Chi erano le persone deportate nei campi di concentramento nazisti, quegli orrendi luoghi di sterminio che ricordiamo ogni anno per la Giornata della Memoria?

Gli storici ci dicono che la stragrande maggioranza dei deportati non furono le persone invise al Regime Fascista a causa della loro religione o etnia – cioè, gli ebrei. E allora chi erano tutti gli altri? E perché anche loro furono arrestati e deportati nei campi di sterminio?

Alcuni di loro erano rom, omosessuali, disabili: appartenevano, cioè, a gruppi di deportati di cui sentiamo a volte parlare e che vengono effettivamente ricordati nelle cerimonie annuali per la Giornata della Memoria – seppure non sempre e spesso solo en passant . Tuttavia, anche se sommiamo i numeri di queste tre categorie di deportati al numero degli ebrei internati dai nazisti, arriviamo comunque a meno della metà del totale delle persone rinchiuse nei campi di lavoro e di sterminio.

E degli altri, che cosa sappiamo di preciso? Poco o niente.

Ecco dunque la novità dell’iniziativa dedicata alla Giornata della Memoria intrapresa nel quartiere romano di San Lorenzo. Essa propone di ricordare TUTTI i deportati, in particolare quelli che vengono sistematicamente dimenticati. Inoltre l’iniziativa solleva una domanda scottante ma cruciale: perché certe categorie di deportati vengono sistematicamente dimenticate nelle nostre cerimonie che, in teoria, vogliono mantenere vivo il ricordo del passato? Una ragione ci sarà.

L’iniziativa sanlorenzina consiste in una collaborazione tra una scuola elementare di San Lorenzo, la sezione ANPI di San Lorenzo e un comitato di quartiere, la “Libera Repubblica di San Lorenzo” per realizzare un piccolo opuscolo di quattro pagine.  L’opuscolo illustra, oltre alla deportazione degli ebrei romani, un paio di deportazioni avvenute a Roma, cadute nell’oblio o quasi. (Si può vedere l’opuscolo cliccando sul link in calce.)  Una quarantina di questi fascicoli sono stati donati agli alunni di due classi pilota, per studiare le loro reazioni e per valutare l’interesse che i ragazzi possono nutrire verso un’indagine storica del genere.

L’iniziativa sanlorenzina ha lo scopo, dunque, di rendere la Giornata della Memoria il più possibile inclusiva.

Inoltre, mira a permettere agli alunni di capire meglio cos’erano il fascismo e il nazismo. Ciò potrebbe consentire loro di discernere meglio le manifestazioni subdole di questi fenomeni nella nostra società odierna.

Troppo spesso, infatti, i ragazzi delle elementari (e non solo) hanno un’idea superficiale del fascismo e del nazismo; ritengono che furono “soltanto” delle follie razziste escogitate da due squilibrati xenofobi, Mussolini e Hitler: in pratica, delle anomalie.  Mentre in realtà il fascismo e il nazismo erano progetti politici ed economici lucidamente elaborati nel tempo, con metodo e ostinazione, da un ampio schieramento di professionisti italiani e tedeschi al servizio delle loro rispettive classi dirigenti, che li proteggevano e finanziavano per scopi materiali ben precisi.

Ora nello studiare la variegata tipologia dei deportati – che include, naturalmente, i deportati per motivi razzisti, ma che va ben oltre – i ragazzi riescono ad intravedere un po’ questa metodicità, le sue finalità politico-economiche, il suo ethos del superuomo e la rapacità dei poteri forti che hanno voluto il fascismo e il nazismo.

Il primo progetto pilota, dunque, si limita a presentare tre deportazioni:

(1.) quella dei 2.000 carabinieri del 7 ottobre 1943,

(2.) quella dei 1.022 ebrei del 16 ottobre 1943,

(3.) quella dei 900 abitanti del quartiere romano del Quadraro, in data 17 aprile 1944. (In realtà 1.500 abitanti sono stati rastrellati quel giorno, ma circa 600 di loro sono stati poi inviati in via Tasso per essere “interrogati”, cioè torturati per farli diventare delatori.)

Infine, l’iniziativa vuole promuovere come ultima finalità una seria riflessione su come vengono condotte oggi come oggi le solite cerimonie celebrative per la Giornata della Memoria e contrapporre all’abitudine di ricordare la sola deportazione degli ebrei una visione più inclusiva – a beneficio di tutti.

Certo, il carattere razziale della persecuzione degli ebrei la rende, per certi versi, ancora più odiosa delle persecuzioni condotte – ad esempio – per motivi puramente politici, ma un certo equilibrio andrebbe comunque mantenuto per favorire la corretta formazione dei ragazzi.  Parlare quasi esclusivamente della Shoah come se fosse tutto l’Olocausto e quindi dimenticando tutte le altre categorie di persone deportate e sterminate non può che rafforzare la concezione del fascismo e del nazismo come “follie razziste di due squilibrati xenofobi”, concezione che abbiamo appena denunciato come superficiale e fin troppo diffusa.

Per gli organizzatori dell’iniziativa sanlorenzina, invece, l’unilateralità delle celebrazioni commemorative è negativa perché danneggia la memoria, diventa revisionismo: “Se la stragrande maggioranza delle commemorazioni per la Giornata della Memoria viene incentrata quasi esclusivamente su un solo gruppo di deportati a scapito degli altri, quelle commemorazioni non conservano la memoria, l’offuscano. Privano i ragazzi della percezione piena del loro passato e quindi del senso di chi sono.  Riscrivono una storia di parte.  Ecco perché è nell’interesse di tutti promuovere celebrazioni, in occasione della Giornata della Memoria, che siano quanto più possibile inclusive.”

L’opuscolo studiato in classe a San Lorenzo per il 27 gennaio 2018, Giornata della Memoria:

— versione web con alcuni video: http://www.la-casetta.info/2/memoria.html
— versione pdf per la stampa: http://www.la-casetta.info/2/memoria.pdf