di Alessandro Bianchi e Fabrizio Verde

Una delle operazioni mediatiche più tristi, subdole e di bassa propaganda nella già disastrata televisione italiana è andata in onda questa settimana nella trasmissione di intrattenimento e varietà “Le Iene”. Perseguendo l’obiettivo di Repubblica e degli altri poveri media nostrani che si ritrovano sempre dalla parte sbagliata della storia, la trasmissione di varietà di Mediaset ha dipinto il Venezuela – nel servizio “Da modella a inviata nell’inferno di Caracas” – come un paese ridotto alla fame per colpa di una terribile e sanguinaria dittatura.

Mentre i fake media italiani sono abbastanza silenti sul Venezuela, costretti a censurare tutti i castelli di menzogne che si stanno sgretolando in queste settimane, le Iene non offrono solo un servizio qualunque. No, per l’occasione hanno giocato il jolly del “reportage” del noto Premio Pulitzer Gaston Zama. Per i pochi che non lo conoscessero, Gaston Zama prima del reportage svolto a settembre, ci invitava a guardare con molta attenzione, in un post de l’8 ottobre, il servizio bufala sul cosiddetto Blue Whale. Uno dei tanti servizi folcloristici della trasmissione spacciati per informazione. Talmente folcloristico e falso che Le Iene stesse si sono dovute scusare.

Così mentre attendiamo un reportage sulla morte di Santiago Maldonado o la detenzione arbitraria di Milagro Sala in Argentina, magari con l’ausilio di Belen, oppure un servizio su Colombia o Messico dove gli attivisti sociali vengono uccisi quotidianamente, siamo costretti ad occuparci della farsa organizzata da “Le Iene” a Caracas.
Ma torniamo a bomba sulle fake news, il buon Zama non ha compiuto il reportage da solo. Il compito richiedeva l’aiuto di una spalla all’altezza. Qualcuno che conoscesse la politica internazionale, il contesto geopolitico e gli sviluppi passati e futuri dell’America Latina: la showgirl Mariana Rodriguez. Nota al pubblico italiano per aver partecipato al Grande Fratello.

Per carità nulla contro Zama e Rodriguez che hanno il diritto di fare il loro filmino di 30 minuti dal Venezuela, così come da qualsiasi altro paese del mondo, ed esprimere qualunque opinione vogliano. Il problema è di una trasmissione che si rivolge a milioni di persone e decide di pubblicarlo, ingannando per l’ennesima volta tanti ignari e incauti italiani.

Cosa c’è di nuovo nel reportage del duo Zama-Rodriguez che non avete già letto su Repubblica e gli altri fake media italici? Nulla. Tutte le menzogne già sul Venezuela vengono riproposte. Tutte.
Procediamo con ordine.

«L’80% vuole cacciare Maduro». Così sentite più volte nel servizio
Un po’ di storia recente del Venezuela come premessa per i più distratti a questo punto è necessaria. Dopo che il presidente Nicolas Maduro ha convocato l’Assemblea Nazionale costituente restituendo il potere al popolo, nel paese dal 30 luglio è tornata la pace e il dialogo. Dopo mesi di distruzioni, terrorismo, linciaggi e morti nelle strade ad opera di una destra violenta e fascista che per la terza volta (dopo 2002 e 2013) tentava la via violenta per la destituzione del legittimo Governo, lo sforzo di oltre otto milioni di venezuelani ha restituito al paese la pace, il voto e la tranquillità. Nelle elezioni regionali del 15 ottobre – proprio così, nella tremenda dittatura caraibica, si sono svolte elezioni libere e democratiche per l’elezione dei governatori come confermato da organismi quali il Ceela (Consiglio degli Esperti Elettorali dell’America Latina) e da osservatori internazionali (si veda a tal proposito la dichiarazione ufficiale degli osservatori spagnoli che l’AntiDiplomatico ha tradotto in italiano) – il popolo venezuelano ha dato fiducia al chavismo con 18 governatorati su 23 e un’affermazione su scala nazionale del 54%.  Ai poveri fake media nostrani non è rimasto che invocare i brogli e la censura.

