Spettacoli teatrali, laboratori  e corsi con un obiettivo comune: promuovere la nonviolenza come scelta di vita e soluzione di conflitti personali, sociali e politici. Ne parliamo con Maria Virginia Siriu, attrice e regista, che nel 2001 ha fondato a Cagliari il Teatro Nonviolento Theandric insieme all’autore e regista Gary Brackett.

Da dove viene il nome Theandric? 

E’ il titolo di un libro che costituisce il testamento artistico e spirituale di Julian Beck, fondatore del Living Theatre. E’ un termine che viene dal greco e unisce “divino” e “umano”. Ad un certo punto Beck riflette sul destino di tante persone che si erano impegnate negli anni Sessanta e Settanta combattendo contro il sistema, per poi finire con la cravatta e il posto in banca e  propone un’ottica diversa, non più “contro”, ma che punta a una lotta nonviolenta per trasformarsi e costruire ciò che si vuole essere. Questa è stata la nostra ispirazione e il nostro punto di partenza.

Come si sviluppa la vostra attività?

Seguiamo diversi filoni: spettacoli teatrali in cui la nonviolenza è il tema centrale, laboratori e corsi di educazione alla nonviolenza per bambini e adulti, in cui aiutiamo i partecipanti a sviluppare una personalità nonviolenta attraverso tecniche teatrali. Un tempo il teatro aveva una funzione di informazione e mediazione sociale che si è persa; noi cerchiamo di riproporla per ricostruire un percorso che in una società come quella greca, per esempio, era naturale.

Il nostro spettacolo più recente, “Antigone on Antigone”, ha come tema centrale la mediazione dei conflitti. Per superarli e non finire nella morte fisica e spirituale bisogna attingere al divino che c’è in ogni uomo (un rimando al nome che abbiamo scelto). Lo spettacolo coinvolge gli spettatori nei conflitti tra i personaggi, chiedendo loro di esprimersi con la voce, il movimento, le emozioni e le riflessioni.

Puntiamo sempre alla partecipazione del pubblico e otteniamo reazioni diverse: c’è chi si entusiasma e chi, alla fine dello spettacolo, rimane immobile e silenzioso, per non spezzare il senso di un’altra dimensione che si è creato. Lavorando nelle scuole ci siamo spesso trovati davanti allo stupore e alla gioia di ragazzi convinti che il teatro fosse una noia, per poi scoprire una realtà molto diversa.

Nei laboratori aiutiamo i partecipanti a prendere coscienza della varie forme di violenza e delle possibilità offerte dalla nonviolenza attraverso il dialogo, l’ascolto e la gestione dei conflitti. Si parte dal corpo e dal vissuto di ognuno e si lavora molto sulle emozioni e le sensazioni attraverso tecniche teatrali. Ovviamente l’aspetto relazionale è molto importante.

Avete rapporti di collaborazione con altre realtà, teatrali e no?

Sì, consideriamo fondamentale “fare rete” con tutte quelle realtà sociali, culturali, ambientali eccetera che condividono la nostra direzione nonviolenta. Per questo i nostri spettacoli e laboratori sono spesso inseriti in iniziative di solidarietà, mostre, incontri con associazioni che praticano modalità di vita differenti, dagli orti sinergici ai condomini solidali.

Nel 2015 abbiamo organizzato “Love sharing”, il primo festival di teatro e cultura nonviolenta, in cui il teatro dialoga con le altre arti e con il mondo e ne prevediamo un’altra edizione nel 2016. Per noi la prospettiva di un futuro senza violenza e senza guerre dev’essere al centro della creatività artistica.

Puoi raccontare un’esperienza di particolare impatto avvenuta durante i laboratori o gli spettacoli teatrali?

Ricordo che in uno dei primi laboratori che ho organizzato è arrivato un ragazzo che era stato paracadutista nei reparti d’assalto e aveva partecipato ad azioni nel Kossovo. A un certo punto aveva deciso di smettere, inorridito dalla violenza in cui era rimasto coinvolto ed era tornato in Sardegna. E qui aveva trovato una reazione inaspettata, che lo aveva scioccato: invece di capire e appoggiare la sua scelta, molti gli chiedevano stupiti perché avesse lasciato un lavoro ben pagato per tornare a fare la fame a casa!

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Oltre all’edizione del 2016 del festival “Love Sharing” a cui accennavo prima e di cui definiremo le date entro gennaio, continueremo a portare in giro lo spettacolo “Antigone on Antigone” e una produzione per bambini, “Azur e Asmar”, una fiaba di Ocelot sull’incontro tra culture diverse e il superamento dei pregiudizi. Stiamo preparando un nuovo spettacolo per adulti, basato sull’“Antonio e Cleopatra” di Shakespeare, mentre nel 2017 metteremo in scena “La vedova scalza” dell’autore sardo Salvatore Niffoi.

In questo momento in cui sembrano prevalere l’odio e la violenza, quale ruolo potrebbe svolgere il teatro per rafforzare la scelta nonviolenta nelle persone?

Il teatro è un grande strumento di crescita personale e di presa di coscienza e ha a disposizione molti strumenti per far vivere agli spettatori un’esperienza che può cambiarli interiormente. E’ la base da cui partire per un percorso che coinvolga anche le tante altre realtà che mostrano come un nuovo mondo sia già in germe.

 

Nel sito dell’associazione culturale e della compagnia teatrale Theandric (http://theandric.org/) e nella pagina Facebook https://www.facebook.com/teatrononviolento.theandric si trovano informazioni, riflessioni e immagini sugli spettacoli, i corsi e i laboratori.