Con i voti del centrodestra e con l’aggiunta del voto di un consigliere del PD, tale Corrado Tomasi, il consiglio della Regione Lombardia ha approvato una mozione che chiede alla giunta di sollecitare il governo a sburocratizzare la vendita delle armi all’estero.

Motivo? Semplificare la vendita di armi al fine di non comprometterne la produzione e quindi assicurare i livelli occupazionali in questo settore.
Detto in altre parole, l’unica vera preoccupazione di chi ha votato tale mozione è mantenere il consenso elettorale in un’area, quale quella di Brescia in Val Trompia, in cui sono concentrate più di cento imprese produttrici di armi per un totale di circa tremila lavoratori.

Attualmente la normativa italiana prevede che prima di vendere le armi, le autorità italiane debbano conoscere i singoli dati dell’acquirente, tramite un’approfondita serie d’informazioni e documentazioni.
Ma evidentemente a chi chiede quella che definiscono una “sburocratizzazione” dell’esportazione di armi importa ben poco se le armi prodotte in Italia potrebbero essere usate per uccidere altri esseri umani in qualsiasi parte del mondo.
Che importa se qualche essere umano potrebbe perdere la vita a causa di uno strumento di morte prodotto in Italia? La cosa importante è assicurarsi i voti del proprio orticello!

Il Partito Umanista auspica che tale richiesta delirante venga rispedita al mittente e ritiene che la normativa attuale debba non solo rimanere tale, ma se è possibile diventare ancora più severa, nella prospettiva che la produzione di strumenti di morte si riduca sempre di più, fino alla riconversione totale di tali imprese.

In Italia la pena di morte è stata abolita. Completiamo l’opera: aboliamo anche la produzione degli strumenti che la procurano.