Il Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia ha concesso un’intervista telefonica al giornalista Víctor Hugo Morales (noto giornalista e speaker radiotelevisivo uruguaiano, ma residente in Argentina, n.d.t.). Il tono della conversazione è stato di grande rispetto e solidarietà.

Evo Morales Ayma, il leader “indigeno”, ha parlato dell’eccezionale sostegno datogli dai suoi connazionali a El Alto e della reazione immediata e decisa dei Paesi fratelli (cioè latinoamericani, n.d.t.). “La sorella Cristina (Cristina Fernández de Kirchner, Presidente dell’Argentina, n.d.t.),José Mujica (José Mujica Cordano, Presidente) dell’Uruguay, il fratello Maduro (Nicolás Maduro Moros, Presidente del Venezuela), il fratello dell’Ecuador, Correa (Rafael Correa Delgado, Presidente dell’Ecuador)” sono alcuni dei leader con i quali, a breve, si riunirà per redigere una comunicato ufficiale di condanna del suo sequestro e della violazione degli accordi internazionali.

“Tutti uniti in difesa della dignità, non solo della Bolivia, ma di tutta l’America Latina; per la dignità dei popoli che, storicamente, hanno lottato per liberarsi da diversi imperi”, ha dichiarato .

Poi ha commentato le decisioni prese da Francia, Portogallo, Spagna e Italia: “Non riesco proprio a capire come mai l’Europa, un tempo, era considerata un grande difensore della democrazia e oggi i paesi europei sono i primi a sottomettersi agli ordini impartiti dal Governo USA”.

Ha accusato gli USA di voler intimidire, insieme a lui, l’intero continente (latinoamericano): “Qual’è la mia colpa? Qual’è il mio crimine? Essere indigeno? Essere anti-imperialista e criticare tutte le politiche discriminatorie nei confronti dell’America Latina e dei Caraibi? Ecco il nostro crimine. Quasi sicuramente, (gli USA) hanno utilizzato il loro personale per zittire il continente latinoamericano, ma siamo popoli in cammino verso la liberazione, siamo un insieme di movimenti sociali, siamo politici che, nel 21mo secolo, hanno bisogno di affrancarsi. Tutto questo, però, attraverso politiche nostre, politiche scaturite dai popoli latinoamericani stessi, in ogni singolo Paese, e non attraverso l’imposizione, come hanno sempre fatto: a livello economico, attraverso le imposizioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale; a livello militare, attraverso la gestione delle forze armate dell’America Latina da parte degli USA; e a livello politico, attraverso la legittimazione, da parte delle ambasciate, di colpi di stato con lo scopo di neutralizzare governi democraticamente eletti, ma sempre caratterizzati da posizioni anti-imperialiste”.

Morales, inoltre, ha parlato dell’attuale situazione in cui si trovano i popoli che dominano la scena (politica) latinoamericana: “E’ umanamente incomprensibile che in un’epoca come questa, che è quella delle persone, gli imperi tentino ancora di predominare. Quel tempo è finito, sto dicendo che i tempi delle monarchie, delle gerarchie, sono finiti; oggi è il tempo delle persone, dei movimenti sociali, che hanno lottato, a livello politico, per le grandi rivendicazioni e le grandi trasformazioni dell’America Latina. Cercare di zittirci non è possibile, né ora, né mai”.

Evo Morales ha ringraziato le manifestazioni di solidarietà e il ruolo svolto dai movimenti sociali che creano consapevolezza “sui popoli latinoamericani, sulla politica (latinoamericana), sulla nostra sovranità”.

Ed ha concluso sottolineando la volontà del continente: “condanniamo il fatto che qualche Paese europeo cerchi ancora di intimidirci e di zittirci. Non metteranno mai a tacere l’America Latina, (l’America Latina) non si piegherà mai, perché, lo ribadisco di nuovo, abbiamo dei diritti, siamo un Continente, continueremo a dare dignità all’America Latina e a tutti i popoli del mondo”.

Traduzione dallo spagnolo di Laura Pavesi