Domani, 15 settembre, la sonda Cassini, alimentata con energia nucleare, verrà fatta disintegrare e vaporizzare nell’atmosfera di Saturno con i suoi circa 35 Kg di plutonio.

È il caso di precisare, per i lettori ignari, che la Terra, cioè noi, abbiamo evitato eventi simili nel passato per pura fortuna! Per ammissione della stessa Nasa, il lancio della sonda aveva 1 probabilità su 1.500 di fallire (si ricordi l’esplosione dello Space Shuttle Challenger il 28 gennaio 1986, con la morte degli 8 membri dell’equipaggio (i motivi sono bene descritti, e vale la pena leggerli, in Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_dello_Space_Shuttle_Challenger#Impossibile_la_fuga_dell.27equipaggio). La manovra “a fionda” e passaggio ravvicinato della sonda era molto rischiosa: la stessa Nasa ammise che la popolazione mondiale avrebbe potuto ricevere dosi micidiali di radiazioni.

Il pianeta Saturno non avrà questa fortuna: nonostante i vicini satelliti Titano ed Encelado sono tra i possibili luoghi del sistema solare che potrebbero ospitare forme di vita extraterrestri biotiche o prebiotiche. E dire che tra gli scopi enunciati dalla Nasa c’è la ricerca di vita extraterrestre!

La stessa Nasa ha alternative all’utilizzo del plutonio in sonde nello spazio profondo: nel 2016 raggiunse Giove la sonda Juno alimentata ad energia solare (http://www.focus.it/scienza/spazio/juno-10-cose-da-sapere-sulla-sonda-di-giove).