Intervista a Daniele Quattrocchi fondatore di BEA, un progetto innovativo di educazione differente.

Cos’ è BEA?

B.E.A. è l’acronomimo di Bologna Edu Action un progetto innovativo di educazione differente. Uno spazio a Bologna dove gli adolescenti possono imparare e riscoprire i propri talenti. Ufficialmente questa “altra-scuola” comincerà a novembre 2017 e ospiterà una prima classe di giovani dai 14 ai 20 anni.

Com’ è nato il progetto?

Nel mese di febbraio 2017 ho conosciuto Silvia Pagani, fondatrice di Artademia a Milano, un luogo di sperimentazione didattica che funziona da due anni e che ha già ottenuto evidenti risultati con ragazzi e ragazze che abbandonano la scuola tradizionale e perdono l’entusiasmo per lo studio e la vita. Da Silvia vengono chiamati i “senza pelle” perchè molto dotati ma ipersensibili nei confronti di un mondo che richiede prestazioni elevate e standardizzate. Dopo poco ho deciso che volevo portare questa esperienza nell’area bolognese, vicino a dove vivo. Sono in contatto e collaboro da diverso tempo con Italia che cambia (http://www.italiachecambia.org/) e la rete degli agenti del cambiamento per cui ho inviato un appello sul web perchè cercavo delle persone con competenze specifiche che mi potessero aiutare nello sviluppo iniziale. Ho trovato quasi subito Costanza Nadalini, educatrice e Valeria La Pietra, esperta di fundraising e comunicazione nell’ambito delle produzioni multimediali.

Che particolarità ha questa proposta didattica?

Come altre iniziative già molto diffuse in Italia soprattutto rivolte alle prime fasce d’età (vedi ad es. l’asilo nel bosco) diamo molta importanza all’apprendimento esperienziale sfruttando le risorse quotidiane del luogo in cui ti trovi. Concretamente gli studenti stanno in un aula senza banchi, ne cattedra solo per il 25 per cento circa del tempo totale dedicato allo studio. In questo tempo avviene l’insegnamento teorico, quasi mai in modo frontale. Per il resto escono fuori e sperimentano la lezione in strada, in luoghi di lavoro o professionali, in impianti sportivi, teatri, musei. È un modello di scuola itinerante dove si abituano a imparare immersi in situazioni concrete e gli insegnanti si sforzano di far passare la conoscenza dalla pratica, dal corpo, dal movimento.

Ci si sta rendendo sempre più conto che la didattica tradizionale che sfrutta principalmente il canale cognitivo, del ragionamento è insufficiente per educare, nel senso di far emergere le capacità e il “vissuto emotivo ed artistico” delle nuove generazioni. Non tiene conto delle emozioni e della necessità di provare a fare, anche commettendo errori. Nel nuovo paradigma educativo il rapporto con i giovani è più paritario, comprendendo che gli strumenti di apprendimento sono molteplici e abbracciano il sapere innato della rete che si moltiplica con il peer-to-peer. Mio figlio di tredici anni ha imparato praticamente da solo a editare i video e a condividerli con youtube.

Sappiamo anche come sia importante accompagnarli nel campo della socialità, del rapporto equilibrato e equivalente con gli altri abituandoli a facilitare i conflitti e a trasformarli costruttivamente.

Perchè le famiglie dovrebbero iscrivere i figli a BEA?

Moltissimi ragazzi e ragazze abbandonano la scuola pubblica tra i 14 e i 17 anni. Solo a Bologna si parla di circa 800 persone all’anno. Sempre di spesso vengono diagnosticati disturbi di apprendimento a chi non riesce a seguire il percorso tradizionale per vari motivi. Ci rivolgiamo soprattutto a queste famiglie, molte volte con i genitori disperati nel non sapere come affrontare la crisi dei propri figli. BEA si propone di accompagnare gli educandi alla riscoperta delle passioni che muovono l’essere umano non solo per realizzarsi lavorativamente ma per esprimere la propria vocazione vitale, il proposito che anima ognuno. Inoltre siamo consapevoli che i tempi in cui ci troviamo ci chiedono di affrontare una nuova sfida, prepararci per un mondo in rapido cambiamento in cui è necessario avere capacità e risorse molto trasversali: autostima, intraprendenza, autorganizzazione, forza interiore e saper lavorare in gruppo in modo cooperativo.

