Lo spirito del Migration Compact, la proposta del governo Renzi all’Ue, è lo stesso dell’accordo fatto dall’Europa con la Turchia. Si tratta di deportare migliaia di profughi e di pagare gli Stati africani per il lavoro sporco.

La proposta fatta dal governo Renzi alla Commissione Europea per risolvere il “problema” dei migranti in arrivo dall’Africa, il cosiddetta Migration Compact, è un brutto passo da parte dell’Italia. Lo spirito del Migration Compact è lo stesso dell’accordo fatto dalla Unione Europea con la Turchia. Lo ha detto il nostro Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, parlando a porte chiuse alla Commissione trilaterale (!): «L’impegno, profuso dall’Europa per la riduzione dei flussi migratori sulla rotta balcanica va ora usato sulla rotta del Mediterraneo centrale per chi arriva dalla Libia».

Trovo grave che il governo Renzi ritenga un successo l’accordo Ue con la Turchia. Un accordo abominevole (costato sei miliardi di euro!) che richiederà la “deportazione” in Turchia di migliaia di migranti e profughi. E siccome le deportazioni sono atti criminali, ritengo l’accordo fra Ue e la Turchia un atto criminale. Quella che «I ventotto paesi dell’Unione europea hanno scritto con la Turchia – ha detto giustamente Cristopher Hein, portavoce del Consiglio Italiano per i Rifugiati – è una delle pagine più vergognose della storia comunitaria. È un mercanteggiamento sulla pelle dei rifugiati». Lasciamo alla Grecia la responsabilità di effettuare i rimpatri (impossibili) in un paese, la Turchia, che non è il loro paese, che non li vuole e per di più, non ha risorse per integrarli.

Ora l’Italia vuole fare lo stesso con i paesi africani. Un primo tentativo del genere era stato fatto con il cosiddetto “Processo di Khartoum” e con il vertice fra Ue e i capi di Stato africani a La Valletta (Malta), lo scorso anno, promettendo ai paesi sub-sahariani un miliardo e mezzo di euro per trattenere i migranti nei loro paesi. Ma con ben pochi risultati.

Ora, dopo il “successo” dell’accordo con la Turchia, l’Italia propone il Migration Compact con i paesi dell’Africa dai quali provengono i migranti. Con quali strategie? Primo, la creazione di un Fondo europeo per gli investimenti nei paesi africani, stornando i soldi che oggi l’Europa destina all’Africa per opere socialmente utili (purtroppo ridotti al lumicino!). Secondo, la creazione di EU- Africa Bonds per aiutare i paesi africani a crescere e a innovarsi (ritorna il mantra di Matteo Salvini: «Aiutiamoli a casa loro»). Mentre ai governi africani verrebbe chiesto «un efficace controllo delle frontiere, riduzione dei flussi migratori cooperazione in materia di rimpatri/riammissioni». Purtroppo saranno i governi dittatoriali d’Africa a trarne profitto e i popoli a pagarne le conseguenze.

Il Migration Compact sta ottenendo sempre più consensi a Bruxelles. Angela Merkel, nell’incontro con Renzi a Roma, si è detta d’accordo con il piano, ma non è d’accordo con gli Euro-bonds. Mentre il vice di Juncker, Frans Timmermans, si trova in sintonia con la proposta italiana. Se dopo lo scellerato accordo Ue-Turchia, ora passerà l’accordo capestro con i paesi africani, l’Europa diventerà sempre più una fortezza protetta dal filo spinato, nella quale finiremo per sparare sia per difendere i confini esterni, ma anche quelli interni fra Stato e Stato, perché i migranti continueranno ad arrivare. Naufraga così il sogno europeo.

«L’accoglienza è un dovere dell’essere umano – ha ricordato Papa Francesco durante la sua profetica visita a Lesbo – La tragedia umanitaria che si sta consumando sotto i nostri occhi in parte l’abbiamo prodotta noi con l’indifferenza e con le guerre che ai nostri confini abbiamo concorso a fare esplodere con il traffico degli armamenti». Per questo dobbiamo dire No con forza al Migration Compact, che verrà pagato da centinaia di migliaia di africani impoveriti. Non è questa la strada per risolvere il problema dei migranti. «Sogno un’Europa – ha detto il Papa ricevendo il Premio Carlo Magno il 6 maggio davanti alle massime autorità dell’Unione Europea – dove essere un migrante non è un delitto».

Alex Zanotelli

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