Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli otto milioni  e mezzo di elettori che hanno votato per il Movimento 5 Stelle rispetto agli argomenti usati da Grillo e Casaleggio per sconfessare i parlamentari dello stesso movimento che hanno presentato un emendamento che cancella il reato di clandestinità.
Sicuramente una parte consistente di tale elettorato proviene dalla sinistra e, in quanto tale, sarebbe sicuramente d’accordo con la cancellazione di un reato tanto caro alla destra xenofoba.

I due fondatori del M5S parlano di tradimento perché questa proposta non era prevista nel programma che hanno presentato alle elezioni. Se questo è tradimento, come si devono sentire, se non traditi, i milioni di elettori che hanno votato per il M5S pensando di dare una svolta alla politica? Come possono sentirsi, se non strumentalizzati, quando Grillo dichiara che “se avessero previsto nel loro programma la cancellazione del reato di clandestinità non avrebbero preso tutti i voti che hanno raccolto”?
E ancora. Che livello d’intelligenza politica dimostra un leader, quale si presuppone dovrebbe essere Grillo, quando pensa che l’abolizione del reato di clandestinità avrà come conseguenza l’aumento del numero dei migranti che vogliono entrare nel nostro paese? Pensa veramente che le migrazioni possano essere fermate da leggi repressive?

In ultima analisi: che faranno ora tutti i veri progressisti che hanno votato per il M5S, visto che i fondatori di tale movimento si esprimono in termini che non si discostano da quelli usati dai razzisti italiani ed europei?
Ribellatevi! Questo ci sentiamo di dire agli elettori e ai parlamentari del M5S che non si riconoscono nel razzismo strisciante che trapela dalle parole della coppia Grillo-Casaleggio, che in verità nulla ha da invidiare alla coppia Bossi-Fini, titolare della legge più razzista contenuta nel codice penale da quando l’Italia si è liberata dal nazi-fascismo.

Quello che invece la politica dovrebbe fare è il controllo dei movimenti di capitali: “arrestare” i capitali, imbrigliarli in un sistema di controlli simile a quello che sussisteva fino agli anni  Settanta. Questo eviterebbe la delocalizzazione, la deindustrializzazione e la guerra tra poveri in cui cercano di metterci gli uni contro gli altri grazie alla precarietà lavorativa e allo smantellamento dei diritti.

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