Era proprio il mese di luglio del 2013 quando – dopo averne parlato in riva al Lago di Garda con Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento – scrivevo per Azione nonviolenta l’intervento preparatorio al XXIV Congresso, nel quale proponevo di assumere come centrale nell’azione del movimento fondato da Aldo Capitini l’avvio di una campagna per la “pari dignità” tra la difesa militare e quella civile, condotta attraverso una grande alleanza tra l’area disarmista, nonviolenta e quella del servizio civile. Fu quanto avvenne al Congresso del gennaio 2014 a Torino, nel quale fu presa la decisione di lavorare alla costruzione dell’Alleanza delle sei reti (Conferenza nazionale Enti Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo) che a Verona, all’”Arena di pace e disarmo” del 25 aprile di quell’anno, lanciarono la campagna “Un’altra difesa è possibile”.
A quattro anni da quell’articolo e dopo tre anni di impegno, tanto delle Reti e delle Associazioni nazionali quanto (e soprattutto) dei gruppi e comitati locali, la proposta di legge per la difesa civile, non armata e nonviolenta è stata incardinata e calendarizzata presso le Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Difesa della Camera dei Deputati. Questo è potuto avvenire sia grazie alle firme raccolte sulla proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione di un “Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta” presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, promossa dalla campagna “Un’altra difesa è possibile”, sia per la presentazione di un disegno di legge identico da parte di sei deputati di diverse parti politiche (Artini, Basilio, Civati, Marcon, Sberna e Zanin) ai quali si sono aggiunte le firme di un’altra settantina di deputati, sia – infine – grazie alle 21.000 cartoline firmate da cittadini italiani e consegnate dalla Campagna a tutti i deputati che invitavano alla calendarizzazione e al voto della proposta di legge.

 

Il 13 luglio scorso, dunque, nella riunione congiunta delle Commissioni Affari Costituzionali e Difesa della Camera dei Deputati, è stato incardinato e calendarizzato il dibattito parlamentare sulla proposta di legge n.3484 per la costituzione di un Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. “È un passo decisivo per la Campagna – scrivono le Reti che promuovono Un’altra difesa è possibile  – perché non si era mai arrivati ad ottenere una discussione istituzionale di questo livello sul tema della difesa civile e nonviolenta”. Non che il tema fosse estraneo alle aule parlamentari: vi era entrato con la legge 230/1998 di riforma dell’obiezione di coscienza, era stato confermato dalla legge 64/2001 che istituiva il Servizio civile nazionale e, infine, ribadito con il decreto legislativo 78/2017 che istituisce il Servizio civile universale, finalizzato – appunto – alla “difesa non armata e nonviolenta” della Patria (dove si inserisce anche il progetto sperimentale di “corpi civili di pace” per i volontari in servizio civile, in corso). Tuttavia, adesso non si tratta di una dichiarazione d’intenti scritta in premessa (ed in maniera un po’ generica) ad una legge sul servizio civile, ma di un disegno complessivo che vuole mettere a sistema – sul piano politico, organizzativo e finanziario – un modello di difesa alternativo a quello militare. Che comprenda anche il servizio civile.

Di quanto ce ne sia bisogno lo vediamo anche in questo drammatico luglio, nel quale il Paese brucia sotto la minaccia costante di fuochi, dolosi e colposi, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio riconosce al Senato, il 19 luglio, che le risorse per la prevenzione sono quasi nulle e 17 canadair non riescono a rispondere alle centinaia di chiamate. Ciò nonostante, il governo continua nel folle acquisto di 90 cacciabombardieri F35, con costi complessivi che schizzano a quasi 19 miliardi di euro e le Commissioni Bilancio di Camera e Senato – come segnala l’Osservatorio sulle spese militari italiane – hanno appena “dato parere favorevole al decreto della Presidenza del Consiglio, firmato da Gentiloni lo scorso 29 maggio, che destina alla Difesa altri 12,8 miliardi dei 46 miliardi di euro complessivi del “fondo investimenti” quindicennale inserito nella legge di Bilancio 2017. Fondi destinati in gran parte, 8,2 miliardi (non 5,4 come pareva all’inizio) all’acquisizione di nuovi armamenti”. Siamo ormai ad un vero spostamento semantico della parola “difesa” che, mentre sviluppa un offensivo riarmo bellicista, è incapace di difenderci dalle minacce reali e costanti.

Per questo adesso è importante che le donne e gli uomini di buona volontà presenti in Parlamento, sia di maggioranza che di opposizione, votino al più presto – senza stravolgerlo – il disegno di legge per la difesa civile, non armata e nonviolenta che – a partire da uno spostamento di risorse dalle spese militari alla difesa civile, aumentato dal 6×1000 dei cittadini italiani – prevede la costituzione del “Dipartimento della difesa civile, non armata e nonviolenta” con i compiti di difendere la Costituzione, di predisporre piani per la difesa civile, non armata e nonviolenta, curandone la sperimentazione e la formazione della popolazione, di svolgere attività di ricerca per la pace, il disarmo, la riconversione civile dell’industria bellica, di favorire la prevenzione dei conflitti armati, la riconciliazione, la mediazione, la promozione dei diritti umani, la solidarietà internazionale e l’educazione alla pace. E di collaborare con i Dipartimenti della Protezione civile, dei Vigili del Fuoco e della Gioventù e del Servizio civile, all’interno del “Consiglio nazionale della difesa civile, non armata e nonviolenta”.

Insomma si tratta di ridare valore e dignità alla parola “difesa”, sottraendola al monopolio militare che, preoccupato di preparare e fare le guerre – mentre garantisce la difesa ad oltranza dell’industria degli armamenti – lascia il Paese sempre più vulnerabile e indifeso. Ma armato fino ai denti.

Pasquale Pugliese