con il Presidente Alwyn

 

Oggi verrà presentata a Santiago del Cile una raccolta degli scritti di Laura Rodriguez A chi voglia ascoltare. Un evento a esattamente 22 anni dalla morte della prima deputata umanista del pianeta. Questo evento non deve, a mio avviso, restare inosservato. Cercherò di spiegare perché e di approfittare di questo per raccontare alcune cose poco conosciute e segnalare alcune questioni che, formulate allora, restano ancora valide per la politica di oggi.

Intanto è bene sapere che Lala (come affettuosamente la chiamavamo noi amici) è stata la più giovane deputata del primo parlamento cileno eletto dopo i 17 anni di dittatura, nonché presidente di quel Partido Humanista che ebbe, per primo, il coraggio di legalizzarsi sotto la dittatura, quando Pinochet aveva concesso alcune minime libertà democratiche; legalizzarsi voleva dire poter mettere un fiscal, uno scrutatore a controllare la validità del referendum; quindi fare in modo che tutta l’opposizione potesse controllare che nessuno nel referendum che Pinochet aveva messo come plebiscito pro o contro di lui e che fu l’atto finale della sua uscita di scena.

 

Un altro elemento importante fu che Laura venne eletta nelle liste unitarie dell’opposizione, formate da un arco di forze democratiche molto vasto; quell’arco sostenne per un paio di anni il governo Alwyn come governo di ricostruzione nazionale; uno di quei momenti storici straordinari in cui un popolo si unisce nel processo di ricostruzione, di apertura del futuro.

Vendrà l’alegria recitava lo slogan di quella campagna elettorale.

Ma l’attività più importante di Laura è stata la sua attività parlamentare sintetizzata nello slogan: de cara a la gente, de espalda al parlamento. (di fronte alla gente, con le spalle al parlamento).

E questo significa in pratica: un anno di assemblee con le persone, le associazioni per formulare una proposta di legge per il divorzio (una legge analoga verrà approvata quindici anni dopo); significa la presentazione della famosa legge di responsabilità politica che obbliga i politici a mettere per iscritto i loro programmi elettorali e a rispettarli, pena la loro destituzione. Significa una presenza continua nei distretti di Santiago che l’hanno eletta e non solo lì a portare nel palazzo le istanze dei quartieri, della gente, dei lavoratori; una presenza che la portò, come ultima attività, già in sedia a rotelle, a visitare i detenuti in carcere.

Un ultimo decisivo compito Lala lo espletò con la sua malattia e la morte: chiarire, a livello collettivo, il senso della vita; con il suo tipico humor, in una trasmissione televisiva in prima serata (la sua ultima apparizione in TV), su una sedia a rotelle, col corpo mezzo paralizzato e deformato dai farmaci, si rivolge alla sua intervistatrice “vedi, tu ed io, dobbiamo morire tutte e due, solo che per me è un pochino più evidente”. “La morte è l’esperienza che ognuno di noi può condividere con tutti gli altri, eppure ne parliamo così poco, la rimuoviamo dalla nostra vita”.

E quando lascia il suo corpo (“io non sono i miei pezzi; quando morirò moriranno i miei pezzi; perché non potrei continuare ad essere io?”) una folla immensa accompagna la sua famiglia e gli umanisti in un corteo che assomiglia più a una gioiosa manifestazione che al classico funerale.

Il libro che si presenta oggi racconta tutto questo e già lo stiamo traducendo in italiano.

Eppure il tema di come deve essere un eletto è rimasto insoluto in tutto il mondo; il tema del virus che sembra cogliere chi accede a una posizione di potere e che Lala descriveva esistenzialmente come una specie di malattia; la necessità di mantenere un cavo a terra che recentemente ha espresso provocatoriamente il sindaco di Messina, Renato Accorinti, presentandosi al giuramento con i piedi scalzi, a ricordare il legame con il territorio; la questione della responsabilità politica e della democrazia diretta (sono di quell’epoca, nei qualrtieri di Santiago gli esperimenti di democrazia reale). E non parliamo nemmeno del tema del senso della vita, in questi giorni dove da varie parti il disprezzo della vita umana ha raggiunto limiti inimmaginabili.

Volevamo, in breve sintesi, ricordare alcuni degli elementi che hanno reso Lala una “debole luce che avanza ogni giorno di più”; e, come amico, connettermi una volta di più con la sua anima grande che è l’anima di tutte le buone persone che camminano ed hanno camminato le strade di liberazione di questo pianeta. Quando, l’anno dopo la sua partenza, sono stato in Cile nel quartiere di Penalolen dove era stata eletta, entrando in una povera baracca ho visto, in salotto, un curioso trittico che mostrava al centro la Laura ed ai lati Papa Giovanni ed Ernesto Che Guevara: meraviglioso sincretismo spirituale e sociale che solo le persone semplici riescono a creare, monumento alla diversità e allo spirito.

Dal manifesto attaccato alla parete del mio studio Laura sorride…