E’ Hanan Al Hroub la migliore insegnante del mondo secondo la Fondazione Varkey che lo scorso 13 marzo, a Dubai, le ha assegnato il Global Teacher Prize durante il global forum per l’educazione.

Ha primeggiato su migliaia di altri educatori e sui dieci finalisti provenienti da Stati Uniti, Pakistan, Regno Unito, Giappone, Finlandia, Australia, India.

Leggo e rileggo la notizia. Vado alla ricerca di video, d’immagini. Quasi resto incredulo.

Hanan Al Hroub è una donna, palestinese e insegna la nonviolenza.

In questa felice scelta, c’è forse una conquista. Nella ricompensa di Hanan Al Hroub si concentra il succo di un nuovo vivere, quello che da anni predichiamo, quello per il quale i nostri cuori battono, quello per il quale, aprendo gli occhi al mattino, proviamo ad impegnarci e che tentiamo di trasmettere alla gente comune e al mondo intero.

Ribobino il cervello, respiro profondamente per un attimo e rimetto in circolo i neuroni in una configurazione regolare per ricapitolare quanto accaduto a Dubai.

La preferenza è andata a una donna, un’educatrice. Solo questo è sufficiente per decretare qualcosa di meraviglioso. Un giorno il mondo si sveglia e valorizza e riacclama l’importanza dell’educazione e di chi cerca di professarla.

Chi cerca di professarla, tra l’altro attraverso il gioco, è una donna palestinese, Hanan Al Hroub. A questo punto ci sarebbe da fare i salti di gioia e applaudire con le lacrime agli occhi per l’attribuzione di un riconoscimento dalla risonanza internazionale a una donna, genere che non sempre riceve carezze nel nostro pianeta, palestinese. Ma allora, adesso, esistono i palestinesi? Ci si accorge persino della loro esistenza?

A concludere la sequenza di emozioni è il fatto che quella donna palestinese, ex profuga di 43 anni, insegna ai bimbi e alle nuove generazioni la nonviolenza in un contesto, quello dei campi profughi di Dheishe, che storicamente e quotidianamente parteggia più per la violenza e la radicazione dell’odio.

Futurismo? No, tutt’altro, è la storia vera dei nostri giorni.

Bingo!

In un solo colpo al global forum vengono esaltati il valore della donna, la rilevanza della non discriminazione, la grandezza della nonviolenza, la forza della pace e il peso della salvaguardia dei diritti umani come armonia garante di un equo convivere.

Educazione e nonviolenza, educare alla nonviolenza per fare il salto dimensionale e generazionale e contrapporre un nuovo umanesimo alla disumanizzazione e alla disumanità che imperano nella società odierna e che si ergono a elementi “necessari” della modernità.

Gioiamo per il Global Teacher Prize e tiriamo un sospiro di sollievo che proviene dalla condivisione e dalla forte valenza simbolica che in questo momento storico assume la prestigiosa decisione presa dalla Varkey Foundation.

Vie di fuga, fessure di luce che penetrano nel nostro vivere e che lanciano messaggi nuovi e forse innovativi in seno a una collettività che sinora, invece, ha voluto far sbocciare ad arte violenza, volgarità, esclusione, vendetta, cupidigia.

Eppure, i bollori si acquietano quando poi si prova ad ampliare la riflessione e il pensiero e, con una prospettiva  d’insieme, emerge chiaro e con veemenza la contraddizione del nostro tempo.

Scorrono le dichiarazioni di felicitazione di Tony Blair, di Bill Clinton, di Papa Francesco, quelle del Principe William e quelle di tanti altri personaggi e personalità decisioniste delle sorti del pianeta e dell’uomo.

Per un attimo ci assale lo sconforto al solo pensare che, da un lato, c’è chi riconosce a livello mondiale il ruolo della donna, c’è chi riconosce universalmente la Palestina e i diritti dei palestinesi, c’è chi riconosce i benefici concreti della nonviolenza e del pacifismo, chi riconosce il peso dell’azione dal basso, chi riconosce il coraggio della partecipazione attiva del cittadino, chi riconosce la necessità di cambiare le cose anche attraverso l’educazione, mentre, contestualmente, dall’altro lato, il mondo muove i passi esattamente in direzione opposta mostrando l’evidente contraddizione della conquista di Hanan, la contraddizione tra ciò che si pensa, si filosofeggia e si desidera e ciò che si mette materialmente in atto giorno per giorno.

La violenza, la violazione dei diritti, le guerre, la corsa agli armamenti, la discriminazione, il non rispetto, il sopruso, le prevaricazioni, l’affarismo a scapito del genere umano e dell’ambiente sono i motori dell’epoca moderna e finiscono col trovare il riscontro nella gente comune e nei governanti, quegli stessi che spesso sono in prima linea davanti alle telecamere a congratularsi per il significato di premi come il Global Teacher.

E allora? Allora c’è da pedalare e impegnarsi in prima linea, senza necessariamente guardare alle classi dirigenti; c’è da pedalare come fa Hanan Al Hroub e come fanno quotidianamente e coraggiosamente milioni d’insegnanti sparsi per il globo e così come del resto fanno silenziosamente milioni di persone. Il mondo è nostro, signori!

Sì, di ognuno di noi, di chi nel proprio giardinetto e nel proprio ruolo sociale e con il proprio esempio tangibile non è altro che un educatore dell’umanità.