Una lavoratrice mostra il suo visto di collaboratore domestico straniero. In seguito alle modifiche apportate alle leggi sull’immigrazione nell’aprile 2012, i lavoratori che entrano nel Regno Unito con questo visto non sono autorizzati a cambiare datore di lavoro e questo li rende più vulnerabili agli abusi. (© 2014 Jutiar Salman)

Human Rights Watch ha denunciato, in un rapporto pubblicato oggi, i gravi abusi a cui sono sottoposti i collaboratori domestici migranti che accompagnano i loro datori di lavoro nel Regno Unito, inclusi i lavori forzati. Il rapporto ha constatato che il governo britannico sta facendo troppo poco per proteggere i lavoratori vulnerabili e che le recenti modifiche alle leggi britanniche sull’immigrazione rendono loro più difficile fuggire dalla condizione di abuso in cui si trovano.

“È scandaloso che nella moderna Gran Bretagna i collaboratori domestici migranti siano soggetti a tali terribili abusi”, ha dichiarato Izza Leghtas, ricercatrice per l’Europa Occidentale di Human Rights Watch. “Invece di proteggere questi lavoratori, il sistema rende più difficile la fuga da quella situazione”.

Il rapporto di 58 pagine, “Hidden Away: Abuses against Migrant Domestic Workers in the UK ” (Nascosti: abusi contro i collaboratori domestici migranti nel Regno Unito, N.d.T.) documenta abusi come la confisca dei passaporti, la reclusione in casa, abusi fisici e psicologici, orari di lavoro estremamente lunghi senza giorni di riposo e paghe molto basse o addirittura il mancato pagamento dei salari stessi.

Il fallimento del governo britannico nei confronti del diritto internazionale

Il rapporto mostra anche che il governo britannico non è riuscito a mantenere i suoi obblighi nei confronti del diritto internazionale per proteggere i collaboratori domestici migranti e permettere loro di ottenere giustizia in caso di maltrattamento.

Nell’aprile 2012, il Regno Unito ha abolito il diritto dei collaboratori domestici migranti di cambiare datore di lavoro una volta arrivati nel Paese, ignorando le raccomandazioni del Parlamento, delle organizzazioni non governative e degli esperti delle Nazioni Unite. Secondo i termini del nuovo ‘visto vincolante’ i collaboratori domestici stranieri non possono legalmente lasciare il loro datore e trovare un nuovo impiego, ciò significa che coloro che sono vittima di abuso rimangono intrappolati.

“Il governo britannico sta venendo meno al suo dovere di proteggere i collaboratori domestici migranti, che troppo spesso sono vittime di orribili abusi nascosti.”

“I lavoratori maltrattati si trovano ora di fronte ad una tragica scelta: sopportare i terribili abusi oppure fuggire e diventare migranti privi di documenti, situazione che comporterebbe ovviamente maggiore vulnerabilità nei confronti di ulteriori abusi e sfruttamenti. È aberrante che qualcuno possa rimanere intrappolato in simili violazioni in questo modo”, ha commentato la Leghtas. Dato che i collaboratori domestici lavorano in case private, la maggior parte delle violazioni si svolge a porte chiuse.

Lavorare per 18 ore di seguito senza pausa

Alcuni lavoratori hanno raccontato a Human Rights Watch di essere stati costretti a lavorare fino a 18 ore al giorno per settimane intere senza pause, senza essere nutriti adeguatamente e mangiando avanzi per sopravvivere. Inoltre, era vietato loro possedere un telefono cellulare o contattare le proprie famiglie e non potevano mai lasciare le case dei loro datori se non accompagnati. Alcuni ricevevano un salario di appena £100 (120,8726 Euro) al mese e talvolta anche questi stipendi miseri venivano trattenuti.

Un disegno di legge per contrastare la schiavitù moderna

In risposta ai gravi abusi sul lavoro nel Regno Unito, il Ministro degli Interni britannico, Theresa May, sta portando avanti un disegno di legge per contrastare la schiavitù moderna. La proposta, presentata dalla May nel dicembre 2013, aumenta le pene per i reati di schiavitù, di servitù, di lavoro forzato e di traffico di esseri umani da 14 anni di reclusione all’ergastolo. Purtroppo però non fa alcun riferimento alla difficile situazione dei collaboratori domestici.

