L’accordo firmato nei giorni scorsi a Doha dall’italiana Beretta Holding con Barzan Holdings,
società appositamente creata e controllata dal ministero della Difesa del Qatar, costituisce un
fatto inedito estremamente preoccupante in considerazione delle violazioni dei diritti umani nel
Paese mediorientale, della tipologia di armi che verranno prodotte, riguardo agli utilizzatori delle
medesime, e – soprattutto – per il controllo delle esportazioni di armi e le effettive possibilità di
prevenire la loro diversione verso il mercato illecito in particolare verso i gruppi terroristici.

Secondo le fonti di stampa, l’accordo prevede che Beretta Holding detenga una quota di
minoranza nella joint venture, denominata Bindig, per la costruzione a Doha di un nuovo impianto
produttivo finalizzato alla produzione di armi portatili (pistole e fucili) dove, in futuro, sarà
possibile sviluppare nuovi sistemi d’arma grazie anche alle conoscenze e trasferimenti tecnologici
del gruppo Beretta. Per la Fabbrica d’Armi Pietro Beretta e la sua Holding si tratta della prima joint
venture con una società controllata dal ministero della Difesa di una monarchia del Medio Oriente
finalizzata alla produzione in loco di armi destinate alle Forze governative, militari e di sicurezza.

Lo Stato del Qatar è di fatto una monarchia assoluta: non è permessa la costituzione di
partiti politici; permangono forti restrizioni ai diritti alla libertà d’espressione, associazione e
riunione pacifica e numerose discriminazioni legislative nei confronti donne; il sistema giudiziario è
amministrato secondo la legge islamica della Shari’a, viene praticata la tortura e vige la pena di
morte. In questo contesto, la licenza per produzione di armi rappresenta un evidente sostegno
alle politiche repressive della monarchia: non a caso l’Italia, finora, non ha mai autorizzato
l’esportazione di armi per l’utilizzo da parte delle forze armate e di sicurezza del Qatar.

Ulteriore elemento di forte preoccupazione risiede nelle effettive possibilità di controllo
delle esportazioni delle armi prodotte, a seguito dell’accordo, nel Paese mediorientale. Il Qatar,
infatti, non ha firmato il “Trattato sul commercio di armi” (ATT) in vigore alle Nazioni Unite dal 24
dicembre del 2014. Tale Trattato, che rappresenta il primo strumento giuridico di portata
internazionale per il controllo del commercio di armi convenzionali, ha stabilito criteri rigorosi per
regolamentare i trasferimenti leciti di armi, per prevenire esportazioni di armi che possono
minacciare la sicurezza comune e, soprattutto, per cercare “di prevenire la loro diversione verso il
mercato illecito e per finalità ed impieghi finali non autorizzati, tra cui la commissione di atti
terroristici” (ATT).

La mancata adesione da parte del Qatar a questo fondamentale Trattato espone pertanto
ogni accordo alla produzione di armi nel Paese mediorientale al rischio di esportazioni verso
gruppi che commettono gravi violazioni dei diritti umani, che alimentano l’instabilità regionale e
internazionale non esclusi formazioni e gruppi armati di tipo terroristico.

L’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di
Brescia chiede pertanto al Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e alla Ministra della Difesa,
Roberta Pinotti, di rendere note le garanzie ricevute della Fabbrica d’Armi Pietro Beretta per
evitare i rischi sopracitati: tali garanzie sono infatti necessarie al fine del rilascio di autorizzazioni
alle aziende produttrici di armi e di sistemi militari anche nel caso di “cessione di licenze di
produzione e la delocalizzazione produttiva”. Ai sensi della Legge 185 del 1990, tutte le
autorizzazioni all’esportazione o alla produzione all’estero di armi e materiali militari “devono
essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia” e “tali operazioni vengono regolamentate
dallo Stato secondo i princìpi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali”.

OPAL – Osservatorio Permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa – Brescia

L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) di Brescia è un’associazione Onlus attiva dal 2004, promossa da diverse realtà dell’associazionismo bresciano e nazionale (Collegio Missioni Africane dei Missionari Comboniani, Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Brescia, Associazione per l’Ambasciata della Democrazia Locale di Zavidovici, Camera del Lavoro Territoriale di Brescia “CDLT”, Pax Christi, Centro Saveriano Animazione Missionaria dei Missionari Saveriani, Servizio Volontario Internazionale) e da singoli aderenti, per diffondere la cultura della pace ed offrire alla società civile informazioni di carattere scientifico circa la produzione e il commercio delle “armi leggere” con approfondimenti sull’attività legislativa di settore. Membro della
Rete Italiana per il Disarmo, l’Osservatorio, ha promosso a Brescia diversi convegni, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali ed ha pubblicato sei annuari di cui l’ultimo dal titolo “Commerci di armi, proposte di pace. Ricerca, attualità e memoria per il controllo degli armamenti”, Editrice GAM, 2014 nel quale sono presenti due ampi studi sulla produzione e esportazione di armi italiane e bresciane. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: www.opalbrescia.org.