La vera minaccia per l’olandese non viene dai musulmani, ma dallo scioglimento delle calotte polari che, nei prossimi decenni, faranno salire il mare del Nord sopra le dighe olandesi.

Quando l’Europa emerse dall’ultima guerra mondiale, le sinistre ebbero un ruolo essenziale nel creare un patto sociale che garantisse abitazione, assistenza sanitaria e lavoro decenti ai popoli del continente. C’era ancora disuguaglianza, sfruttamento e avidità -dopotutto è questo il capitalismo- ma c’era anche un consenso che faceva del suo meglio per mantenere in ordine il campo di gioco. “Per salvare il capitalismo da se stesso”, usando le parole di Mette Frederiksen, leader socialdemocratica danese.

Il governo Thatcher in Gran Bretagna e il governo Reagan a Washington ruppero quel patto. Le tasse furono dirottate dalle multinazionali e dai ricchi verso la classe lavoratrice e i poveri. I servizi pubblici furono privatizzati, l’istruzione privata di fondi e la rete di sicurezza fu distrutta.

Se il centro-sinistra vuole rimettersi in piedi, deve riscoprire le sue radici e attirare gli elettori lontano da xenofobia e gretto nazionalismo con un programma che migliori la vita delle persone e avvii il difficile compito di affrontare ciò che il capitalismo ha forgiato sul pianeta.

 

Traduzione dall’inglese di Leopoldo Salmaso