“Israele viola in modo ripetuto e flagrante il diritto internazionale umanitario e dei conflitti armati […] La maggior parte dei recenti bombardamenti a Gaza manca di qualsiasi giustificazione militare accettabile e, al contrario, appare concepita per terrorizzare la popolazione civile.”

E’ durissima la denuncia di quasi 400 docenti e difensori dei diritti umani da tutto il mondo (tra cui ex esperti indipendenti dell’ONU e professori di diritto internazionale e di diritto penale di riconosciuto prestigio), uniti nel condannare le gravi violazioni e il “disprezzo dei più basilari principi del diritto internazionale” e “dei diritti fondamentali dell’intera popolazione palestinese”  che continuano a caratterizzare l’incessante offensiva israeliana in corso nella striscia di Gaza.

La dichiarazione chiama la comunità internazionale, le Nazioni Unite, la Lega Araba, l’Unione Europea e gli Stati Uniti a mettere in atto precisi ed efficaci meccanismi di accertamento delle responsabilità per i gravi illeciti oggetto della dichiarazione: “Le responsabilità non possono essere ancora una volta ignorate e obliterate per servire interessi politici: il nostro interesse deve essere quello della protezione dei civili e della pace”, afferma il Professor John Dugard, ex ‘Special Rapporteur’ delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati sin dal 1967.

“Ancora una volta è la popolazione civile, l’insieme dei soggetti protetti dal diritto internazionale umanitario, ad essere al centro degli attacchi. La popolazione di Gaza è stata presa di mira in nome di un diritto all’autodifesa di Israele legalmente non giustificabile, nel mezzo di un’escalation di violenza provocata di fronte a tutta la comunità internazionale”, afferma la dichiarazione.

E’ indiscutibile, secondo i docenti, la trasgressione di principi cardine del Diritto Internazionale Umanitario, tra cui il principio di distinzione, secondo il quale solo combattenti e obiettivi militari possono essere attaccati e il principio di proporzionalità. Attacchi indiscriminati contro i civili, “da chiunque perpetrati, non soltanto violano il diritto internazionale, ma sono – aggiungono – moralmente inaccettabili”.

Gli esperti affermano: “Sono state uccise intere famiglie. Ospedali, cliniche e persino centri di riabilitazione per disabili sono stati attaccati e gravemente danneggiati. Il numero di profughi interni ha superato la cifra di 240,000, molti dei quali rifugiati nelle scuole dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi – UNRWA, rivelatesi però tutt’altro che immuni agli attacchi israeliani, come dimostrato dai ripetuti attacchi alla scuola UNRWA di Beit Hanoun”, in cui avevano trovato rifugio centinaia di civili in fuga e il cui bombardamento ha causato la morte di almeno quindici persone e il ferimento di decine di donne e bambini. Nessun luogo è sicuro a Gaza.

La dichiarazione, inoltre, confuta le asserzioni di Israele sul fatto che il suo esercito starebbe adottando misure adeguate per evitare perdite di civili in un’area così intensamente popolata come Gaza: “Dare un avvertimento – come la tecnica del ‘roof knocking’ (i.e. avvertendo dell’imminente attacco con dei bombardamenti di ‘lieve’ entità sul tetto dell’abitazione) o l’invio di un SMS cinque minuti prima dell’attacco- non modifica il fatto che attaccare intenzionalmente un’abitazione di civili senza una dimostrata necessità militare rimane illecito e viola il fondamentale principio di proporzionalità”.

Nel testo si richiamano gli esiti della Commissione indipendente di inchiesta istituita nel 2009 dalle Nazioni Unite dopo l’operazione israeliana “Piombo fuso” che provocò la morte di più di 1.400 palestinesi, la maggior parte dei quali civili, tra cui più di 300 bambini: “Mentre il governo israeliano ha cercato di ritrarre le proprie operazioni essenzialmente come una risposta ai lanci di razzi in esercizio del proprio diritto di auto-difesa, la Commissione d’inchiesta ritiene che il piano di attacco fosse diretto, almeno in parte, a un diverso obiettivo: la popolazione di Gaza nella sua interezza”. Il Professor Richard Falk afferma: “È inaccettabile che la comunità internazionale non prenda alcun provvedimento mentre la popolazione civile di Gaza è intrappolata in una zona di guerra sovraffollata, senza ripari e senza vie di fuga da un pericolo terrificante”.

La denuncia dei giuristi colloca l’incessante offensiva israeliana nel contesto più ampio della sofferenza che i palestinesi di Gaza devono affrontare, ricordando che “l’intera popolazione della striscia di Gaza per oltre sette anni è stata sostanzialmente imprigionata dal blocco totale imposto da Israele”. L’impunità, continua la dichiarazione, deve cessare.

Infine, si invita la Palestina ad aderire alla Corte Penale Internazionale affinché essa possa “investigare i gravi crimini internazionali commessi sul territorio palestinese da tutte le parti del conflitto” e denuncia “l’inaccettabile pressione politica esercitata da alcuni Stati e dalle Nazioni Unite sul Presidente Mahmoud Abbas per scoraggiarne il ricorso alla Corte Penale Internazionale”.

Le adesioni possono essere indirizzate a: chantalmeloni@gmail.com

Il testo integrale della Dichiarazione (comprese le firme), in inglese, che ha già ricevuto enorme attenzione mediatica:
http://richardfalk.wordpress.com/2014/08/02/joint-declaration-on-international-law-gaza-final-list-of-endorsers/

– La traduzione del testo in italiano è tratta dal sito:
http://www.giuristidemocratici.it/post/20140731164638/post_html