Sono un ergastolano in regime di semilibertà e da circa un anno svolgo attività di volontariato in una struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, facendo attività di sostegno a bambini e adulti con handicap. Ma io rappresento quasi un’eccezione e perciò continuo ancora a lottare contro il carcere a vita, per i miei compagni e per me, perché comunque il mio fine pena rimane nel 9.999. L’Associazione Liberarsi onlus sta organizzando un giorno di digiuno nazionale per domenica 10 dicembre 2017 (Anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani) contro la pena dell’ergastolo. Si può aderire e avere più informazioni sul sito www.liberarsi.net .

Ecco perché bisognerebbe abolire questa terribile e crudele pena: la pena dell’ergastolo è una sentenza senza speranza e con questa condanna gli ergastolani muoiono ancor prima di finire la loro pena. E li vedi camminare in carcere in modo diverso da tutti gli altri prigionieri, perché fanno su e giù come morti in vita. Si muovono come spettri, guardando il tempo che va via, facendo una decina di passi avanti e una decina di passi indietro. Perduti per sempre in un mondo perduto, senza avere nulla, neppure il nulla, per cui attendere, sperare e vivere. Camminano senza neppure pensare, perché non riconoscono più il mondo che li ha visti nascere. La loro sembra una passeggiata della morte, con la morte e per la morte, e marciano da un muro all’altro, privi di sogni e di ogni speranza. Passeggiano nelle loro celle, da una parte all’altra, senza saper cosa fare. Indecisi a volte se morire o vivere. Vagano in un fazzoletto di cemento per mesi e anni. Da una parete all’altra con una pena senza fine. E con un giorno uguale all’altro. Muoiono un po’ a ogni passo, per tornare di nuovo a morire ancora un po’ ogni volta che incontrano il muro di fronte e si fermano per girarsi. Camminano sapendo che non possono guardare in faccia il futuro, consapevoli che possono solo guardare il tempo che va via, perché il loro domani è già tutto scritto, e il loro futuro sarà una lenta agonia senza rimedio che durerà un’intera vita. I passi degli ergastolani sono lenti e corti, forse perché non possono andare da nessuna parte e i loro sogni finiscono dove iniziano, e muoiono passo dopo passo. I loro cuori si spengono dentro a poco a poco, perché avranno sempre un presente uguale al futuro, poiché la loro vita diventerà una malattia o una morte lenta, bevuta a sorsi. Questi sono i discorsi che spesso alcuni ergastolani fanno fra di loro:

– Ho perso il piacere di vivere perché mi sembra di vivere in mezzo al nulla.

– Hai ragione, qui tutto sembra assurdo e la nostra condanna che non finirà mai lo è ancora di più.

– Se non sai il giorno, il mese e l’anno in cui finirà la tua pena, praticamente sei inghiottito da un buco nero e hai davanti a te una distanza infinita senza nessun orizzonte.

– Non ci pensare, normalmente pensare fa bene, cioè non dovrebbe fare male a nessuno, ma ad un ergastolano fa sempre male.

– Pensare mi fa passare il tempo perché ogni uomo ha bisogno di sperare più di quanto possa credere.

– Vivere un’intera vita chiuso in una gabbia è certamente la peggiore delle torture.

– Questa terribile condanna avvelena l’esistenza e se cerchi di resistere diventi ancora più matto.

– Hai ragione, l’ergastolano non può fare altro che ammazzare il tempo in attesa di crepare lui stesso.

– La vita non potrà mai essere considerata degna di essere vissuta quando sai già che oggi sarà un giorno uguale a ieri e lo sarà anche domani e dopodomani ancora, ormai non mi aspetto più nulla dagli esseri umani.

– E fai bene perché ci hanno condannato a morire, lasciandoci vivi.

Se c’è una cosa che l’ergastolano ha è il tempo: per questo camminiamo lentamente e forse perché più piano ci muoviamo e più il tempo passa in fretta.

– Il guaio peggiore è che abbiamo troppo tempo e poche cose per viverlo.

– Ormai non possiamo fare altro che osservare la nostra vita trascorrere senza di noi, perché non potremo più vedere il mare, i fiori, gli alberi e i sorrisi dei bambini e il nostro presente sarà uguale al nostro futuro, per tutti i giorni a venire.

– Penso che una buona pena dovrebbe essere la medicina per curare il malato e non certo il veleno per farlo soffrire senza scampo.

– Speriamo di vivere il meno possibile, per accorciare la nostra pena e far uscire almeno il nostro cadavere anche senza di noi.

È  possibile partecipare al digiuno del 10 Dicembre aderendo qui: 

http://www.liberarsi.net/aderisci-allo-sciopero-della-fame-del-10-dicembre-per-labolizione-dellergastolo.html

Abbiamo un sogno: l’’abolizione dell’ergastolo in Italia

Hanno aderito molte Associazioni, compresa la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, il primo Sacerdote a schierarsi contro l’ergastolo,  e anche molti ergastolani hanno già dato la loro adesione, che è stata pubblicata sul sito dell’Associazione, www.liberarsi.net, per sensibilizzare e ricordare alla classe politica e all’’opinione pubblica che in Italia esiste la “Pena di Morte Nascosta”, come Papa Francesco ha definito la pena dell’ergastolo.

 

L’intero libro è scaricabile sul sito www.carmelomusumeci.com

Il cartaceo si può richiedere a zannablumusumeci@libero.it