Il presidente de Venezuela, Nicolás Maduro, ha nominato nuovo ministro dell’Interno, della Giustizia e della Pace il generale Gustavo Enrique González López, uno dei sette alti funzionari oggetto nelle ultime ore di nuove sanzioni da parte degli Stati Uniti, mentre il paese celebra dieci giorni di lutto in memoria dei due anni dalla morte del suo mentore e predecessore, Hugo Chávez, il 5 marzo 2013.

González López, direttore generale del Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional (Sebin) – ha detto il presidente – “prenderà questo incarico perché vada a garantire di fronte all’impero statunitense la pace, la sicurezza cittadina e nazionale”. Maduro ha deciso inoltre che l’ammiraglio in capo Carmen Meléndez guiderà il ministro della segreteria della presidenza, al quale, ha detto, “garantirà la massima efficienza, grazie alla sua disciplina, al suo lavoro, alla sua traiettoria ed esperienza”.

Carlos Osorio, finora alla segreteria della presidenza, passerà invece a coordinare lo Stato Maggiore contro la Guerra Economica, oltre a mantenere il suo incarico di vicepresidente per la sovranità alimentare.

Nel pieno risorgere di una crisi interna con le consuete tensioni con la Casa Bianca, Barack Obama ha disposto nuove misure restrittive a carico di esponenti del governo di Caracas. Ha inoltre decretato una situazione di “emergenza nazionale” sostenendo che “l’erosione dei diritti umani, la persecuzione di oppositori politici, costituiscono una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti”.

Ma Maduro ha nel frattempo ricevuto un inatteso messaggio di sostegno da parte di Fidel Castro che si è felicitato con lui per il “brillante e coraggioso discorso di fronte ai brutali piani del governo degli Stati Uniti”.

“Le tue parole – ha scritto Fidel a Maduro in una breve lettera pubblicata dall’organo ufficiale cubano Granma – passeranno alla storia come prova che l’umanità può e deve conoscere la verità”. Lo stesso governo cubano ha ribadito ieri in un comunicato il suo “appoggio incondizionato” al governo del Venezuela, contestando le sanzioni nordamericane.