Il Global Footprint Network ci informa che quest’anno il giorno del sorpasso, in inglese Overshoot day, cade il 13 agosto, sette giorni prima rispetto al 2014. Il che vuol dire che per chiudere l’anno dovremo corrodere ancora più capitale naturale di quanto non ne abbiamo già corroso negli anni passati.

Il giorno del sorpasso, giova ricordarlo, indica il giorno dell’anno in cui abbiamo esaurito tutto ciò che madre natura è stata capace di metterci a disposizione in termini di frutti. Nel conteggio è compresa anche la nostra domanda di natura per l’assorbimento di anidride carbonica, che ormai produciamo in quantità pressoché doppia rispetto alla capacità di assorbimento del pianeta.

Nel tempo, l’Earth Overshoot Day si è spostato dai primi di ottobre, nel 2000, all’agosto negli ultimi anni. Le conseguenze di tale sforamento si manifestano sotto forma di deforestazione, siccità, scarsità di acqua dolce, erosione dei suoli, perdita di biodiversità, accumulo di anidride carbonica.

« L’impronta dovuta al carbonio è più che raddoppiata tra il 1961 e il 1973, data in cui il mondo ha iniziato ad andare in sovraconsumo ecologico. Oggi è diventata la componente che aumenta più velocemente nel crescente divario tra impronta ecologica e biocapacità del pianeta » dice Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network e co-ideatore dell’Impronta ecologica, il metodo che misura la quantità di natura utilizzata in rapporto ai consumi. L’impronta da carbonio è inscindibilmente connessa alle altre componenti dell’impronta ecologica, ovvero le aree coltivate, i pascoli, le foreste e le aree biologicamente produttive coperte da edifici e da strade. Tutte componenti in competizione fra loro perché più cresce la richiesta di cibo e legname, meno area rimane per le foreste capaci di assorbire il carbonio prodotto dai combustibili fossili. Di conseguenza più anidiride carbonica si accumula nell’atomosfera.

Per ridurre il nostro impatto sulla natura, tutti guardano con apprensione alla Conferenza che si terrà a dicembre a Parigi. I governanti hanno dichiarato di volersi accordare per una riduzione dei combustibili fossili tale da non fare crescere il surriscaldamento terrestre oltre i 2 gradi centigradi da qui alla fine del secolo. Per la verità già accettare un cambiamento del genere sembra pazzesco perché le conseguenze sarebbero incalcolabili. Ma per essere rispettato richiede l’abbandono totale dei combustibili fossili entro il 2070.

Ipotizzando che le emissioni di carbonio siano ridotte come minimo del 30% nei prossimi 15 anni, nel 2030 l’Overshoot Day potrebbe tornare indietro al 16 settembre. Obiettivo possibile considerato che negli ultimi venti anni la Danimarca ha tagliato le sue emissioni di carbonio del 33%. Il che non vuole dire che la Danimarca abbia raggiunto un’impronta ecologica sostenibile. Se tutti gli abitanti del pianeta vivessero come i danesi, ci vorrebbero 2,85 pianeti, cosa che farebbe anticipare l’Overshoot Day all’8 maggio.

Ed allora di cosa parliamo quando vaneggiamo di crescita? Sapremo anteporreun futuro senza uragani, inondazioni, siccità, e quindi guerre, a un’opulenza transitoria? Sapremo scegliere il rispetto per i nostri figli e per gli immiseriti della terra piuttosto che il nostro piacere fugace? E sapremo riorganizzare l’economia e la società per riuscire nel contempo a rispettare i limiti del pianeta e garantire a tutti un’esistenza dignitosa? Da come risponderemo a questi quesiti, si misurerà il nostro grado di civiltà.