In Costa Rica, soprannominata da qualcuno la “Svizzera dell’America Centrale”, domenica si andrà alle urne: previsti il rinnovo del parlamento e la scelta del nuovo capo di Stato, e il tema che sta dominando il dibattito politico nelle ultime settimane è diventato quello delle unioni gay, un passo che non sembra convincere oltre la metà degli elettori, e che spinge così avanti i candidati più conservatori.

Sono arrivati in alto nei sondaggi quattro candidati su 13 in particolare, tra cui il grande favorito è il pastore evangelico Fabricio Alvarado, 43 anni, di Restaurazione nazionale, appartenente alla destra più tradizionalista. C’è poi il social-democratico Antonio Alvarez, di 59, di Liberazione nazionale, il più grande partito del Paese. Candidato anche Carlos Alvarado, 38 anni, che rappresenta invece il partito di governo Azione civile, centrista, ma senza aver alcun legame di parentela con l’omonimo pastore evangelico. Qualche chance l’ha infine Juan Diego Castro, un avvocato noto per l’attivismo nel campo dei diritti umani, che si è presentato con Integrazione nazionale, un partito di destra. Castro, già ministro dell’Interno, ha fatto della legalità e della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata il suo cavallo di battaglia.

In effetti è su questi due temi che si sta giocando la campagna elettorale, a cui più di recente si è aggiunto quello delle unioni omosessuali, rilanciato nel dibattito costaricense dopo che il 9 gennaio scorso la Corte interamericana dei diritti umani (Cidh) ha esortato tutti i Paesi membri a riconoscere i matrimoni gay e maggiore tutela per i diritti della comunità Lgbt.

Da allora, il fermo ‘no’ dell’evangelico Fabricio Alvarado lo ha fatto letteralmente schizzare in alto nei sondaggi, passando dal 3% di dicembre al 16,9% di questa settimana. Rovesciamento invece per l’avvocato Castro, passato dal 16 all’8,6%, che ha insistito di più sul rafforzamento della sicurezza rispetto alla criminalità, soprattutto quella transfrontaliera legata al narcotraffico, una minaccia diffusa in questa regione.

Il Centro di studi politici dell’Università di Costa Rica (Ciep) rivela che il 65% dei cittadini mantiene un orientamento conservatore non solo in tema di omosessuali e transessuali, ma anche sulla legalizzazione delle droghe leggere e della depenalizzazione dell’aborto. Il Ciep ha osservato tuttavia anche molta indecisione tra gli elettori. Se nessuno dei candidati raggiungerà il 40%, si andrà al secondo turno il primo aprile.

L’articolo originale può essere letto qui