«Dittatura militare che reprime ogni libertà». Sentite più volte nel servizio farsa de le Iene
4 neo governatori su 5 dell’opposizione hanno deciso di sottomettersi all’Assemblea nazionale costituente e nel paese le solide basi di democrazia popolare e ‘protagonica’ continuano a rafforzarsi. Questo alle Iene non piace, ma ce ne faremo una ragione.

«Censura e nessuna libertà di stampa. Giornalisti costretti all’autoesilio»

Nel servizio si parla anche della condizione dei giornalisti venezuelani. Denunciando che gli operatori dell’informazione sarebbero costretti a lavorare sotto minaccia. Assolutamente falso. Anzi.In Venezuela a essere sotto minaccia sono quei giornalisti che vengono ritenuti vicini al governo. Un caso su tutti quello di Adriana Sivori di teleSUR. Ha rischiato di morire perché mentre si trovava a documentare l’ennesima manifestazione violenta organizzata dalle opposizioni fu colpita da un proiettile. Un giubbotto antiproiettile le salvò la vita. Storie come questa, però, potete esserne certi, non le vedrete mai sugli schermi di Mediaset. Mentre troverete senza dubbio le sparate mediatiche organizzate ad uso e consumo di un’opinione pubblica stordita dal bombardamento mediatico prodotto senza soluzione di continuità contro la Rivoluzione Bolivariana.
Sulla stampa e Tv in Venezuela, per il 70% abbondante in mano a gruppi editoriali ferocemente anti-chavisti, vi rimandiamo a questo approfondimento completo di Mision Verdad. Noi aggiungiamo solo due immagini:

«Qui sono morti i manifestanti uccisi dalla dittatura militare»
Sentite dire più volte nel servizio, sopratutto dalla migliore amica e dall’ex ragazzo della modella trasformata giornalista. Rigorosamente, gridano entrambi alla “crisi umanitaria” comodamente seduti in macchine da 100 mila dollari.
Si perché le violenze terroriste occorse in Venezuela dall’aprile a luglio del 2017 sono avvenute, al contrario di quello che ha cercato di far passare il mainstream, in pochissime e ristrettissime strade. Quelle dei quartieri ricchissimi in mano ai partiti di estrema destra. Ed è proprio lì che il servizio de le Iene si concentra. Piazza Altamira in particolare. Dove avveniva questo ogni giorno per mesi

 

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Avete mai sentito parlate di Orlando Figuera? Se siete nostri lettori sicuramente sì. Avrete visto i video pubblicati e letto la sua triste vicenda (leggi qui). I telespettatori di Mediaset e ‘Le Iene’ invece no.
Non sono a conoscenza delle tremenda sorte riservata al giovane Figuera. Lavoratore ambulante, Orlando Figuera si trovava a bordo di un bus in compagnia della sorella. Giunto ad Altamira – quartiere ricco di Caracas ed epicentro delle proteste violente – una guarimbas (barricata) costrinse tutti i passeggeri a lasciare l’autobus per proseguire il proprio tragitto a piedi. Una volta sceso dal bus, Orlando Figuera viene riconosciuto come chavista e per questo dapprima pugnalato e poi dato alle fiamme. Con la partecipazione determinante di un italo-venezuelano, il 32enne Enzo Franchini Oliveros, tutt’ora latitante.  Evidentemente agli sciacalli dell’informazione che si definiscono ‘Iene’ non interessa la storia di un lavoratore morto dopo giorni di terribile agonia solo perché nero e chavista. A loro interessa solo infangare quello che definiscono ‘regime di Nicolas Maduro’, così come la memoria del Comandante Hugo Chavez. L’ineffabile duo inoltre ripropone inoltre svariate fake news propalate a spron battuto dal circuito mainstream per attaccare il governo socialista guidato da Maduro. In primis la narrazione di un governo tirannico intento a schiacciare ogni anelito di libertà con il pugno di ferro. Non fermandosi nemmeno dinanzi a morti cruente. Vengono citati i casi di 3 ragazzi che hanno perso la vita durante l’ondata di violenza golpista scatenata dall’opposizione: Fabian Urbina, Neomar Lander e Jose Vallenilla.
Riguardo la morte di Fabian Urbina, invitiamo a leggere queste 11 riflessioni scritte da Augusto Marquez di Mision Verdad. Una lettura che dev’essere accompagnata dalla visione del video pubblicato attraverso Twitter dalla giornalista di teleSUR Madeleine Garcia. Un filmato emblematico dove si vede il gruppo di cui faceva parte Urbina assaltare la Guardia Nazionale Bolivariana armi in pugno.
L’agente che ha aperto il fuoco è stato immediatamente condannato.

