Hanno preso il via a Ginevra i colloqui sul nucleare fra l’Iran e le potenze del 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu), in corso oggi e domani al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra.

L’incontro – il primo tra Iran e Occidente sul tema del nucleare – si apre in un’atmosfera favorevole, sull’onda della diplomazia ‘del sorriso’ avviata dal neoletto presidente Hassan Rohani, che ha indotto Teheran a ipotizzare un accordo in sei mesi se non prima. E che, sul fronte opposto, ha allarmato il premier israeliano, Benyamin Netanyahu convinto che fare ora concessioni agli iraniani sarebbe “un errore storico”.

Da anni l’Iran sostiene di voler sviluppare energia nucleare a scopi civili, mentre gli Stati Uniti e altri paesi occidentali sospettano la costruzione di un’arma atomica in funzione anti-israeliana. Con i colloqui di Ginevra gli Stati Uniti vorrebbero controllare e monitorare le attività delle installazioni nucleari iraniane, per poter avere la sicurezza che l’Iran non accumuli l’uranio arricchito per costruire una bomba. In un’intervista all’agenzia filogovernativa Islamic Student News Agency, il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha detto che l’Iran presenterà un piano in tre fasi che dovrebbe garantire il proseguimento del programma nucleare civile dando però garanzie all’Occidente sul fatto che non cercherà di sviluppare un programma nucleare militare.

Nodo di questi colloqui, almeno per ora, sembrano essere le sanzioni economiche e commerciali imposte all’Iran nel corso degli ultimi decenni dal Consiglio di Sicurezza e, più recentemente, dagli Stati Uniti: come ha spiegato lo stesso Rohani, negli ultimi anni l’economia dell’Iran si è trovata in grande difficoltà, e il regime ha bisogno di far ripartire le esportazioni di petrolio – fonte primaria di profitto per l’Iran – e di riportare a livelli sostenibili l’inflazione.

Ieri, alla vigilia dell’apertura dei colloqui, un funzionario americano ha confermato al New York Times che gli Stati Uniti vogliono un accordo con Teheran, ma non sono “ingenui” di fronte alle sfide della Repubblica islamica. In prospettiva, ha aggiunto, le sanzioni potrebbero essere rimosse: “Se loro sono pronti ad andare avanti – ha affermato – lo siamo anche noi”.