Lo shock, l’incredulità e l’angoscia seguiti all’elezione di Donald Trump sono stati presto seguiti da un’ondata di proteste e dai primi tentativi di organizzare la resistenza alle misure razziste, xenofobe, misogine e islamofobiche preannunciate dal nuovo presidente.

Secondo il sito Democracy Now! vari sindaci da New York e Seattle hanno dichiarato che non collaboreranno con la promessa di Trump di deportare milioni di immigrati senza documenti, nonostante la minaccia di ritiro dei fondi federali e gli studenti di cento college e università di tutto il paese hanno chiesto che i loro istituti diventino “campus rifugio”. In molte città gruppi di base stanno organizzando delle reti di auto-difesa contro la deportazione.

In un articolo uscito sul sito Alternet il giornalista Arun Gupta propone ad attivisti e organizzazioni di cominciare a chiedere forti prese di posizione ai consigli comunali e ai sindaci delle loro città. Si va dal rifiuto di collaborare con le retate, le detenzioni e le deportazioni degli immigrati, a quello di appoggiare i programmi di registrazione e sorveglianza dei musulmani, all’opposizione a ogni tentativo di criminalizzare o attaccare Black Lives Matter o altri movimenti per la giustizia sociale.

Secondo Gupta è vitale andare oltre le dichiarazioni di facciata, elaborando strategie legali per resistere alle future, odiose politiche federali ed esercitare uno stretto controllo popolare sulla polizia, che l’amministrazione Trump tenterà probabilmente di usare come truppe d’assalto contro intere comunità.

I consigli comunali dovranno anche approvare dichiarazioni di appoggio ai servizi per la salute riproduttiva delle donne, opporsi a ogni attacco al diritto di organizzazione sindacale, ai salari, ai benefici e all’assistenza sanitaria per i lavoratori e chiedere la fine dell’economia dei combustibili fossili.

Si tratta, insiste Gupta, di proteggere i membri più vulnerabili delle comunità. Non solo immigrati e musulmani, dunque, ma anche persone LGBT e donne a cui viene negato l’aborto, creando reti di solidarietà, alloggio e raccolta fondi.

E’ probabile che molte amministrazioni locali cercheranno di fare il minimo, nella speranza che la protesta si spenga. Sarà dunque necessario organizzare un ampio movimento di base che continui a esercitare pressione e controllo sul loro operato e incoraggi riunioni a ogni livello – nei quartieri, tra i colleghi di lavoro, nelle scuole e nelle università –  in modo da trasformare le città in bastioni di non-collaborazione, resistenza e protezione.