C’è una strada a Roma passata alla storia per aver ospitato i lavori dei precursori della fisica moderna, la stessa via a distanza di 80 anni oggi ospita un altro laboratorio, anche questo precursore dei tempi che verranno.

In via Panisperna a Roma al civico 236 è nato un laboratorio di persone, di esperienze e di progetti, fatto da donne straniere che hanno saputo reinventarsi e che vogliono reinventare nella nostra cultura un immaginario positivo sui migranti.

L’obbiettivo dell’iniziativa è di contribuire alla rinascita di questa nostra società multiculturale partendo da una comunicazione imparziale ed equilibrata.
Il progetto ruota intorno a due figure: l’essere donna e l’essere migrante, che comunemente vengono percepite come soggetti sociali deboli ed è volto a mutare il punto di vista collettivo evidenziando le potenzialità del femminile e del migrante anche e soprattutto in un contesto di crisi economica come il nostro.
Vengono realizzati incontri tra imprenditrici immigrate e pubblico per comunicare le esperienze personali come donne immigrate imprenditrici, con riferimento alla loro progettualità alle loro idee innovatrici e coinvolgenti.
All’interno di questi incontri le protagoniste narrano le loro storie, storie di donne che raccontano come sono riuscite ad attingere energia dall’attesa, dalla speranza e come sono riuscite a convertire questa energia in idea, progetto e poi realtà imprenditoriale concreta.

Andando nel loro sito colpisce in particolar modo la seguente frase:
“La capacità generatrice del femminile si rivela qui in tutta la sua potenza creatrice.
Questo percorso diventa il nucleo dell’attività di comunicazione e di animazione da diffondere sul territorio”.
Frase questa che comunica in tutta la sua forza dirompente la profonda vocazione missionaria di queste donne migranti, la loro vitalità che si converte in opportunità, condivisione, rinascita e infine creazione.

Tra i loro vari progetti spiccano i “Tre laboratori performance” aperti e informali che vedono la partecipazione di piccoli gruppi di queste donne imprenditrici migranti, vengono svolti in spazi pubblici dove al suo interno il pubblico può entrare nel racconto stesso e nella costruzione delle storie.
Partecipando a questi incontri si possono ascoltare le storie di Aida, tunisina che ripara macchine d’epoca alle porte di Roma, di Tatjana che è nata in Croazia e che oggi gestisce una raffinata libreria all’ombra del Pantheon, di Cristina , romena che tesse e vende scialli nella sua boutique oppure di Hu Lanbo nata in Manciuria, laureata in Letteratura francese alla Sorbona e direttrice di un mensile bilingue
E ancora di Ana Laznibat architetto croato, Ljuba Jovicevic biologa serba e Mariana Nye architetto argentino entrambi fondatrici della galleria d’arte Atelier, promotrice anch’essa del progetto e importante crocevia di artisti internazionali.
Donne unite tutte insieme dal desiderio di favorire l’interscambio e la solidarietà socio-culturali tra soggetti di nazionalità diverse, donne solidali fra loro “……come se ognuna dovesse all’altra
la strada da fare e quella già fatta”.
Il progetto “Strane Straniere” nasce grazie alla forza e all’esperienza creatrice delle due ideatrici l’antropologa Maria Antonietta Mariani e la scrittrice Sarah Zuhra Lukanic, con il contributo del fotografo Francesco Chiorazzi e la regista Caterina Mongiò.

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ufficio stampa, Silvia Gusmano
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