Invece, Neomar Lander, trovò la morte perché maneggiava dell’esplosivo. Scriveva l’AntiDiplomaticolo scorso 8 di giugno: «Ancora una morte in Venezuela figlia della violenza cieca di un’opposizione golpista decisa a spodestare con ogni mezzo il legittimo governo socialista guidato da Nicolas Maduro. A cadere è il diciassettenne Neomar Lander, morto per l’esplosione di un bazooka artigianale oppure dell’esplosivo che voleva utilizzare contro la Guardia Nazionale Bolivariana schierata per impedire il passo ai manifestanti violenti dell’opposizione che avevano intenzione di raggiungere il centro di Caracas e in particolare il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE). La manifestazione era in svolgimento a Chacao, nello Stato Miranda guidato dal uno dei leader della MUD, Henrique Capriles (…) C’è un video pubblicato sul proprio profilo Twitter dal fotoreporter Román Camacho che conferma come la morte del giovane manifestante sia avvenuta a causa dell’esplosione del bazooka artigianale o dell’esplosivo che stava manipolando e non a causa di un lacrimogeno lanciato dalle forze dell’ordine, come hanno cercato di far credere alcuni dirigenti dell’opposizione e media vicini alla destra».  Anche la vita di Vallenilla è stata spezzata a causa della spirale di violenza terrorista innescata dall’opposizione golpista venezuelana. I colpevoli tra i poliziotti sono già stati condannati. Vi invitiamo a leggere con molta attenzione questo documento dove sono registrati tutti i 120 casi.  È importante prima di emettere sentenze.

«La deputata più giovane dell’Assemblea Nazionale eroina della libertà»
Nel reportage viene anche presentata l’intervista a Marialbert Barrios. Previa sceneggiata di un presunto inseguimento di una Jeep che li seguiva fino al punto dell’incontro, il duo Zama-Rodriguez intervista colei che – qui i video – era tra i tre-quattro deputati del partito di estrema destra Voluntad Popular che quotidianamente pagava (PAGAVA) a fine giornata i golpisti che compivano durante la giornata gli atti di terrorismo contro edifici pubblici, ospedali infantili e tv di stato. Da quelle azioni sono morte decine di persone.

«Pianti ripetuti della modella mentre osserva persone che rovistano nell’immondizia»
Quanto possa essere di bassa speculazione mostrare persone che rovistano nei rifiuti lo dimostra questo video, girato in Italia, dove vi sono delle persone anziane atte a rovistare tra i rifiuti alla ricerca di cibo. L’emblema del fallimento delle politiche neoliberiste. Facciamo nostre le parole utilizzate dal portale della trasmissione televisiva venezuelana ‘Con El Mazo Dando’: «L’immorale paese europeo osa intromettersi negli affari interni del Venezuela, mentre costringe gli anziani a cercare cibo tra i rifiuti per nutrirsi. Dovrebbero imparare dal paese che tanto criticano o quantomeno copiare la Gran Misión en Amor Mayor, destinata a compensare il lavoro svolto da chi giunto alla terza età non aveva raggiunto i requisiti per la pensione dell’Instituto Venezolano de los Seguros Sociales (Ivss).
Nonostante tutti i blocchi economici e gli attacchi internazionali che ha ricevuto, lo stato bolivariano non ha mai cessato di servire il popolo attraverso diversi programmi sociali come la Misión Hijos de Venezuela, Hogares de la Patria, Madres del Barrio, Gran Misión Vivienda Venezuela, Barrio Nuevo Barrio Tricolor, creati per il benessere e la felicità dei venezuelani».

