Giovedì 27 ottobre 2016 le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione epocale finalizzata all’avvio, nel 2017, di negoziati su un trattato che vieti le armi nucleari. Questa storica decisione annuncia la fine di due decenni di paralisi negli sforzi multilaterali per il disamo nucleare.

In un incontro del First Committee dell’Assemblea Generale ONU, che si occupa del disarmo e delle questioni di sicurezza internazionale, 123 nazioni hanno votato a favore della risoluzione, con 38 voti contrari e 16 astensioni.

La risoluzione istituirà una conferenza delle Nazioni Unite all’inizio di marzo prossimo, aperta a tutti gli stati membri, per negoziare uno “strumento giuridicamente vincolante per proibire le armi nucleari in direzione della loro totale eliminazione”. I negoziati continueranno in giugno e luglio.

La Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), una coalizione della società civile attiva in 100 paesi, ha accolto l’adozione della risoluzione come un importante passo avanti, che marca un fondamentale cambiamento nel modo in cui il mondo affronta questa minaccia capitale.

“Per sette decenni le Nazioni Unite hanno messo in guardia sui pericoli delle armi nucleari, e persone di tutto il mondo hanno fatto campagne per la loro abolizione. Oggi la maggior parte degli stati finalmente si è risolta per la messa al bando di queste armi”, ha affermato Beatrice Fihn, direttore esecutivo di ICAN.

Nonostante il braccio di ferro con alcuni stati dotati di armi nucleari, la risoluzione è stata adottata a larga maggioranza. Un totale di 57 nazioni hanno presentato la risoluzione, con Austria, Brasile, Irlanda, Messico, Nigeria e Sud Africa che si sono fatti carico di redigerla.

Il voto all’ONU è arrivato a poche ore dall’adozione di una risoluzione sull’argomento da parte del Parlamento Europeo, con 415 voti a favore, 124 contrari e 74 astensioni – con l’invito agli Stati membri dell’Unione Europea a “partecipare in modo costruttivo” ai negoziati dell’anno prossimo.

Le armi nucleari restano le uniche armi di distruzione di massa non ancora messe fuori legge in modo complete e universale, nonostante i loro ben documentati e catastrofici impatti umanitari e ambientali.

“Un trattato che proibisca le armi nucleari rafforzerebbe la norma globale contro l’uso e il possesso di tali armi, colmando le principali lacune dell’attuale regime legale internazionale e stimolando l’azione sul disarmo, ferma da tempo”, ha detto Fihn.

“Il voto odierno dimostra molto chiaramente che la maggioranza delle nazioni del mondo considera necessaria, attuabile e urgente la proibizione delle armi nucleari, considerandola l’opzione più attuabile per ottenere un reale progresso sul disarmo”, ha affermato.

Armi biologiche e chimiche, mine anti-uomo e bombe a grappolo sono tutte espressamente proibite dalle leggi internazionali, ma attualmente esistono solo divieti parziali per le armi nucleari.

Il disarmo nucleare è stato una delle priorità delle Nazioni Unite fin dalla formazione dell’organizzazione, nel 1945. Negli ultimi anni gli sforzi per avanzare verso questo obiettivo si sono arrestati, con le nazioni dotate di armi nucleari che hanno dedicato enormi investimenti alla modernizzazione dei loro arsenali nucleari.

Sono passati vent’anni dagli ultimi negoziati per istituire uno strumento per il disarmo nucleare: il Trattato per la completa messa al bando dei test nucleari del 1996, che non ha ancora vigore legale a causa dell’opposizione di una manciata di nazioni.

La risoluzione di oggi, nota come L.41, agisce come raccomandazione centrale da parte di un gruppo di lavoro ONU sul disarmo nucleare, che si è riunito quest’anno a Ginevra per valutare il merito di varie proposte finalizzate alla realizzazione di un mondo libero dalle armi nucleari.

Arriva inoltre dopo tre importanti conferenze intergovernative che hanno esaminato l’impatto umanitario delle armi nucleari, tenutesi in Norvegia, Messico e Austria nel 2013 e nel 2014. Questi incontri hanno contribuito a riformulare il dibattito sulle armi nucleari focalizzandosi sui danni inflitti alle persone da questo tipo di armi.

Le conferenze hanno anche consentito alle nazioni non dotate di armi nucleari di svolgere un ruolo più assertivo nell’arena del disarmo. Con la terza e ultima conferenza, che ha avuto luogo a Vienna nel dicembre 2014, la maggior parte dei governi ha indicato la propria volontà di porre fuori legge le armi nucleari.

In seguito alla conferenza di Vienna, ICAN è stata determinante nel trovare appoggio all’azione diplomatica di 127 nazioni, nota come Iniziativa Umanitaria, impegnando i governi a cooperare negli sforzi di “stigmatizzare, proibire ed eliminare le armi nucleari”.

Vittime e sopravvissuti alle esplosioni nucleari, inclusi i test nucleari, hanno contribuito attivamente in tutto questo processo. Setsuko Thurlow, sopravvissuta al bombardamento di Hiroshima e sostenitrice di ICAN, è stata tra i principali promotori del divieto.

“Questo è davvero un momento storico per il mondo intero”, ha detto in seguito al voto di oggi. “Per quelli di noi che sono sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, è un’occasione davvero gioiosa. Aspettavamo da così tanto che arrivasse questo giorno”.

“Le armi nucleari sono assolutamente aberranti. Tutte le nazioni dovrebbero partecipare ai negoziati previsti il prossimo anno per meterle fuorilegge. Spero di essere lì io stessa per ricordare ai delegati le indicibili sofferenze che le armi nucleari causano. E’ nostra responsabilità assicurare che una tale sofferenza non accada di nuovo”.

Oggi nel mondo ci sono ancora più di 15.000 armi nucleari, per lo più negli arsenali di due sole nazioni: gli Stati Uniti e la Russia. Altre sette nazioni possiedono armi nucleari: Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord.

La maggior parte delle nove nazioni dotate di armi nucleari ha votato contro la risoluzione ONU. Anche molti dei loro alleati, inclusi quelli in Europa che ospitano armi nucleari sul proprio territorio come parte di un accordo NATO, non hanno appoggiato la risoluzione.

Ma le nazioni di Africa, America Latina, Caraibi, Sud-Est Asiatico e Pacifico hanno votato a grande maggioranza a favore della risoluzione e giocheranno probabilmente un ruolo chiave l’anno prossimo a New York, in occasione della conferenza di negoziazione.

Lunedì 15 vincitori del Premio Nobel per la Pace hanno esortato le nazioni ad appoggiare i negoziati e a portarli “a una conclusione tempestiva e vittoriosa per poter procedere rapidamente verso l’eliminazione finale di questa minaccia all’esistenza dell’umanità”.

In una dichiarazione del 12 ottobre, anche il Comitato internazionale della Croce Rossa ha fatto appello ai governi perché appoggiassero questo processo, affermando che la comunità internazionale ha un’“opportunità unica” di arrivare al bando delle “armi più distruttive che siano mai state inventate”.

“Questo trattato non eliminerà le armi nucleari da un giorno all’altro”, ha concluso Fihn, “ma stabilirà un nuovo e potente standard giuridico internazionale, stigmatizzando le armi nucleari e convincendo le nazioni a intraprendere azioni urgenti sul disarmo”.

In particolare, il trattato metterà una grande pressione sulle nazioni che rivendicano la protezione dalle armi nucleari da parte di un alleato per porre fine a questa pratica e questo a sua volta farà pressione verso un’azione di disarmo da parte delle nazioni dotate di armi nucleari.

 

Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella