Tanti anni fa c’era una nazione che voleva imporre su una colonia la propria volontà a tutti i costi.

Dominatori contro sudditi.

La popolazione non poteva neanche disporre del sale.

Ad un certo punto la popolazione non ce la fece più e, invece di prendere le armi, decise di mettersi in marcia per andare a prendersi il sale, pacificamente. “Noi non siamo sudditi, ci riprenderemo il sale”.

A guidarli c’era un avvocato di nome Gandhi. Si misero in marcia. Arrivarono al mare. Raccolsero una manciata di sale. Con il sale in mano, alzato al cielo, rivendicarono la sovranità popolare. Rivendicarono un diritto. La lotta fu lunga. Ma alla fine vinsero perché il mondo intero non seppe più tollerare di stare dalla parte di chi violava i diritti degli uomini.

Non datemi dell’esagerato. Ma io vedo delle straordinarie similitudini con quello che sta avvenendo a Taranto.

Con più decreti i governi hanno stabilito che se qualcuno ci dovesse uccidere con l’inquinamento dell’ILVA, questo qualcuno non ne risponderà nelle aule dei tribunali. Con l’ultimo decreto la “licenza d’uccidere” è garantita fino al 2023.

A Taranto stiamo dicendo: “Ci riprendiamo la sovranità popolare”. Stiamo rivendicando il nostro diritto alla vita e alla salute. Solo un governo dispotico potrebbe sottrarci tali diritti inalienabili. Stiamo dicendo, come Gandhi: “Noi non siamo sudditi”.

La nostra Marcia del sale è cominciata e finirà solo quando i decreti del governo saranno annullati. In ognuno di noi vive oggi lo spirito di quella libertà per cui vale la pena lottare. Chi non avverte dentro questo spirito di libertà è suddito dentro e vive inutilmente la propria vita, la spreca da ignavo.

In marcia.