Vittorio Pallotti coordina il Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, cioé la più grande collezione al mondo di manifesti, nazionali ed internazionali sui temi della pace.

Come nasce questa iniziativa unica in Italia?

Nel 1984, il collettivo degli Obiettori di coacienza alle spese militari (OSM) stava organizzando, per la primavera dell’anno successivo, un’iniziativa per la pubblicizzazione della Campagna OSM. Con l’intento di creare qualcosa di diverso da quanto fino ad allora attuato (conferenze, tavole rotonde, dibattiti, …) proposi di allestire una mostra di manifesti sui temi della pace, utilizzando quelli da me raccolti (circa 200) fin dal 1981 in occasione della mia partecipazione, in rappresentanza della Lega per il Disarmo Unilaterale (LDU), a diverse manifestazioni di massa contro l’installazione degli euromissili in alcune grandi città europee.
La proposta, per la sua originalità, venne accolta con interesse e curiosità. Nel marzo 1985, a Bologna, in Palazzo d’Accusio (sede del Comune) fu così inaugurata la “Prima mostra bolognese del manifesto contro la guerra e la corsa agli armamenti, per l’educazione alla pace e alla nonviolenza”. La mostra fu integrata con alcune decine di manifesti forniti dal gruppo di obiettori di coscienza in servizio civile presso il Comune di Trento. La mostra, adeguatamente pubblicizzata dagli organi di informazione locali, ebbe un grande e inaspettato successo; tanto che venne ripetuta nel 1986 e 1987, con un numero doppio di manifesti (circa 400), nella grande e prestigiosa Sala dei Seicento di Palazzo Re Enzo.
Da allora ad oggi furono organizzate in tutta Italia da varie realtà locali (associazioni, enti, scuole, università, parrocchie, …) decine di mostre di manifesti su varie tematiche (obiezioni di coscienza, educazione alla pace, difese alternative, donne per la pace, religioni e pace, ecologia-pace-ambiente, diritti umani, …) per un totale di oltre 240 uscite.

Dove si trovano ora fisicamente i manifesti? E come si possono vedere?

Dal 2006 la Raccolta dei manifesti si trova presso la Casa per la Pace ‘La Filanda’ di Casalecchio di Reno (Bologna). Casa e Raccolta sono visitabili su appuntamento telefonando o scrivendo a: Vittorio Pallotti, tel. 051-584513, mail: vittoriopallotti@libero.it.

Voi organizzate anche esposizioni tematiche: ce ne puoi parlare ed anche spiegare come fare per averle?

Nell’anno 2000 Bologna fu una delle 9 città europee ‘capitali della cultura’. Ad essa venne affidato il tema specifico della ‘comunicazione’. Il CDMPI decise di presentare un progetto per l’allestimento di una mostra di 100 manifesti dal titolo “50 anni di pace (1950-2000) sui muri d’Europa”. Il progetto, approvato e finanziato dal Comitato per ‘Bologna 2000’, fu realizzato nel chiostro della Chiesa di S. Martino nel corso dell’autunno 2000. Per l’occasione fu pubblicato il catalogo “50 anni di pace in Europa (1950-2000): eventi e immagini”, che riporta sinteticamente una parte delle iniziative e degli eventi di pace in Italia ed Europa nei 50 anni trascorsi.
Da allora il CDMPI (che nel frattempo aveva raccolto circa 2000 manifesti) ha realizzato singole mostre tematiche itineranti, ciascuna di esse formata da un numero di manifesti variabile da 40 a 70. L’elenco completo delle mostre è reperibile sul nostro sito (www.cdmpi.it) e si possono richiedere a: vittoriopallotti@libero.it.

Questa iniziativa è anche diventata un libro: com’è e come sta andando?

