La giornalista Cansu Camlibel del quotidiano nazionale Hurriyet ha intervistato Salih Müslim Muhammed a Ginevra durante la seconda conferenza internazionale sulla Siria organizzata con lo scopo di trovare una via di uscita al conflitto in atto nel Paese.

Come specifica anche la giornalista, Salih Muslim e il partito da lui guidato, il PYD (Partito dell’Unione Democratica), non sono stati invitati ufficialmente alla conferenza ma hanno scelto di partecipare comunque per poter assistere a questo evento importante per il futuro della Siria.

Il PYD dal 2012 porta avanti un’esperienza alternativa al governo centrale e a tutte le proposte sul futuro prospettate per la Siria: un’esperienza di un nuovo sistema di vita in una zona dove vivono la maggior parte delle persone curde in Siria ossia il nord del Paese, chiamato anche Rojava.Nel 2012 il PYD con l’unità di difesa popolare (YPG) ha dichiarato l’inizio di un percorso che ha portato qualche giorno fa la zona a fare i primi passi verso l’autonomia. In Turchia sia il PKK che il partito politico parlamentare BDP e alcune altre realtà politiche sostengono questa esperienza articolata e di nicchia.
Ecco alcuni pezzi della lunga intervista(dalla voce di Salih Müslim Muhammed):

“Tutte le persone che attaccano la nostra area provengono dalla Turchia. I gruppi che ci attaccano sono El Nusra, Ahrar Al Sam, Liva Tevhid e lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. In Siria entrano delle armi spedite in Turchia dal Qatar e le armi provenienti direttamente dalla Turchia. Secondo quello che ci riferiscono i militanti dell’El Kaide che lottano in Siria, fanno un periodo di addestramento militare nelle zone di Bolu e Sarikamis in Turchia. I curdi sono quelli che hanno subito più danni da parte del regime in Siria quindi vorremmo che questo cambiasse tuttavia non è corretto pensare a sostituire il sistema attuale con un altro peggiore.”

“Nel Luglio del 2013 abbiamo iniziato a lavorare per l’autonomia democratica. Due mesi fa abbiamo creato un parlamento provvisorio di 82 persone. La meà di queste sono curdi. In totale vengono rappresentate 35 diverse organizzazioni. Le decisioni prese riguardano: la nascita di 3 cantoni, ognuno avrà un suo parlamento provvisorio. Sono stati costituiti 3 comitati; uno si occupa del contratto sociale, un altro della legge elettorale e il terzo sta lavorando sul manifesto. Il contratto sociale è stato presentato al parlamento ed è stato approvato. Adesso si inizia con l’applicazione. Il secondo e il terzo passo sarà rendere autonome le zone Kobani e Afrin. Noi chiamiamo questo “l’autodeterminazione dei popoli contro l’imperialismo globale”. Affinchè il Medio Oriente non diventi una zona di sfruttamenti vogliamo un Medio Oriente Democratico. Si tratta esattamente del progetto che ha nominato il Signor Ocalan. Noi ci ispiriamo alla sua filosofia e la adattiamo alle nostre condizioni. ”

“Possono temere della democrazia del popolo sia Erdogan che Barzani. Si tratta di una novità che non esisteancora inl Medio Oriente. Per cui hanno paura di questo.”

“L’anno scorso abbiamo avuto due incontri con le autorità in Turchia. Abbiamo chiesto di aprire una nuova dogana in zona Kobani per gli aiuti umanitari. Ci hanno detto di si ma poi tutto ciò non è avvenuto. Dalla dogana di Dirbisi hanno permesso il passaggio di 20 furgoni e niente più. Le dogane di Karkamis, Nusaybin e Akçakale sono sotto il controllo dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante.”

“Io non ho avuto dei contatti diretti personalmente con le autorità statunitensi. È il partito che si occupa di comunicare con loro. Ho fatto una serie di volte la domanda per il visto ma non me l’hanno dato.”

“Tre mesi fa mio figlio è stato ucciso durante gli scontri. Noi non abbiamo una politica staccata dal popolo e per questo paghiamo il conto. Ho tre altri figli, se fosse il caso andrebbero a lottare. Io non so usare le armi, nemmeno il servizio militare ho svolto.”

“Sono stato picchiato da parte dei servizi segreti negli scantinati, chissà quante volte ho rischiato la vita. Una volta ho fatto 4 mesi di carcere ed ho perso 20 chili. Vedevo con i miei occhi all’epoca come morivano le persone. Tutto questo mi è capitato prima della rivolta. In quel periodo Erdogan si accompagnava con Esad. Non ci aspettavamo nulla dal regime ma oggi quelli che lottano contro il regime hanno la stessa mentalità.”

“Sappiamo che gli occhi di 40 milioni di curdi sono su Rojava. Se la Turchia fa un passo avanti verso di noi riceve la simpatia dei curdi. Non abbiamo nessun problema che non possa essere risolto con la Turchia.”

 

 

Fonte: http://www.hurriyet.com.tr/dunya/25661278.asp