L’America Latina, con i suoi mille colori, la sua fecondità, i suoi popoli originari,  i suoi martiri, è una terra di contraddizioni, tra queste le generazioni sconfitte; agiate all’ombra della sfacciataggine, dell’opportunismo  e dell’indifferenza. Generazioni che rifiutano un’identità propria e che calpestano ogni traccia della memoria e della dignità.
 
Generazioni inette, addormentate, incapaci di cavarsela da soli. Incapaci di osare a creare, a discutere, a formulare un’analisi propria, perché si sono abituati  a fare il copia incolla; a nascondersi dietro le parole e le azioni di altre persone, perché facendolo non richiede nessuna responsabilità.  Perciò sono i burattini con i quali si burla un sistema di dominazione che ogni volta si fonda sempre più  sulla radice inerte di quelli che dimenticano con facilità, perché vivono fluttuando dentro una  bolla di indifferenza e individualismo.
 
Incapaci di evidenziare e trasformare politicamente il tempo nel quale gli è toccato vivere, queste generazioni diventano gradini solidi su cui si arrampicano le cricche criminali che ci governano.
 
Per non impegnarsi si cullano in frasi che ripetono col profondo fervore  dei bigotti in processione  per la Settimana Santa e presentano pretesti con la serietà dei vigliacchi. Generazioni che fanno della poesia il peggiore degli oltraggi. Perché facile è pretendere di non capire, di mancare di conoscenza, di giocare a ignorare; perché facile è vivere dello sfruttamento di altri.
 
Perché pensare con la propria testa è una rivoluzione, perché esprimere il proprio pensiero è un affronto al sistema, perché analizzare non è la stessa cosa del copia e incolla; perché contestare  ciò che è ingiusto richiede sangue nelle vene, perché agire contro l’abuso non è da pusillanimi. Perchè si mettono in gioco la comodità, i favori, i contatti, i benefici ottenuti con il  silenzio e l’occultamento. Dalla slealtà.
 
Una America Latina frammentata e macchiata da generazioni di deboli che si sono lasciate segnare la strada, che non sono stati capaci di esplorare, che si sono lasciati incastrare in un mondo di apparenze, corruzione, mazzette, abusi, aggressioni e consumismo. Generazioni che si sono negate a loro stesse l’opportunità di differire e la responsabilità di obiettare. Che si lasciano trascinare da una corrente  di acque  nere che li lascia  puzzolenti alla sottomissione.
 
Tanto sconfitte che non sono capaci di riconoscere  la memoria di tanti che attraverso  la storia hanno pagato con la loro vita il sogno di una terra libera e feconda; al contrario, quella memoria la macchiano. Tanto sconfitte che preferiscono fingere di non vedere, perché osservare li obbliga a rispondere, a denunciare e ad esigere. Tanto sconfitte che hanno avuto la capacità di fargli chinare il capo o voltarsi dall’altra parte: quando l’aggressore colpisce, assassina e fa sparire coloro che con il coraggio e l’amore hanno alzato la voce per gli oppressi.
 
Generazioni che non hanno mai fatto un tentativo per recuperare la loro identità, la loro dignità e la loro libertà.  Sono talmente sconfitte che continueranno a ricevere le briciole; credendo che tutto ciò che dice chi ha creato il sistema di dominio attuale sia la verità assoluta lo faranno diventare un’abitudine e un  modello che si tramanderà alle generazioni successive. Rendendo così l’America Latina la terra perfetta per il disonore e per la mancanza di memoria. Mentre sono complici e responsabili dell’oppressione dei loro popoli, queste generazioni ignorano o fingono di ignorare che anche loro sono state mutilate e che hanno perso molto di più, perché senza dignità la vita è meno che nulla.
 
Sono recuperabili queste generazioni? Sì. Ma è  come scommettere sul delirio ed è necessario il coraggio dei pazzi sognatori per recuperare il seme e farli germogliare.
 
Nella pazzia non c’è l’idea  che una rondine non fa primavera. Nella resistenza vive il verde speranza.
Tradotto dallo spagnolo da Monica Monicardi, revisione Pressenza Italia