Federica Daga è deputata del Movimento 5 Stelle ed è prima firmataria della proposta di legge “Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l’adozione di tributi destinati al suo finanziamento” che si è cominciata a discutere in Commissione Ambiente in questi giorni.

Federica, la proposta di legge, come scritto nella sua premessa, vuole mettere ordine nel quadro legislativo in cui versa il tema dell’acqua dopo i due referendum. E’ il risultato di un percorso condiviso che parte dal basso. Ci puoi raccontare i punti salienti di questo percorso?

E’ un percorso che parte da lontano. Nel 2003, dichiarato dall’ONU Anno mondiale dell’acqua, proprio a Firenze si svolse il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua che, ispirandosi al concetto di acqua come bene comune necessario alla vita, bocciò le politiche fondate sulla trasformazione dell’acqua in merce.

Da allora sono state decine e decine le vertenze che si sono aperte nei territori contro la privatizzazione dell’acqua e per un nuovo governo pubblico e partecipato (dalla cittadinanza) della stessa.

La necessità di mettere in rete e collegare fra loro queste diverse esperienze, unita alla consapevolezza che per poter produrre un cambiamento effettivo occorreva costruire sull’acqua una vertenza di dimensione nazionale, sono state il terreno di coltura che ha permesso nel marzo 2006 la nascita del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, una rete costituita da centinaia di comitati territoriali e decine di reti nazionali, associative, sindacali e politiche.

Proprio perché tale cultura diventi politica concreta ed esperienza consolidata, le realtà territoriali e le reti nazionali che hanno promosso il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua hanno deciso di proporre uno strumento normativo che disegni il quadro della svolta auspicata: una proposta di legge d’iniziativa popolare con gli obiettivi di tutela della risorsa e della sua qualità, di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, con sua gestione attraverso strumenti di democrazia partecipativa, con ambiti territoriali suddivisi per bacini idrografici.

Nel 2007 a sostegno di tale proposta di legge sono state raccolte oltre 420.000 firme. Un risultato straordinario per il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che ha trovato l’ulteriore appoggio da parte di diverse centinaia di enti locali.

La mobilitazione sociale a favore di una gestione pubblica e partecipativa dell’acqua è proseguita in tutti questi anni e ha registrato un passaggio fondamentale il 12 e 13 Giugno 2011, quando i referendum hanno di nuovo raggiunto il quorum dopo 17 anni e sono tornati ad essere lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce. La maggioranza assoluta delle italiane e degli italiani ha votato Sì ai due referendum per l’acqua bene comune: oltre il 95% dei votanti si è espresso dunque in favore della fuoriuscita dell’acqua da una logica di mercato e di profitto.

Nel 2013 quando siamo entrati in parlamento uno dei primi atti è stato quello di aderire all’Intergruppo per l’Acqua bene Comune che aveva come primo obiettivo quello di portare in discussione il testo della Legge di iniziativa popolare opportunamente aggiornato e che giaceva nei cassetti del parlamento dal 2007.

Da qui speriamo di arrivare all’obiettivo comune della ripubblicizzazione!

 

Come sottolineate il tema dell’acqua è un tema mondiale gravissimo all’interno del tema generale, mi pare, dell’espropriazione dei beni comuni: è una battaglia che si può vincere?

Di sicuro si tratta di una battaglia che parte dal locale e arriva al globale, che comprende tutto ciò che riguarda la vita di tutti i giorni, diritti che vengono sistematicamente eliminati dai governi passati e attuale.

Il punto focale riguarda la riappropriazione da parte delle comunità di ciò che appartiene a tutti e che non può essere gestito da privati con l’obiettivo di trarne profitto.
Persino la Costituzione difende la proprietà privata solo e qualora abbia valenza sociale, l’articolo 43 infatti recita “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.”

