In quanti conoscono il Patto dei Sindaci a sostegno delle politiche europee sul clima? Si fatica a trovarne traccia e informazioni, eppure potrebbe essere uno strumento molto efficace per agire concretamente.

Nonostante il grande successo in Europa e il ruolo di leader dei Comuni italiani, è difficile trovare informazioni su questa iniziativa negli organi di informazione nazionale. Si presenta qui una breve analisi dello stato dell’arte del Patto dei Sindaci. In successivi articoli, nel corso delle prossime settimane, si presenteranno alcune delle azioni concrete in atto da parte degli Enti locali europei per mostrare come nei territori è sempre più viva la speranza e la convinzione di un futuro energeticamente diverso.

Fu lanciato nel 2008 a sostegno delle politiche europee sul clima, subito dopo l’approvazione del “pacchetto clima ed energia” che vedeva l’orizzonte del 2020 quale tappa fondamentale per rivoluzionare il sistema energetico europeo. Gli obiettivi fissati allora dai governi europei per il 2020 riguardavano la riduzione delle emissioni climalteranti, l’aumento della quota di fonti rinnovabili e l’aumento dell’efficienza energetica, ognuno del 20% rispetto alla situazione vigente 30 anni prima (1990, considerato come anno base di riferimento a livello internazionale). Il messaggio era sintetizzato con lo slogan: 20-20-20 al 2020. Tali obiettivi, vincolanti sotto alcuni aspetti per gli Stati europei, furono appunto adottati nel 2008 dal Patto dei Sindaci al fine di coinvolgere fin da subito in questa sfida, seppur in modo volontario, gli Enti locali e regionali di tutta Europa, consapevoli che una vera rivoluzione energetica non si può intraprendere e portare a compimento senza un concreto coinvolgimento degli attori principali (cioè dei soggetti che presentano sui propri territori i maggiori consumi energetici), cioè le città e i sistemi urbani in generale.

Il Patto dei Sindaci rappresenta quindi l’iniziativa territoriale più importante a livello europeo per la transizione da un sistema basato sulle fonti fossili ad uno basato sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Almeno in teoria è così, in quanto raramente le politiche nazionali, tengono conto del ruolo degli Enti locali. In Italia, al di là del coinvolgimento, a volte “forzato”, degli Enti regionali, non si è mai vista una politica energetica nazionale che valorizzasse il ruolo degli Enti locali, pur sapendo che oltre il 50% dell’energia viene consumata proprio in ambito urbano.

Da poco più di un anno il Patto dei Sindaci è stato rinnovato, inserendo al proprio interno anche il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Come è ormai noto, ridurre i consumi energetici al fine di ridurre le emissioni di gas climalteranti potrebbe ormai non essere più sufficiente, almeno in alcuni specifici casi. Alcuni impatti (eventi meteorologici estremi) si verificheranno comunque, visto il ritardo con il quale si è deciso di affrontare il problema, ed è quindi necessario attrezzarsi per rispondere a tali impatti. Fare in modo che i rischi conseguenti a tali impatti siano minimi e, soprattutto, che le popolazioni in zone a rischio sappiano cosa fare in caso di emergenza. Per un breve periodo il tema dell’adattamento è stato gestito “in parallelo” nell’ambito del Patto dei Sindaci, nel senso che si doveva aderire ad una specifica iniziativa (Mayors Adapt), distinta dal Patto dei Sindaci vero e proprio, sebbene ad esso correlata. Si è doverosamente superata questa incongruenza presso la Commissione Europea, forse dovuta alle modalità di gestione di tali iniziative a Bruxelles, ed oggi si può affermare che il Patto dei Sindaci risulta completo ed in linea con una visione strategica che considera parimenti importante il tema della mitigazione (riduzione delle emissioni) e il tema dell’adattamento (gestione dei rischi dovuti agli impatti attesi), tanto da suggerirne un approccio integrato.

