Elezioni Turchia: vince l’Hdp, il “Podemos” turco.  “Siamo felici di entrare in parlamento con 80 deputati”. Lo ha detto nella prima dichiarazione post elettorale il deputato del partito filo-curdo Hdp, Sirri Sureyya Onder.
I dati confermano che l’Hdp, il partito filo-curdo in Turchia ha raggiunto il 12,9% dei voti, superando abbondantemente la micidiale soglia di sbarramento del 10% imposta dal premier Erdogan.
Di fatto il partito filo-curdo dell’Hdp, non solo per la prima volta riesce a far entrare la voce della minoranza curda in parlamento, ma impedisce anche al partito Akp, di Recep Tayyip Erdogan, di formare il governo da soli, ridimensionando notevolmente il premier turco che adesso avrà bisogno di allearsi e formare una colazione per un possibile governo di minoranza.

Erdogan con il suo partito puntava al raggiungimento del 60% dei voti per realizzare un referendum e modificare la Costituzione turca,  affidando così maggiori poteri al Presidente e istituire una repubblica presidenziale.
In molti, prima delle elezioni, avevano sostenuto che la vittoria del partito islamico di Erdogan e la successiva modifica della carta costituzionale potessero rappresentare un contesto molto pericoloso per la democrazia turca, paventando, che una nuova affermazione di Erdogan, avrebbe significato il passaggio ad una dittatura o quasi.

La popolazione turca non si è fatta attendere e ha risposto a questo tentativo di colpo di mano con una forte partecipazione alle urne, facendo così venire a mancare un 10% di consensi ad Erdogan e imponendo una battuta d’arresto al partito del premier turco, in carica da oltre 13 anni.

Adesso Erdogan, grazie anche al clamoroso successo del partito filo-curdo, sarà costretto a un governo di coalizione e finalmente a dover dialogare con le minoranze rappresentate in parlamento, compreso quella curda.
L’Hdp è nato nel 2014, frutto dell’unione del partito democratico curdo e del BDP “partito delle pace e della democrazia”, attualmente è rappresentato da Selahattin Demirtaş, 42 anni, avvocato di professione, da tempo impegnato nelle battaglie per i diritti civili e per il rispetto dei diritti umani, il leader curdo è inoltre tra i fondatori del presidio di Amnesty International a Diyarbakır.

Da sottolineare che queste elezioni turche oltre a rappresentare una vera svolta storica per tutto il paese, potrebbero anche cambiare alcuni assetti in tutta l’area circostante e contribuire a mutare gli equilibri di una politica internazionale turca che finora si è dimostrata molto poco sensibile alla questione curda e al tempo stesso molto ambigua nei confronti del vicino califfato nero, meglio conosciuto come Isis.