Spesso definisci questo progetto come una startup educativa, che cosa significa per te?

Una startup è un’azienda con caratteristiche molto innovative che ha, quasi da subito, una crescita esponenziale nei risultati. Da tempo cercavo un modello lavorativo che rispecchiasse al suo interno la finalità della sua proposta etica e sociale. BEA ha cominciato con questo spirito e spero lo manterrà nel tempo.

Nel nostro modello organizzativo stiamo implementando la Sociocrazia, attraverso il supporto costante di Pierre Houben. È un approccio utile per prendere decisioni in modo orizzontale ed efficace, per effettuare nomine e divisioni di funzioni il più possibile condivise e cercare, attraverso feedback costanti, il consenso nelle azioni del gruppo. Pur essendo parte del mondo noprofit cerchiamo la sostenibilità economica attraverso l’autofinanziamento, il sostegno delle famiglie e, in generale, di una comunità educante ampia che creda in un progetto di valore. 

I risultati esponenziali per me sono la riuscita di questo modello e la riproducibilità in altri luoghi che auspico con tutto il cuore. I progetti e le aziende sane del prossimo futuro punteranno alla cooperazione più che alla competizione, alla trasparenza e alla comunicazione diretta. Consideriamo i contributi importanti della Open Education, della cooperative learning, di tutti gli ambiti coworking e del making (fare, riparare, ricostruire, riutilizzare) come background a cui ci riferiamo e che sono ispirazione permanente.

In che modo BEA può aiutare i giovani ad affrontare un mondo del lavoro in costante trasformazione?

Alcuni recenti studi sul mercato del lavoro evidenziano che, soprattutto a causa dell’evoluzione tecnologica, molte professioni attuali scompariranno nei prossimi anni e ne nasceranno di nuove (pensiamo ad esempio agli effetti del fenomeno della robotizzazione o della ricezione turistica con la sharing economy). L’educazione scolastica dovrebbe essere pronta a fornire ai giovani strumenti sempre più flessibili di adattamento alle nuove realtà lavorative ed economiche. Sappiamo benissimo che il lavoro a tempo indeterminato, fisso e stabile è ormai un miraggio per quasi tutti i nuovi lavoratori. D’altro canto riconosciamo anche che le figure preparate e creative in grado di proporsi nella maniera giusta, intuendo le potenzialità della rete, avranno molte più chances. Identifichiamo tre principali ambiti lavorativi con possibilità di crescita: il settore informatico/tecnologico, quello collegato alla formazione e al benessere psico-fisico delle persone (di cui in occidente abbiamo sempre più bisogno) e quello che comprende i lavori manuali/artigianali  e artistici in cui l’apporto umano è ancora molto importante. BEA ha un’attenzione particolare per questi ambiti e fornirà agli studenti gli elementi giusti e i professionisti in grado di prepararli al meglio.

BEA è una scuola riconosciuta? Riceve dei finanziamenti pubblici?

Si tratta di un tipo di formazione al momento non riconosciuta (ma non è da escludere che possa esserlo fra qualche tempo! Speriamo presto…). BEA è un percorso educativo parallelo a quello tradizionale della scuola pubblica con cui comunque c’è collaborazione. Durante gli ultimi anni ci sarà la possibilità di prepararsi per affrontare privatamente l’esame di maturità, frequentare una scuola tecnico/professionale oppure pensare a iscriversi in una delle tante Università estere che non richiedono il diploma di scuola superiore. Stiamo lavorando per rendere il progetto accessibile anche alle famiglie meno abbienti attraverso il finanziamento di borse di studio.  

Abbiamo avviato intanto una campagna di crowdfunding per permettere a tutte le persone di sostenere il progetto dal basso con un contributo economico (questo il link diretto per contribuire e avere maggiori info sul progetto www.produzionidalbasso.com/project/bea-bologna-edu-action). Facciamo appello e chiediamo un aiuto diretto a tutte quelle persone, quelle aziende, quegli enti che hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni. Il progetto BEA sostiene la crescita di individui forti e motivati che possano concretamente portare nuova linfa a un mondo in continuo cambiamento.