Una commissione parlamentare sta riesaminando il progetto di legge ed è prevista la pubblicazione di un rapporto a inizio aprile. Human Rights Watch esorta il governo ad ampliare la portata della proposta per garantire tutele adeguate ai collaboratori domestici migranti, tra cui il diritto di cambiare datore di lavoro.

Secondo Human Rights Watch, il ripristino di questo diritto è fondamentale per aiutare a combattere la violenza contro questo gruppo di lavoratori molto vulnerabile. Ogni anno circa 15.000 collaboratori domestici migranti arrivano nel Regno Unito. Molti di quelli intervistati da Human Rights Watch erano donne provenienti dall’Asia o dall’Africa che già avevano lavorato per i loro datori nel Golfo e avevano già subito abusi per mano degli stessi.

Gli abusi diffusi anche nel Golfo

Human Rights Watch ha documentato abusi gravi e diffusi nei confronti dei collaboratori domestici migranti nel Golfo, dove le lacune della legislazione sul lavoro e il sistema restrittivo di tutela (kafala) contribuiscono allo sfruttamento. Il sistema della kafala lega il visto di un collaboratore domestico al suo datore di lavoro concedendo a quest’ultimo il controllo sulla possibilità di un cambio di lavoro del dipendente e, in alcuni casi, sulla possibilità di uscita dal Paese.

Secondo Human Rights Watch, l’abolizione nel Regno Unito del diritto di cambiare lavoro rischia di mandare ai datori del Golfo il messaggio che possono continuare a trattare i loro collaboratori come hanno fatto nell’ambito del sistema della kafala. La Ong ha anche dichiarato che le misure che il governo britannico adotta per prevenire gli abusi sono inadeguate.

La Gran Bretagna tratta i lavoratori anche peggio del Golfo

Il governo richiede che i lavoratori siano stati impiegati per almeno un anno presso il loro datore di lavoro prima di arrivare nel Regno Unito. Tuttavia, molti collaboratori domestici migranti intervistati da Human Rights Watch a Londra hanno detto che i loro datori li avevano sottoposti ad abusi nel Golfo e li avevano trattati allo stesso modo, o a volte anche peggio, anche nel Regno Unito.

I collaboratori domestici migranti non sono spesso in grado di accedere ai meccanismi di ricorso nel Golfo – dato che i loro datori confiscano i loro passaporti e limitano fortemente i loro movimenti – quindi l’impiego presso una famiglia all’estero non è un indicatore affidabile che non si sia verificato alcun abuso. Il governo britannico richiede anche che i termini e le condizioni di lavoro scritti su carta vengano firmati sia dal datore che dal dipendente, incluso l’obbligo di pagare il salario minimo previsto nel Regno Unito.

Purtroppo però non vi è alcun meccanismo per monitorare se tali termini vengano rispettati. Secondo le leggi britanniche, europee e internazionali sui diritti umani, il Regno Unito deve tutelare i lavoratori domestici migranti da abusi, sia da parte dei funzionari governativi che da parte dei privati.

I recenti tagli all’assistenza legale però negano la possibilità alle vittime, se non riconosciute come possibili vittime di tratta, di usufruirne gratuitamente, anche se sono vittime di lavoro forzato. Il governo britannico ha anche rifiutato di ratificare un trattato internazionale innovativo che offrirebbe ai collaboratori domestici gli stessi diritti di quelli degli altri settori. Nel giugno 2011 il Regno Unito è stato uno dei soli nove paesi che non hanno votato a favore della Convenzione sui Collaboratori Domestici dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO).

Human Rights Watch chiede che il Regno Unito si assicuri che i collaboratori domestici siano pienamente consapevoli dei loro diritti nel Regno Unito quando fanno richiesta di visto e che i datori comprendano il loro dovere di trattare i dipendenti in conformità alla legge del Regno Unito. “Il governo britannico sta venendo meno al suo dovere di proteggere i collaboratori domestici migranti che troppo spesso sono vittime di orribili abusi nascosti”, ha detto Leghtas . “Se si vuole sul serio porre fine a quella che si chiama schiavitù moderna, il governo dovrebbe riconoscere quanto siano vulnerabili questi lavoratori e dare loro la protezione che meritano”.

Cosa dovrebbe fare il Regno Unito secondo Human Right Watch

*Fonte: Human Rights Watch.

Leggi il rapporto in inglese

Traduzione dall’inglese di Martina Marsili