Un momento delle manifestazoioni intorno al summit (foto David Andersson – Pressenza)

Greenpeace guarda con interesse ad alcuni segnali giunti dalla comunità internazionale al summit sul clima di New York. Nella settimana che l’ha preceduto si sono registrati importanti impegni di alcune grandi imprese internazionali e le prese di posizione di molti importanti leader religiosi.  Al summit, alcuni grandi Paesi emettitori hanno annunciato passi avanti nel contenimento delle emissioni di gas serra.

Ma si poteva e doveva fare di più. In particolare, Greenpeace ritiene che la Cina debba anticipare radicalmente il picco delle sue emissioni di gas serra rispetto alla data indicata del 2025.  Le decisioni annunciate da Obama – le agenzie federali americane assumeranno i cambiamenti climatici come fattore centrale nei programmi di sviluppo internazionali – vanno sostenute da una ben più sostanziale riduzione del ricorso alle fossili da parte degli Stati Uniti.

I segnali provenienti dall’Unione europea sul sostegno economico al Green Climate Fund sono positivi, ma a Bruxelles si va verso un accordo sugli obiettivi di protezione del clima al 2030 modesto e non all’altezza della sfida.

Dal primo ministro Matteo Renzi sono giunte parole suggestive, ma in aperto contrasto con le politiche che il suo governo sta varando in Italia e con lo scarso impegno e la debole leadership che sta mostrando in Europa.

“L’intervento di Renzi a New York è stato un esercizio di retorica smentito dai fatti” afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Il primo ministro ha richiamato i moniti della scienza a fare presto e menzionato i primati italiani quanto a produzione da fonti rinnovabili. Se vuol rispondere alla scienza trivellando sempre più il Mediterraneo e promuovere il nostro primato di energia pulita penalizzando le rinnovabili, addirittura retroattivamente, o non sa di cosa parla oppure ha interpretato il summit Onu come l’ennesima passerella. Appuntamenti come questo meriterebbero ben altra serietà”.

Greenpeace chiede al governo italiano di rivedere radicalmente il decreto Sblocca Italia in materia di energia, specie per quanto riguarda le misure di deregulation e gli incentivi alle estrazioni di idrocarburi. L’Italia deve impegnarsi affinché in Europa si raggiungano obiettivi ben più ambiziosi e vincolanti su riduzione dei gas serra e crescita delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, che rappresentano una delle poche occasioni per la nostra crescita economica, nonché l’unica soluzione per proteggere veramente il clima.