Ancor di più il Patto dei Sindaci risulta completo e strategico con il promulgamento dei propri obiettivi oltre il 2020 (ormai alle porte); i nuovi aderenti al Patto dei Sindaci avranno come orizzonte temporale il 2030, in linea con le decisioni assunte dai governi europei che nell’Ottobre 2014 hanno concordato i nuovi obiettivi della politica energetica europea al 2030, tra i quali la riduzione delle emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990, una quota di fonti di energia rinnovabile pari al 27% del consumo energetico, lasciando poi la flessibilità agli Stati membri di definire obiettivi nazionali, e una maggiore efficienza energetica attraverso modifiche della direttiva sull’efficienza energetica. La riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas serra e l’inserimento dell’adattamento sono gli elementi principali di novità per il nuovo Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia con orizzonte temporale il 2030 ma con una chiara visione fino al 2050.

Oltre al Patto dei Sindaci – che già adesso vede operativi alcuni uffici in territori extra-europei – a livello internazionale è attivo anche il “Compact of Mayors”, un’iniziativa lanciata dal segretario ONU Ban Ki-moon e dal suo inviato speciale per le città e i cambiamenti climatici, Michael R. Bloomberg. Il “Compact of Mayors” opera sotto l’egida dei principali network urbani globali, quali C40 (Cities Climate Leadership Group), ICLEI (Local Governments for Sustainability) e UCLG (United Cities and Local Governments). Entro la fine di Gennaio 2017 le due iniziative si fonderanno e verrà lanciato il “Patto dei Sindaci globale per il clima e l’energia” in modo da rafforzare ed ottimizzare gli sforzi delle comunità locali verso un futuro più sostenibile.

I numeri confermano la rilevanza del Patto dei Sindaci. Dal 2008 ad oggi[1] sono 7.201 i firmatari del Patto in Europa, cioè gli Enti locali e regionali che hanno formalmente aderito attraverso l’approvazione di una delibera del Consiglio (municipale o regionale) ed assumendosi l’impegno di ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas climalteranti entro il 2020. Oltre il 40% di tali firmatari sono Enti locali e regionali italiani. Inoltre, vi sono 572 firmatari del nuovo Patto dei Sindaci che si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni del 40% entro il 2030. In totale, stiamo parlando di territori ove vivono oltre 220 milioni di persone che, viste le modalità di adesione all’iniziativa, implica una maggiore consapevolezza dei cittadini sui temi dell’energia e dell’ambiente.

Gli intenti e i buoni propositi degli amministratori locali che aderiscono al Patto dei Sindaci vengono monitorati attraverso l’analisi delle azioni (monitoraggio biennale) inserite nel Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), che, con il nuovo Patto dei Sindaci, è stato ribattezzato Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), che gli aderenti hanno dovuto presentare entro un anno (entro due anni per il PAESC) dalla formale adesione all’iniziativa. Sono 5.672 (pari al 79% del totale dei firmatari) coloro che hanno presentato un PAES (di cui 3.014, pari al 53%, sono di Enti locali italiani). Nel totale dei PAES indicato sono inclusi anche i primi 17 PAESC presentati, di cui 8 sono di Enti locali italiani.

I numeri confermano anche il ruolo dell’Italia, o meglio degli Enti locali italiani che trainano il Patto dei Sindaci europeo e danno massa e consistenza a tale iniziativa. Non sempre il nostro Paese assume un ruolo di leader sulle tematiche energetiche e ambientali ma questa volta è così, anche se il ruolo di leader va riconosciuto alle migliaia di Comuni che, a volte con fatica, hanno redatto il proprio PAES/PAESC e ne attuano le azioni. Anche in controtendenza con le indicazioni che provengono dal governo nazionale che ha sempre rinunciato a tale ruolo di leader in sede europea e che al momento ribadisce sempre di più la volontà di perseguire una politica energetica fossile.

Da sempre il nostro paese difetta di una chiara politica energetica basata sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica e un’ancor meno chiara visione di abbandono delle fonti fossili. Azione questa che si dovrebbe dare per scontata vista la totale o quasi dipendenza del nostro paese dalle fonti fossili provenienti dall’estero. Ci si augura che il rinnovato Patto dei Sindaci e le azioni concrete che si stanno portando avanti a livello locale vengano al più presto recepiti quali elementi sui quali ragionare a livello nazionale e permettere all’Italia di valorizzare al massimo le proprie risorse energetiche ri

[1] Tutti i dati riportati nell’articolo si riferiscono alla data di accesso al portale europeo del Patto dei Sindaci (10/1/2017).

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