Inflazione e guerra economica.

Nel servizio in molte parti si sottolinea il problema economico innegabile che sta attraversando oggi il Venezuela.

L’inflazione come arma di guerra. Questo è quanto accade in Venezuela dove i cittadini stanno subendo il colpo più brutale dell’anno in riferimento all’aumento dei prezzi. Nei giorni immediatamente precedenti alle elezioni del 15 ottobre, il prezzo dei beni di prima necessità ha subito un’impennata del 40%, mentre subito dopo la netta vittoria conseguita dal chavismo questi hanno subito un’ulteriore rialzo del 50%.

In un’intervista concessa a RT, Juan Carlos Valdez, specialista di diritto tributario, segnala che il primo incremento, precedente alle elezioni, fu programmato per «intimidire», mentre il secondo per «castigare». Le oligarchie venezuelane evidentemente non hanno gradito che il popolo si sia espresso nuovamente a favore del chavismo. In una fase di grande difficoltà economica per un paese segnata da una guerra economica spietata. Di cui l’inflazione è parte integrante. Secondo l’esperto, gli accordi e le trattative tra il governo e le imprese per stabilire prezzi giusti sono fallite per una ragione molto semplice: la maggioranza degli imprenditori «lavorano per rovesciare il governo». Sul tema inflazione si è nei mesi scorsi espresso con cognizione di causa l’economista Alfredo Serrano Mancilla, in un articolo (Manuale di stupidaggini sull’inflazione in Venezuela) tradotto in italiano da l’AntiDiplomatico. Scrive Serrano Mancilla: «Nessuno nega che i prezzi in Venezuela siano un problema. Proprio per questo, la questione non può essere trattata con tanta leggerezza. La formazione dei prezzi è un problema infinitamente più complesso che una relazione univoca tra due variabili. I prezzi non cadono dal cielo, non sono determinati da nessun software matematico. La famosa mano invisibile non esiste. Ogni prezzo ha la sua ragione d’essere. In Venezuela, da diversi decenni, l’inflazione di è costituita come componente strutturale dell’economia. L’inflazione media annua nel periodo 1989-1998 fu del 52,45%. Con l’arrivo del chavismo, questo valore si ridusse significativamente, con l’eccezione degli ultimi anni. Nel periodo 1999-2012, la crescita media annuale dei prezzi fu del 22%. A partire dal 2013 questa tendenza al ribasso scomparve. I prezzi tornarono a crescere con maggiore velocità. L’inflazione giunse al 56,2% nel 2013; 68,5% nel 2014; 180,9% nel 2015».
Senza poi dimenticare il ruolo svolto da Dolar Today, un indicatore illegale fissato direttamente dall’Alabama, negli Stati Uniti.

Conclusioni
Oggi che in Venezuela è tornata la pace, grazie alla lungimiranza di chi ha conferito nuovamente le sorti del paese al Potere Popolare. Chi tifava e tifa per il terrorismo, la guerra civile e per la destituzione violenta del governo sbraita. Come le Iene questa settimana. Come l’Unione Europea con il vergognoso Premio “diritti umani” conferito proprio ai golpisti violenti. (Leggi qui l’articolo di Pressenza)
Ognuno persegue un’agenda politica e di comunicazione. Nel caso de le Iene e dell’Unione Europea, coincide, come sempre. La squallida operazione di sciacallaggio mediatico montata da ‘Le Iene’, per fare un parallelo storico, equivale allo schierarsi con le forze golpiste del generale Pinochet, in Cile nel 73’, organizzando un servizio volto a demolire l’immagine del governo di Unidad Popular guidato da Allende che si trovava a fronteggiare una guerra economica senza quartiere volta a destabilizzare il paese per rovesciare il legittimo governo socialista. Come sarebbe poi accaduto nel mese di settembre con il golpe. Ma, del resto, era proprio questo l’unico obiettivo del servizio de le Iene a Caracas.

L’articolo originale può essere letto qui