Nel dicembre 2014 è uscito il libro “Manifesti raccontano…le molte vie per chiudere con la guerra”, a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese. Il volume (200 pagine a colori, formato A4, 66 ill., € 20,00) è il primo del genere che viene pubblicato.
La prima parte del libro, dopo le prefazioni di Peter van Den Dungen e Joyce Apsel (rispettivamente coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace-INMP e docente all’Università di New York) sviluppa la storia e l’attività del CDMPI.
La seconda parte è suddivisa in 14 capitoli su altrettante tematiche che si richiamano alla struttura dell’archivio dei manifesti: Disarmo, Culture di pace e culture di guerra, educazione alla pace, ONU, Diritti umani e Cooperazione internazionale, Ecologia e ambientalismo per la Pace, Marce per la Pace, … . Ogni capitolo è così strutturato:
– un’introduzione a carattere storico sul tema affrontato
– l’esame di alcuni manifesti della Raccolta di cui vengono analizzati ed evidenziati gli aspetti storici, politici, educativi, estetico-artistici e la loro efficacia comunicativa
-l’elenco di alcuni manifesti della Raccolta sull’argomento
– una bibliografia.
La terza parte, infine, contiene una serie di saggi sul ‘manifesto pacifista’. Ne sono autori alcuni tra i maggiori esperti italiani di comunicazione (Umberto Eco e Omar Calabrese) e personaggi storici della nonviolenza italiana come Davide Melodia.
Completa il volume una bibliografia specifica sul tema del manifesto, con particolare riferimento al manifesto politico e a quello pacifista.
L’interesse per il libro (cui ha collaborato, in particolare per la seconda parte, la pittrice Fiorella Manzini) ha permesso di presentarlo in varie città italiane (tra cui Bologna, Firenze, Ferrara, Frosinone, Perugia, Trento) e i suoi autori sono disponibili a presentarlo anche in altre località.

Quali altre iniziative state portando avanti?

In collaborazione con ‘Percorsi di Pace’, l’associazione casalecchiese che, tra l’altro, cura la gestione della Casa per la Pace ‘La Filanda’, stiamo portando avanti la scannerizzazione e digitalizzazione dei manifesti di cui, ad oggi, è possibile visionare le immagini di circa un migliaio sul sito “www.manifestipolitici.it; è necessario cercare  i manifesti atribuiti a ‘Casa per la pace La Filanda’.

Sono anche in programma le seguenti iniziative:
– pubblicazione ‘on line’ della versione in inglese del libro, prevista per i primi mesi del 2016;
– stage sui manifesti con studenti liceali di Casalecchio di Reno (Bologna)
– completamento della sistemazione dell’archivio di documentazione cartacea. L’archivio, composto da oltre 200 faldoni, è stato di recente dichiarato dal Ministero dei Beni Culturali “di interesse storico particolarmente importante”. La sua consultazione, tra l’altro, ha contribuito in modo determinante alla pubblicazione del libro di Rossella Ropa “La possibile utopia – Per una storia dei movimenti pacifisti a Bologna nel secondo Novecento” (edizioni Aspasia, Bologna, 2013, pp.192). Il libro costituisce la prima, e per ora unica, ricerca storica sul pacifismo bolognese (e non solo)..

Ad avere sottomano questa collezione che immagine ci si fa delle trasformazioni del pacifismo in Italia?

L’immagine che ritengo ci si possa fare, esaminando i manifesti della Raccolta (che. a fine giugno 2015, aveva superato i 5000 esemplari), dell’evoluzione del pacifismo in Italia è la seguente. Contrariamente a quanto si legge e si sente sui media nazionali, che si accorgono del pacifismo solo quando si manifesta in piazza con molte migliaia di persone (in assenza delle quali la domanda di rito del giornalista, in occasione di un evento bellico o terroristico, è “ma dove sono i pacifisti?”), il pacifismo (soprattutto quello caratterizzato in senso nonviolento) è presente a livello locale in una miriade di iniziative di tutti i tipi (editoriali, seminariali, umanitarie, scolastiche, artistiche, religiose, incontri a tutti i livelli, ecc.). Iniziative pubblicizzate su manifesti, locandine, volantini, nelle radio locali, via Internet e per telefono. Agendo quindi a mo’ di talpa il pacifismo italiano ha la possibilità di sviluppare una consapevolezza e maturità maggiori rispetto al passato e quindi, nei momenti più drammatici, agire in profondità nella società contribuendo in modo più efficace alla soluzione dei problemi, politici e umanitari, e ad uscire dalle varie emergenze: terrorismo, guerre, violenze di varia natura.

Nella tua pluriennale esperienza e percorso di pacifista e nonviolento cosa pensi sia opportuno trasmettere alle nuove generazioni?

a) la conoscenza della storia del pacifismo e dei suoi protagonisti, nelle sue varie articolazioni e rapporti con l’ambientalismo, la promozione dei diritti umani, la cooperazione internazionale;
b) fornire la propria e altrui testimonianza dell’impegno per la pace e la nonviolenza;
c) attraverso l’analisi, la riflessione e il confronto sviluppare quanto più possibile un atteggiamento critico (e autocritico) nei confronti della realtà e della sua evoluzione.