La reazione del presidente turco Erdogan all’appello lanciato dagli “Accademici per la Pace” per chiedere la fine del conflitto in corso nel sud-est della Turchia non si è fatta attendere: in un discorso pronunciato ad Ankara durante una conferenza di ambasciatori turchi, ha accusato i 1.128 accademici di 89 università firmatari dell’appello di essere una quinta colonna di potenze straniere decise a minare la sicurezza nazionale della Turchia.

Con toni sempre più sprezzanti e violenti Erdogan li ha definiti gente oscura con una mentalità colonialista, ignoranti, simpatizzanti dei terroristi e pseudo-intellettuali che non saprebbero nemmeno indicare dov’è situato il sud-est della Turchia. Ha poi riservato minacce neanche tanto velate ai firmatari turchi dell’appello, accusandoli di tradire lo stato che li paga, concede loro il passaporto e permette un livello di vita superiore alla media.  Poco dopo il Consiglio Superiore dell’Istruzione ha annunciato un’indagine disciplinare nei loro confronti e minacciato di licenziarli.

Erdogan ha anche invitato famosi studiosi e intellettuali, tra cui Noam Chomsky, a osservare con i loro occhi quello che succede in Turchia. Invito immediatamente respinto da Chomsky: in una mail scritta al quotidiano inglese Guardian, il famoso accademico e attivista americano ha definito un ipocrita il presidente turco e dichiarato che se mai decidesse di visitare la Turchia, non sarebbe certo su suo invito, ma su quello di molti coraggiosi dissidenti, compresi curdi sottoposti per anni a feroci attacchi.