Fissato per oggi a Mosca l’incontro tra  il Primo Ministro greco Alexis Tsipras e il Presidente russo Vladimir Putin.

Dalle prime indiscrezioni comparse sul quotidiano russo Kommersant, pare che il governo di Mosca per attrarre la Grecia nella sua sfera d’influenza  voglia offrire al governo greco un forte sconto sui prezzi del gas e garantire nuovi prestiti.

“Siamo pronti a considerare la questione di uno sconto per i prezzi del gas a favore della Grecia”, riporta il quotidiano, citando una fonte governativa russa.  Nessun commento è stato rilasciato né dal Ministero dell’Energia né da Gazprom, colosso energetico controllato dallo stato. La fonte ha riferito che, in cambio di sconti e di alcuni prestiti, la Russia chiederebbe l’accesso ad alcuni asset greci, la cui natura non è stata ancora precisata.

La strada intrapresa dalla Grecia in questi ultimi giorni  parrebbe portare proprio ad una rottura nei confronti dell’Unione Europea e in particolare un ulteriore strappo verso la Germania.

Questa direzione sembra essere confermata da una dichiarazione rilasciata nella tarda serata di ieri l’altro. “Siamo intenzionati a chiedere formalmente a Berlino i risarcimenti per i danni che la Grecia ha sofferto durante l’occupazione nazista”  precisando che l’ammontare dei danni corrisponderebbe a 278,8  miliardi di euro, valore ben al di sopra del PIL della Grecia prima dell’inizio della crisi. Il calcolo della cifra dei danni è stata annunciato dal Vice Ministro delle Finanze Dimitris Mardas all’interno di una commissione parlamentare.

L’avvicinamento al punto di rottura fra Grecia e istituzioni europee si è accelerato in queste ultime due settimane a causa dell’inconciliabilità fra due punti di vista diametralmente opposti. Da una parte l’Unione Europea, capeggiata dal governo Merkel, chiede con insistenza alla Grecia una serie di misure e riforme lacrime e sangue, sicuramente troppo impopolari e troppo dannose e onerose per la popolazione. Dall’altra il governo greco ha presentato un pacchetto di riforme che possa parzialmente accontentare le richieste dell’UE, ma che al tempo stesso limiti più possibile il danno per la popolazione.

In definitiva per trovare un accordo, basterebbe meno intransigenza e un passo in avanti da parte  dell’Unione Europea, mostrando un po’ di tolleranza verso un compromesso che non penalizzi troppo i greci, già lungamente provati da questa crisi infinita.

Ma come detto poc’anzi i due punti di vista sono difficilmente conciliabili: il primo, quello dell’UE, è vicino alle logiche finanziarie che hanno contraddistinto le politiche economiche degli ultimi 6 anni e che almeno finora non hanno portato nessuna via d’uscita ad una crisi che si protrae da troppo tempo sulle spalle delle classi più deboli della popolazione e dei paesi più poveri dell’Unione Europea.

Il secondo punto di vista, quello del governo di Syriza,  vuol tenere conto del mandato avuto dalla popolazione greca e  cerca di trovare una via di uscita che non preveda però un ulteriore impoverimento delle classi più deboli.

Con l’incontro di domani fra gli esponenti dei governi di Grecia e Russia, si definiranno in parte anche le sorti dell’Unione Europea; a un certo punto della sua storia questa dovrà pur scegliere se continuare a seguire le politiche dettate da banche e alta finanza, arrivando alla fine a una sua più che probabile disgregazione, oppure se cominciare a considerare anche le esigenze della popolazione.

A giudicare da quanto succede oggi questa seconda ipotesi pare sempre più lontana, come lontanissimo sembra ormai il cammino avviato 60 anni dai nostri padri costituenti, ovvero un’Europa dei popoli che prediligesse pace e solidarietà fra le nazioni componenti.