La premio Nobel per la Pace guatemalteca Rigoberta Menchú si é recata mercoledì in Ecuador allo scopo di chiedere giustizia per le vittime e per l’ecosisteme amazzonico nel caso Chevron.

Tra il 1964 e il 1990, la multinazionale petrolifera Texaco, oggi fusa con la Chevron, ha perforato e operato 356 pozzi ed ha gettato i residui inquinanti in almeno 1.000 piscine scavate nella selva amazzonica ecuadoriana, provocando danni incommensurabili alla biosfera e malattie gravi alle persone.

La leader indigenista ha visitato il 3 giugno la provincia di Sucumbíos, dove ha potuto letteralmente toccare con mano i danni ambientali, sommergendo le mani in una piscina di rifiuti tossici, in segno di sostegno alla campagna denominata “La mano sporca della Chevron”.

“Questo è reale, non è immaginario”, ha dichiarato di fronte alle telecamere, “questa mano puzza di benzina bruciata”. Poi ha spiegato che “ciò che vuole l’Ecuador è giustizia basata sulla verità. Non accettiamo questa ingiustizia. Non accettiamo questi delitti”.

Con veemenza, il premio Nobel 1992 ha condannato il rifiuto dell’azienda statunitense di pagare l’indennizzazione di 9 miliardi e mezzo di dollari alle persone che hanno subito gli effetti dell’inquinamento, malati di tumori o altre gravi patologie: “Adesso i colpevoli vogliono esserlo due volte”. Menchú, che presiede una Commissione di Alto Livello che appoggia i reclami dell’Ecuador contro le multinazionali, ha annunciato che convocherà personalità con lo scopo di rafforzare la difesa del Governo nella contro-accusa della Chevron-Texaco.

Dal 2014, su iniziativa di un gruppo di persone danneggiate dall’inquinamento marca Chevron, in Ecuador e in altri paesi, il 21 maggio è il Giorno Mondiale Anti Chevron.

La Chevron, considerata una delle aziende più inquinanti del mondo, è stata condannata nel 2001 dalla Giustizia dell’Ecuador a pagare la suddetta cifra per lo spargimento di 680.000 barili di greggio e per la combustione a cielo aperto di 235.000.000 di metri cubi di gas.

L’Ecuador ha calcolato che la multinazionale ha contaminato 5 milioni di metri cubi di terra e ha depositato nelle piscine che ha scavato in Amazzonia 64 milioni di litri di grezzo e 71 milioni di litri di residui senza alcun trattamento.

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