Forum dei Movimenti per l’Acqua: De Vincenti sbaglia su Messina e sulla gestione dell’acqua

 
Perché il nostro paese soffre mortalmente di una dissennata cementificazione e di una sostanziale assenza manutenzione del territorio. Ciò equivale ad un dissesto idrogeologico dilagante che con l’estremizzazione degli eventi metereologici provoca un acuirsi del rischio e della vulnerabilità, che mette a repentaglio i mezzi di sostentamento, la salute e la vita di milioni di persone.
Perché nel nostro paese vige uno scellerato patto di stabilità interno che impedisce agli Enti Locali di fare gli investimenti per mettere in sicurezza il territorio.Perché l’accesso all’acqua nel nostro paese non è considerato un diritto, nonostante i referendum del 2011. Si tratta di un servizio affidato al mercato e gestito da Società per Azioni, spesso quotate in borsa. Per questo da 20 anni diminuiscono gli investimenti e aumentano bollette e perdite delle reti.Le dichiarazioni rilasciate dal Sottosegretario De Vincenti circa la necessità di “cambiare musica sulla gestione del servizio idrico” poichè saremo di fronte a ”forme arretrate di gestione” sembrano provenire da un marziano.Ci teniamo a ricordare al Sottosegretario che la situazione siciliana risulta emblematica da questo punto di vista.

Infatti la privatizzazione in Sicilia ha portato ad una spartizione a tavolino delle gestioni provinciali e alla privatizzazione del sovrambito attraverso la costituzione di Siciliacque S.p.A..

E ha gia mostrato di essere fallita sia economicamente (vedasi il fallimento di APS e SAI 8, rispettivamente in Provincia di Palermo e Siracusa, che ha lasciato debiti, disservizi e lavoratori sulle spalle del pubblico) che politicamente a fronte di una gestione di sovrambito che, a causa del prezzo dell’acqua all’ingrosso fornita a comuni ed ATO, fa impennare vertiginosamente le tariffe a beneficio della multinazionale francese Veolia, che detiene il 75% di Siciliacque, senza peraltro lasciare granché nelle casse della regione proprietaria del restante 25% della S.p.A.. (Se e quanto viene lasciato, resta ad oggi un mistero).

Rispetto alla vicenda messinese va inoltre precisato che la prima frana che nel 2009 ruppe la conduttura dell’Alcantara non è stata ad oggi riparata da Siciliacque.Alla luce di questo quadro appare irragionevole, dunque, insistere nel voler esportare a tutta Italia questo modello.Il Sottosegretario ha perso una grande occasione per cambiare musica visto che il Governo ha deciso di impugnare la legge siciliana con cui s’intende modificare alla radice il governo dell’acqua nella regione andando verso una gestione pubblica.
Abbiamo invece bisogno di una grande opera pubblica: acquedotti e territorio messi in sicurezza, senza spazio per i profitti privati, ma con la partecipazione decisionale delle comunità locali. Per questo in Parlamento è depositata una legge sulla gestione pubblica e partecipata dell’acqua, per questo lottiamo contro le nuove privatizzazioni renziane, e anche per questo ci incontreremo a Roma il 7-8 novembre all’Agorà dell’acqua e dei beni comuni.
Mai più ‪#‎messinasenzacqua‬!
Roma, 5 Novembre 2015.
 
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua