Basta un sì”. Lo slogan scelto dai promotori del progetto di revisione costituzionale è semplice, positivo, concreto ed efficace. Per cambiare la Costituzione “basta un sì”. Sicuramente sarà stato pensato da grandi esperti della comunicazione di massa. Sembra uno slogan vincente.

A pensarci bene, però, è un slogan che mostra in tre parole il tratto superficiale, il volto banale, il senso astratto e il significato distorto della riforma costituzionale.

La Costituzione è un documento impegnativo, che chiama in causa tutti i cittadini e le istituzioni, per realizzare “il sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore” (Piero Calamadrei). La solidarietà e la giustizia sono il cuore dell’antropologia umana: non può bastare un sì per realizzarle.

Viene in mente la frase di don Lorenzo Milani: “Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande ‘I care’. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: ‘Me ne importa, mi sta a cuore’.” Chissà che cosa direbbe il priore di Barbiana di questo diseducativo “basta un sì”…

Recentemente il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha dichiarato: “Questo referendum ha una valenza e un’importanza unica. Auspichiamo che le persone si informino e si impegnino personalmente”. Quanta voglia di delegare c’è in quel “basta un sì”?

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità” (Piero Calamandrei). Dov’è lo spirito costituzionale nel “basta un sì”? Dove va a finire la responsabilità dopo un “basta un sì”?

Don Luigi Ciotti, nella prefazione del libro ‘L’ABC della Costituzione’ ha scritto: “La Costituzione non chiede solo ‘obbedienza’ ma molto di più: corresponsabilità, ossia impegno a essere liberi con gli altri e per gli altri. Non basta allora conoscerli, gli articoli della Costituzione. Bisogna metterli in pratica nella vita di ogni giorno, individuale e sociale, privata e pubblica. Farli diventare cultura e costume.” È evidente che un sì non può bastare. La Costituzione ci chiede davvero “molto di più”. Proporre di cambiarla con un “basta un sì” significa non “comprendere in profondità i suoi principi fondanti” (Giuseppe Dossetti).

Alla fine ci basta aver sentito quel “basta un sì” per essere consapevoli dell’incolmabile differenza tra chi ha scritto e chi vorrebbe riscrivere la nostra Costituzione. Teniamolo ben presente.