Nei giorni scorsi Amnesty International ha denunciato una nuova ondata di repressione nel Biafra. Il rapporto, intitolato “I proiettili piovevano dappertutto”, offre prove inconfutabili del fatto che le forze di sicurezza nigeriane abbiano commesso violazioni dei diritti umani, incluse esecuzioni extragiudiziarie, tortura e altri trattamenti degradanti contro la popolazione del Biafra e gli attivisti Pro-Biafra.

Questa settimana invece lo stesso esercito nigeriano ha lanciato un’operazione denominata Python Dance per reprimere ancora una volta nel sangue le manifestazioni in favore della secessione, nella parte sud-orientale del paese. Tanti gruppi come IPOB (The Indigenous People Of Biafra, l’associazione che rappresenta gli indigeni della regione, ndr) hanno continuato a chiedere a gran voce un break-up del paese e la creazione di un Biafra indipendente. Uno dei leader di IPOB, Nnamdi Kanu, è rimasto in carcere dopo essere stato arrestato dagli agenti di sicurezza nigeriani più di un anno fa.

Il movimento Pro-Biafra IPOB ha fatto appello ai residenti del Sud-Est di accettare la sentenza del tribunale riguardante la richiesta di rilascio su cauzione di Nnamdi Kanu, sapendo che l’esito sarebbe probabilmente andato a sfavore di quest’ultimo.

Infatti, come temeva IPOB, ieri Binta Nyako, giudice della Corte suprema federale, ha negato la cauzione a Nnamdi Kanu e ad altri tre imputati. Secondo il magistrato, nel caso in questione non è possibile rilasciare su cauzione Kanu e gli altri poiché la legge nigeriana vieta questo diritto ad imputati su cui pendano accuse così gravi. Per il giudice Nyako la pena per chi è accusato del crimine di alto tradimento è l’ergastolo.

Poco dopo la sentenza, il procuratore generale Shuaibu Labaran ha immediatamente chiesto alla Corte la tutela dell’identità dei suoi testimoni, i quali dovrebbero testimoniare contro Kanu e gli altri imputati. Egli ha invitato la corte a permettere ai testimoni dell’accusa di testimoniare nascondendosi dietro ad una tenda, che sarebbe stata fornita dal tribunale stesso. Labaran ha poi chiesto di ottenere un ordine per impedire la divulgazione dei nomi e altri dettagli dei testimoni nella seduta pubblica, per ragioni di sicurezza.

Gli imputati  si sono ovviamente opposti a queste assurde richieste, sostenendo che tali concessioni equivarrebbero ad una grave violazione del loro diritto alla difesa. Il giudice Binta ha in seguito fissato per il 13 dicembre una seduta per decidere se consentire o meno la segretezza dei testimoni nella causa dello Stato nigeriano contro il leader delle popolazioni indigene del Biafra (IPOB) Nnamdi Kanu e altri. Si tratta della terza volta in cui un tribunale ha rifiutato a Kanu ed altri la cauzione, da quando sono stati arrestati l’anno scorso.

Dopo il diniego della cauzione a Kanu, il presidente Muhammadu Buhari ha ribadito l’importanza dell’unità della Nigeria, invitando coloro che contemplano la secessione a ripensarci. Buhari, attraverso una dichiarazione riferita dal suo portavoce ed assistente speciale per i media e la comunicazione, Garba Shehu, ha avvertito che la questione di avere un altro paese all’infuori della Nigeria è fuori luogo e non è in discussione.

Con l’istituzione della nuova operazione Python Dance, l’esercito ha messo in guardia tutti i gruppi secessionisti contro “atti in grado di minacciare la sovranità della nazione”. Per motivi a noi sconosciuti il governo e l’esercito nigeriani vedono nelle proteste pacifiche e senza armi dei gruppi Pro-Biafra una minaccia, nonostante il fatto che manifestare pacificamente sia un diritto umano.

Secondo gli indigeni del Biafra il lancio dell’operazione non è altro che una nuova manovra del governo federale, in accordo con i governatori nel sud-est del paese, per sterminare gli agitatori pro-Biafra. Ricordiamo ai nostri lettori che l’esercito nigeriano aveva, attraverso il suo portavoce colonnello Sagir Musa, annunciato lunedì scorso l’intenzione di svolgere la Python Dance “dal 27 novembre al 27 dicembre per controllare le attività criminali nel sud-est”.

Non essendo la Nigeria in stato di guerra, tutti i governatori nel Sud-est saranno ritenuti responsabili di queste atrocità commesse in Biafra dai militari nigeriani.

Facciamo appello alla comunità internazionale e alle organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo affinché si prenda atto di queste gravi violazioni dei diritti dell’uomo in Nigeria, perché le vite dei biafrani sono ancora una volta messe in pericolo dal governo e dall’esercito nigeriani.