Aung San Suu Kyi, simbolo della lotta democratica contro il regime militare in carica fino al 2011 e ora in parlamento nelle file dell’opposizione, ha chiesto ai gruppi etnici ancora in conflitto contro il governo centrale di lavorare concretamente verso un trattato di pace. Allo stesso tempo, ha però indicato la necessità di un accordo che non si affrettato ma che assicuri invece la stabilità sul lungo periodo. In questo modo, Suu Kyi ha rotto un lungo silenzio su una questione che continua a segnare in modo significativo la vita del paese.

L’intervento di Suu Kyi ha anticipato l’incontro – storico – che mercoledì vedrà nella capitale il faccia a faccia tra rappresentanze delle minoranze e il capo dello Stato Thein Sein. Al centro dell’evento sarà l’esame della bozza del cessate il fuoco faticosamente elaborata in mesi di incontri sovente cancellati, posposti o disattesi da alcune delle parti in causa.

Una chiamata alla cautela da parte della leader storica della Lega nazionale per la democrazia, principale partito d’opposizione nel parlamento di Naypiydaw, che ha anche motivazioni politiche. Un accordo storico con le minoranza armate sarebbe per il partito del presidente, quello dell’Unione per la solidarietà e lo sviluppo una spinta notevole in vista delle elezioni generali dell’8 novembre.

Il principale punto di disaccordo, su cui le trattative hanno rischiato più volte il blocco, è la richiesta che – prima di arrivare a un accordo di pace – la Costituzione sia emendata per garantire maggiore autonomia alle minoranze.

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