Le elezioni regionali hanno visto le liste del Front National (FN) arrivare in testa in sei regioni su 13.

Il Front National ha raccolto la maggioranza dei voti con 6.018.775 voti (il 27,73% dei suffragi espressi), vale a dire il 13,29% degli iscritti alle liste elettorali. Un risultato vicino al record di Marine Le Pen alle elezioni presidenziali del 2012 con i suoi 6,4 milioni voti. L’astensione è stata del 50,1%. Le schede bianche rappresentano il 2.4% degli elettori, cioè 542.489 voti.

La reazione della maggioranza dei media sottolinea questa onda ”marina” con toni da cataclisma. Tuttavia, questo cataclisma sembra soprattutto quello del partito socialista e della coalizione di destra che vedono nell’FN un pericoloso concorrente per le elezioni presidenziali del 2017.

Questo risultato riflette l’esasperazione e la rabbia di gran parte dell’elettorato sia per le politiche di austerità che per i ripetuti tradimenti e le promesse non mantenute.

Al di là di una visione pragmatica, il fatto più sorprendente è che non emerge alcuna grande forza sociale di sinistra, cosa che non può essere spiegata solo con il ruolo dei mass media portavoce del pensiero unico.

Si sarebbe potuto pensare che il Front de gauche avrebbe assunto questo ruolo. Ma nel formulare un progetto politico limitato alle turbolenze economiche, sociali e ambientali prodotte dal sistema neo-liberale ha dimostrato che quest’ultimo rimane, di fatto, il sistema di riferimento. Nessun sogno, nessun cambio di paradigma, nessun progetto seriamente lungimirante per la società né tanto meno per l’essere umano, ma solo una serie di proposte per così dire tecniche tendenti solo a tirarsi fuori dalle varie crisi che si succedono.

È un po’ come se, in una sorta di accanimento terapeutico, ognuno proponesse una soluzione per salvare il moribondo.

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia per Pressenza