È passato meno di un mese da oggi, da quando gruppi di solidarietà, ONG e rifugiati, hanno ripreso a lottare contro  le condizioni in cui vengono ricevuti i richiedenti asilo sulle isole greche nel Nord Est dell’Egeo. Memori delle lezioni dello scorso inverno, quando vi abbiamo testimoniato di gente nelle tende sotto una neve abbondante e quando 4 persone sono decedute a causa del freddo e delle pessime condizioni in cui vivevano a Moria, gli attivisti hanno deciso di agire. Nello stesso tempo, il totale disinteresse da parte del Ministero dell’Immigrazione a migliorare la situazione nelle strutture di prima accoglienza  è più che ovvio.

Il punto della situazione:  le isole in prima linea, con i gruppi di solidarietà e i richiedenti asilo presenti nelle isole Egee. Una lettera aperta al Primo Ministro, co firmata da 30 ONG con la stessa richiesta. Un memoriale alle anime perse a Lesbo. Migliaia di foto che mostrano la situazione odierna a Moria e in altri centri di prima accoglienza. E, infine, i rifugiati che ieri a Piazza Syntagma hanno iniziato lo sciopero della fame, per chiedere migliori condizioni nei centri, ma anche procedure più veloci riguardanti i ricongiungimenti familiari, in particolare per quanto riguarda la Germania. Come si sa, la Germania ha un accordo bilaterale e illegale col governo greco che viola le leggi europee, che mette un tetto limite mensile di 70 persone dalla Grecia alla Germania. Questo piano produce migliaia di persone nelle liste d’attesa, generando rabbia e frustrazione. Non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di persone fuggite da zone di guerra, senza che lo volessero e che il loro viaggio verso la Grecia o la destinazione finale è stato davvero lungo.

 

Traduzione dall’inglese di Cristina Quattrone