Noi, promotori della Campagna “Bando delle armi nucleari: l’Italia ratifichi”, che annovera gruppi terminali italiani di ICAN appena insignita del Premio Nobel per la pace, (vai sulla petizione on-line: www.petizioni24.com/italiaripensacisulbandodellearminucleari), siamo, da questo riconoscimento, impegnati, con ancora più determinazione e responsabilità, per il disarmo nucleare nel mondo e quindi anche in Italia.

Sulla situazione italiana dobbiamo valutare un fatto politico tanto rilevante quanto negativo: alla Camera dei deputati è stata approvata il 19 settembre scorso, a grande maggioranza (296 contro 72 e 56 astenuti), una mozione della maggioranza parlamentare imperniata sul PD.

E’ l’atto di indirizzo che ha ricevuto il parere favorevole del governo ed è stata approvata proprio il giorno prima che il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, adottato da una Conferenza ONU il 7 luglio 2017, venisse aperto alla firma alle Nazioni Unite, concretizzando finalmente – come attesta anche il Nobel ricevuto da ICAN, un percorso credibile verso la liberazione della minaccia della guerra atomica, che può essere scatenata persino per errore. E proprio il giorno prima che il Consiglio della NATO dichiarasse, in contemporanea (quindi il 20 settembre), e nella sostanza, che “questo Trattato non si ha da fare”.

La mozione citata impegna il governo a «continuare a perseguire l’obiettivo di un mondo privo di armi nucleari attraverso la centralità del Trattato di non-proliferazione (TNP), valutando, compatibilmente con gli obblighi assunti in sede di Alleanza atlantica e con l’orientamento degli altri Alleati,  la possibilità di aderire al Trattato per vietare le armi nucleari».

Con tutta franchezza, riteniamo tale presa di posizione una cortina fumogena per nascondere il fatto che l’Italia è accodata al crescente riarmo nucleare USA/NATO ospitando, per giunta in violazione della lettera di vari articoli del TNP, le bombe nucleari Usa B-61 che dal 2020 saranno sostituite dalle ancora più pericolose B61-12.

La vera posizione del governo Gentiloni è emersa il giorno dopo quando, come abbiamo già ricordato, attraverso il Consiglio nord-atlantico di cui fa parte insieme agli altri 28 governi della NATO, ha respinto in toto e attaccato il Trattato ONU. Ma noi, organizzazioni ed attivisti disarmisti, non demordiamo con la nostra mobilitazione e pressione di base per il disarmo nucleare (e per la ratifica italiana del bando delle armi “atomiche”): siamo ben consapevoli che il popolo italiano ripudia in grande maggioranza il rischio atomico in tutte le sue forme e lo ha dimostrato nel corso del tempo anche con due referendum stravinti sul cosiddetto “nucleare civile”.

Queste valutazioni le porteremo nelle sedi internazionali, alle prime due scadenze fissate nel nostro calendario politico internazionale: il Forum sociale mondiale antinucleare di Parigi (dal 2 al 4 novembre pv) e la COP 23 di Bonn (dal 6 al 17 novembre pv): vorremmo che quest’ultimo consesso ONU non dimenticasse l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia climatica!

Disarmisti esigenti, WILPF Italia, No Guerra No NATO, Energia Felice, LDU, Fermiamo chi scherza col Fuoco atomico (Campagna OSM-DPN), PeaceLink, IPRI-CCP, Città Verde – premi Nobel per la pace 2017