In realtà bisognerebbe solo trovare il coraggio di attuare la Costituzione e il Referendum, evitare di “svilire lo strumento referendario” (parole della Corte Costituzionale) come invece hanno fatto alcuni atti parlamentari emanati subito dopo il referendum 2011. In questo momento, dubito che l’attuale maggioranza in parlamento abbia il coraggio di attuare la Costituzione e rispettare un Referendum perché vorrebbe dire mettersi contro alle lobby economiche nazionali e internazionali.

Di sicuro non sarà semplice, ma sono certa che con il giusto tempo e la giusta qualità delle azioni portate avanti, si arriverà a raggiungere l’obiettivo.

Qualcuno diceva Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi Vinci.

 

Quali sono i punti qualificanti della proposta di legge?

La legge prevede la gestione del servizio idrico attraverso soggetti di diritto pubblico, aziende speciali o consorzi, la partecipazione attiva della cittadinanza e dei lavoratori nella gestione, e la suddivisione del territorio in bacini idrografici per tutelare la risorsa dalla captazione alla depurazione e la conseguente eliminazione degli Ato provinciali o regionali che ad oggi prevedono il gestore unico, cioè un unico soggetto che gestisce il servizio idrico nell’area di riferimento.

Come si svilupperà l’iter della proposta? Che tempi prevedi perché possa essere votata?

L’iter parlamentare potrebbe essere lunghissimo, visto che governo e maggioranza approvano quasi esclusivamente decreti legge o deleghe al governo e la discussione delle proposte di legge parlamentari procede lentamente.
Per ora abbiamo iniziato le audizioni dei vari soggetti che ciascun gruppo può chiedere di ascoltare per ricevere contributi sul testo di legge. Ovviamente abbiamo deciso di iniziare ascoltando il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. In questa fase estiva stiamo spingendo per portare a termine almeno le audizioni con l’intenzione di pressare il Presidente di Commissione Ambiente ad iniziare la vera e propria discussione del testo di legge.

Sarà un processo complesso, dato che finora i governi hanno legiferato in via completamente contraria alla ripubblicizzazione dell’Acqua.

Il governo ancora in questi giorni porta avanti la politica delle privatizzazioni attraverso il disegno delega della Riforma Pubblica Amministrazione, invitando gli enti locali alla dismissione delle partecipate promettendo incentivi, cosa già inserita nella Legge di Stabilità 2015.
La politica governativa va in un senso e la legge sulla ripubblicizzazione dell’Acqua in senso completamente opposto. Sia il disegno delega ora in discussione che la legge Acqua stanno rendendo lampanti le politiche neoliberiste della maggioranza.
E’ fondamentale che la legge faccia il suo iter con l’attenzione dei comitati e dei cittadini perché la maggioranza PD non distrugga questo testo durante la discussione in commissione e in aula.

Servirà l’attenzione e la pressione di tutti dentro ma soprattutto fuori dal parlamento!

 

Qualcuno continua ad affermare che l’acqua pubblica costerebbe di più ai cittadini rispetto all’acqua privata: qual’è la tua risposta?

Falso! Sono le privatizzazioni che in questi anni hanno portato a

a) la riduzione del costo del lavoro, attraverso la diminuzione dell’occupazione e la precarizzazione dei contratti;

b) la riduzione degli investimenti, come già sperimentato nell’ultimo decennio di gestioni attraverso Società per Azioni il cui scopo societario è il produrre utili;

c) la riduzione della qualità del servizio, con meno manutenzioni, meno controlli etc.;

d) l’aumento delle tariffe, che infatti salgono esponenzialmente, con la complicità dell’AEEGSI (ente terzo garante del mercato che definisce le tariffe idriche);

e) l’aumento dei consumi della risorsa.

Insomma quanto di più lontano ci possa essere dalla salvaguardia dell’interesse generale.

Sicuramente possiamo affermare che un’azienda speciale o consorzio di diritto pubblico, il cui scopo societario è l’erogazione del servizio e non la distribuzione degli utili, partecipato da lavoratori e cittadini, possa dare un buon servizio essenziale alla cittadinanza a fronte di una tariffa contenuta.